Tutto scorre veloce al tempo del web. La tecnologia ci trascina costantemente nell’illusione di poter fare tutto e, quasi, contemporaneamente: parlare al telefono, scrivere, fotografare, nutrirsi, fare shopping, viaggiare… grazie a device sempre più integrati. Essere poi online, l’always on 24 ore su 24 sembra un must a cui è impossibile sottrarsi. Eppure, in questi ultimi anni a livello teorico (con indubbie connessioni con il piano sociale e personale) è emersa l’esigenza di riappropriarsi di un diritto all’indisponibilità e alla disconnessione. Osservando da vicino il mondo del branding da sempre caratterizzato proprio da fattori opposti alla visione slow (i.e. dinamismo, velocità, iperconnessione), sono stati raccolti una serie di segnali insoliti e in controtendenza. Complice la crisi del contesto economico, alcuni brand da sempre visti come fornitori di promesse e creatori di immaginari possibili hanno preso coscienza di un passo divenuto necessario: imporre un rallentamento ai loro messaggi o comunque introdurre una diluizione dei tempi di contatto con i propri stakeholder. È così che sono nati, via via, la struttura di questo volume e il suo titolo che ha affiancato per la prima volta in assoluto due termini idealmente inconciliabili fra loro, ma che col passare del tempo hanno dimostrato interessanti elementi di continuità: quello di slow e quello di brand. Slow advertising, Slow places, Slow factory e paradossalmente anche Slow web sono le aree tematiche analizzate attraverso una nuova lettura della comunicazione d’impresa e la proposta di numerosi e interessanti casi aziendali: Prada, H&M, Tesco, Carrefour o ancora Heineken, Boiron, Coca Cola, Eni, Ferrero, Mulino Bianco, Danone, Moleskine, IKEA… sono solo alcuni nomi delle società prese in esame e di cui si riportano gli eccellenti risultati in ottica #SLOWBRAND.
Musso, P., Slow Brand. Vincere imparando a correre più lentamente, FrancoAngeli, MILANO -- ITA 2017:270.2 207 [http://hdl.handle.net/10807/121959]
Slow Brand. Vincere imparando a correre più lentamente
Musso, Patrizia
2017
Abstract
Tutto scorre veloce al tempo del web. La tecnologia ci trascina costantemente nell’illusione di poter fare tutto e, quasi, contemporaneamente: parlare al telefono, scrivere, fotografare, nutrirsi, fare shopping, viaggiare… grazie a device sempre più integrati. Essere poi online, l’always on 24 ore su 24 sembra un must a cui è impossibile sottrarsi. Eppure, in questi ultimi anni a livello teorico (con indubbie connessioni con il piano sociale e personale) è emersa l’esigenza di riappropriarsi di un diritto all’indisponibilità e alla disconnessione. Osservando da vicino il mondo del branding da sempre caratterizzato proprio da fattori opposti alla visione slow (i.e. dinamismo, velocità, iperconnessione), sono stati raccolti una serie di segnali insoliti e in controtendenza. Complice la crisi del contesto economico, alcuni brand da sempre visti come fornitori di promesse e creatori di immaginari possibili hanno preso coscienza di un passo divenuto necessario: imporre un rallentamento ai loro messaggi o comunque introdurre una diluizione dei tempi di contatto con i propri stakeholder. È così che sono nati, via via, la struttura di questo volume e il suo titolo che ha affiancato per la prima volta in assoluto due termini idealmente inconciliabili fra loro, ma che col passare del tempo hanno dimostrato interessanti elementi di continuità: quello di slow e quello di brand. Slow advertising, Slow places, Slow factory e paradossalmente anche Slow web sono le aree tematiche analizzate attraverso una nuova lettura della comunicazione d’impresa e la proposta di numerosi e interessanti casi aziendali: Prada, H&M, Tesco, Carrefour o ancora Heineken, Boiron, Coca Cola, Eni, Ferrero, Mulino Bianco, Danone, Moleskine, IKEA… sono solo alcuni nomi delle società prese in esame e di cui si riportano gli eccellenti risultati in ottica #SLOWBRAND.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.