Il 26 aprile 2016 in tutto il mondo si è ricordato il trentesimo anniversario dell’incidente al reattore nucleare di Chernobyl (Ucraina), la cui nube tossica ha dato origine nel 1986 a uno dei più gravi disastri ambientali del XX secolo. L’Italia conosce la «sua» Chernobyl dieci anni prima, quando il 10 luglio 1976 una fuga di gas, avvenuta nel reattore di un’industria chimica di Meda (l’Icmesa), fa sprofondare l’intero Paese in un incubo chiamato diossina. Tra le zone più colpite dalla nube sprigionata dal reattore c’è la città di Seveso, dove nei giorni immediatamente successivi vengono trovati morti centinaia di animali e cominciano a presentarsi sintomi di ustione e intossicamento in adulti e bambini, destinati a suscitare un’ondata di panico generale. È questo lo sfondo su cui si staglia la vicenda raccontata da Federico Robbe nel libro «Seveso 1976. Oltre la diossina», appena pubblicato per i tipi di Itaca. Una storia, quella di Seveso, che non è solo quella di una multinazionale - la svizzera Hoffman-LaRoche, proprietaria dell’Icmesa - colpevole di aver sistematicamente disatteso per anni le più elementari precauzioni a tutela dell’integrità del territorio e della salute dei suoi abitanti, ma anche quella di una vera e propria psicosi collettiva. Ciò si deve principalmente al fatto che nel 1976 non si conoscono ancora i reali effetti sull’uomo di una sostanza - la diossina - di cui all’epoca si sa solo che è stata utilizzata come defoliante dagli americani in Vietnam. Il panico d’altra parte viene alimentato anche da quanti, nel «caso Seveso», intravvedono l’opportunità di fare leva sull’opinione pubblica per accelerare l’approvazione di una legge sull’aborto, che di fatto arriverà poco meno di due anni più tardi. In prima linea, in questa battaglia sul filo dell’allarmismo e della disinformazione, si trovano i quattro deputati radicali entrati per la prima volta in Parlamento in seguito alle elezioni politiche del 20 giugno 1976. Tra essi troviamo Marco Pannella ed Emma Bonino, la quale nelle settimane successive si fa portatrice di una proposta di legge speciale sull’aborto per le donne esposte a diossina.

Valvo, P. A. B., "Seveso 1976. Oltre la diossina", <<LA STAMPA>>, 2016-07-10 [http://hdl.handle.net/10807/121092]

"Seveso 1976. Oltre la diossina"

Valvo, Paolo Antonio Benedetto
2016

Abstract

Il 26 aprile 2016 in tutto il mondo si è ricordato il trentesimo anniversario dell’incidente al reattore nucleare di Chernobyl (Ucraina), la cui nube tossica ha dato origine nel 1986 a uno dei più gravi disastri ambientali del XX secolo. L’Italia conosce la «sua» Chernobyl dieci anni prima, quando il 10 luglio 1976 una fuga di gas, avvenuta nel reattore di un’industria chimica di Meda (l’Icmesa), fa sprofondare l’intero Paese in un incubo chiamato diossina. Tra le zone più colpite dalla nube sprigionata dal reattore c’è la città di Seveso, dove nei giorni immediatamente successivi vengono trovati morti centinaia di animali e cominciano a presentarsi sintomi di ustione e intossicamento in adulti e bambini, destinati a suscitare un’ondata di panico generale. È questo lo sfondo su cui si staglia la vicenda raccontata da Federico Robbe nel libro «Seveso 1976. Oltre la diossina», appena pubblicato per i tipi di Itaca. Una storia, quella di Seveso, che non è solo quella di una multinazionale - la svizzera Hoffman-LaRoche, proprietaria dell’Icmesa - colpevole di aver sistematicamente disatteso per anni le più elementari precauzioni a tutela dell’integrità del territorio e della salute dei suoi abitanti, ma anche quella di una vera e propria psicosi collettiva. Ciò si deve principalmente al fatto che nel 1976 non si conoscono ancora i reali effetti sull’uomo di una sostanza - la diossina - di cui all’epoca si sa solo che è stata utilizzata come defoliante dagli americani in Vietnam. Il panico d’altra parte viene alimentato anche da quanti, nel «caso Seveso», intravvedono l’opportunità di fare leva sull’opinione pubblica per accelerare l’approvazione di una legge sull’aborto, che di fatto arriverà poco meno di due anni più tardi. In prima linea, in questa battaglia sul filo dell’allarmismo e della disinformazione, si trovano i quattro deputati radicali entrati per la prima volta in Parlamento in seguito alle elezioni politiche del 20 giugno 1976. Tra essi troviamo Marco Pannella ed Emma Bonino, la quale nelle settimane successive si fa portatrice di una proposta di legge speciale sull’aborto per le donne esposte a diossina.
Italiano
10-lug-2016
Valvo, P. A. B., "Seveso 1976. Oltre la diossina", <<LA STAMPA>>, 2016-07-10 [http://hdl.handle.net/10807/121092]
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