Sempre più spesso in ambito accademico e professionale vengono elaborate proposte di riforma delle politiche e degli interventi socio-assistenziali. Rispetto a qualunque proposta di riforma, vanno segnalare due questioni generali. Anzitutto, in una riforma è necessario tenere in considerazione la questione degli ambiti del welfare e come questi ambiti interagiscono e interferiscono. La seconda riguarda la questione dei modelli di welfare. Per quanto riguarda gli ambiti del welfare, è evidente innanzitutto la complessità della connessione tra i meccanismi della redistribuzione monetaria, sia su base universalistica/impersonale (detrazioni fiscali; reddito di cittadinanza) sia su base personalizzata (sussidi, indennità, reddito minimo, ecc.), e dell’erogazione di prestazioni standardizzate a sostegno delle famiglie o delle persone fragili. Ma la riforma del welfare non è solo la riforma dei servizi erogati, degli standard minimi erogabili. Dovrebbe essere una riforma che tocchi primariamente l’agire associato, una riforma che colga i gangli della responsabilizzazione comunitaria in un’ottica di sussidiarietà piena, una sussidiarietà che non si traduca più nella stucchevole esternalizzazione dei servizi.
Folgheraiter, F., Non rassegniamoci al declino. Il welfare prossimo venturo, <<LAVORO SOCIALE>>, 2017; vol. 17 (n. 4): 7-10. [doi:10.14605/LS36] [http://hdl.handle.net/10807/120169]
Non rassegniamoci al declino. Il welfare prossimo venturo
Folgheraiter, FabioPrimo
2017
Abstract
Sempre più spesso in ambito accademico e professionale vengono elaborate proposte di riforma delle politiche e degli interventi socio-assistenziali. Rispetto a qualunque proposta di riforma, vanno segnalare due questioni generali. Anzitutto, in una riforma è necessario tenere in considerazione la questione degli ambiti del welfare e come questi ambiti interagiscono e interferiscono. La seconda riguarda la questione dei modelli di welfare. Per quanto riguarda gli ambiti del welfare, è evidente innanzitutto la complessità della connessione tra i meccanismi della redistribuzione monetaria, sia su base universalistica/impersonale (detrazioni fiscali; reddito di cittadinanza) sia su base personalizzata (sussidi, indennità, reddito minimo, ecc.), e dell’erogazione di prestazioni standardizzate a sostegno delle famiglie o delle persone fragili. Ma la riforma del welfare non è solo la riforma dei servizi erogati, degli standard minimi erogabili. Dovrebbe essere una riforma che tocchi primariamente l’agire associato, una riforma che colga i gangli della responsabilizzazione comunitaria in un’ottica di sussidiarietà piena, una sussidiarietà che non si traduca più nella stucchevole esternalizzazione dei servizi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.