Per la sua indiscussa perfezione formale, ma ancora più per la capacità di rielaborare materiali attinti da tutta l’ampiezza della tradizione bucolica e non solo, piegandoli a esprimere significati culturalmente attuali, l’"Aminta" fu avvertito dai contemporanei come un’opera innovativa, tanto da essere elevato subito a modello e da imprimere così un corso inedito allo svolgimento del genere drammatico pastorale. Il presente intervento intende prendere in esame la ricezione della favola tassiana in epoca cinque-seicentesca, mettendo in luce l’esistenza di due linee opposte: una tesa a ‘moralizzare’ l’archetipo, l’altra a enfatizzare i suoi aspetti ‘trasgressivi’, in un caso come nell’altro privilegiando tuttavia un singolo versante del testo, e tradendone dunque l’autentica profondità.
Corradini, M. M., Letture e riscritture dell’"Aminta" nel Cinquecento e nel Seicento, in L’Italianistica oggi: ricerca e didattica, (Roma, 09-12 September 2015), Adi editore, Roma 2017: 1-12 [http://hdl.handle.net/10807/109763]
Letture e riscritture dell’"Aminta" nel Cinquecento e nel Seicento
Corradini, Marco Maria
2017
Abstract
Per la sua indiscussa perfezione formale, ma ancora più per la capacità di rielaborare materiali attinti da tutta l’ampiezza della tradizione bucolica e non solo, piegandoli a esprimere significati culturalmente attuali, l’"Aminta" fu avvertito dai contemporanei come un’opera innovativa, tanto da essere elevato subito a modello e da imprimere così un corso inedito allo svolgimento del genere drammatico pastorale. Il presente intervento intende prendere in esame la ricezione della favola tassiana in epoca cinque-seicentesca, mettendo in luce l’esistenza di due linee opposte: una tesa a ‘moralizzare’ l’archetipo, l’altra a enfatizzare i suoi aspetti ‘trasgressivi’, in un caso come nell’altro privilegiando tuttavia un singolo versante del testo, e tradendone dunque l’autentica profondità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.