La forma è la chiave di tutto: secondo Aristotele l’anima è appunto forma del corpo, e Laurentius Hylas – il protagonista del romanzo "Le api" del giovane estone Meelis Friedenthal, è un aristotelico. Un aristotelico controcorrente, così si può dire, dal momento che l’università di Tartu ove da poco è studente – l’Estonia è ancora sotto il glorioso dominio svedese –, alla fine del Seicento è un importante e modernissimo crocevia culturale e linguistico: il rettore, il matematico Sven Dimberg, vi insegna addirittura la teoria newtoniana ancor prima che essa si diffonda in Inghilterra, come spiega con dovizia di dettagli Daniele Monticelli nella postfazione al romanzo. Meelis Friedenthal, da teologo e attento studioso secentista, è in grado di penetrare con passo sicuro l’atmosfera culturale dell’ultimo decennio del secolo, tratteggiando con successo la figura di un giovane intellettuale combattuto tra la tradizione e il meccanicismo della scienza nuova. La storia di Hylas ha la durata esatta di una settimana, la settimana che segue al suo arrivo a Tartu all’indomani dell’abbandono dell’università di Leida. Una settimana di pioggia ininterrotta in cui il ticchettio delle gocce d’acqua fa da basso continuo allo scorrere onirico di immagini sfumate, quasi acquee appunto. La caratteristica dell’acqua è proprio quella di non avere forma, e dunque fine, proprio come le nuvole del cielo che errano intrecciandosi senza significato.

Basso, I. M., Meelis Friedenthal. Melanconie secentesche di uno studente di Tartu, <<ALIAS DOMENICA>>, 2015-11-29 [http://hdl.handle.net/10807/107182]

Meelis Friedenthal. Melanconie secentesche di uno studente di Tartu

Basso, Ingrid Marina
2015

Abstract

La forma è la chiave di tutto: secondo Aristotele l’anima è appunto forma del corpo, e Laurentius Hylas – il protagonista del romanzo "Le api" del giovane estone Meelis Friedenthal, è un aristotelico. Un aristotelico controcorrente, così si può dire, dal momento che l’università di Tartu ove da poco è studente – l’Estonia è ancora sotto il glorioso dominio svedese –, alla fine del Seicento è un importante e modernissimo crocevia culturale e linguistico: il rettore, il matematico Sven Dimberg, vi insegna addirittura la teoria newtoniana ancor prima che essa si diffonda in Inghilterra, come spiega con dovizia di dettagli Daniele Monticelli nella postfazione al romanzo. Meelis Friedenthal, da teologo e attento studioso secentista, è in grado di penetrare con passo sicuro l’atmosfera culturale dell’ultimo decennio del secolo, tratteggiando con successo la figura di un giovane intellettuale combattuto tra la tradizione e il meccanicismo della scienza nuova. La storia di Hylas ha la durata esatta di una settimana, la settimana che segue al suo arrivo a Tartu all’indomani dell’abbandono dell’università di Leida. Una settimana di pioggia ininterrotta in cui il ticchettio delle gocce d’acqua fa da basso continuo allo scorrere onirico di immagini sfumate, quasi acquee appunto. La caratteristica dell’acqua è proprio quella di non avere forma, e dunque fine, proprio come le nuvole del cielo che errano intrecciandosi senza significato.
Italiano
29-nov-2015
Basso, I. M., Meelis Friedenthal. Melanconie secentesche di uno studente di Tartu, <<ALIAS DOMENICA>>, 2015-11-29 [http://hdl.handle.net/10807/107182]
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