La costituzione Firmiter del concilio Lateranense IV, la prima nella sequenza, è indicata dai commentatori anche come «symbolum a domino Innocentio papa iii edito»: di fatto, l’elenco delle definizioni si presenta come una formula di professione di fede, e come tale viene spesso indicato. Il fatto stesso che il Concilio sia stato chiamato ad approvare un testo di questo genere indica la lettura che presso la curia si voleva dare di esso, riannodando così la linea interrotta delle grandi assisi del primo millennio, «nell’illusione dell’unità ritrovata» (Foreville). Il testo, che pare potersi confermare come opera dello stesso papa, mostra sotto molti profili il suo debito nei confronti della produzione delle scuole – e di quelle parigine in particolare – del secolo precedente, ma soprattutto degli anni a ridosso del Lateranense IV. La comprensione stessa del significato dei «simboli della fede», ma poi soprattutto l’individuazione delle urgenze dottrinali, e delle relative condanne, evidenziano in controluce le tensioni e le urgenze sottolineate dai magistri di quegli anni. In tutto ciò, la costituzione che apre le raccolte dei testi del Laterano IV mostra l’impronta di colui che appare a tutti gli effetti come il suo autore. Già studente a Parigi, che aveva conosciuto le expositiones ai simboli della fede, e poi e le summe contro gli eretici elaborati dai magistri, nell’urgenza di tempi ritenuti tempestosi, ma anche nello scenario di una Chiesa che voleva di nuovo riunita, Innocenzo III potè comporre il “suo” simbolo
Rainini, M. G., «Firmiter credimus». Premesse teologiche e obiettivi polemici della costituzione I del Concilio Lateranense IV, in Il Lateranense IV. Le ragioni di un concilio, (Todi, 09-12 October 2016), Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto 2017: 111-156 [http://hdl.handle.net/10807/105724]
«Firmiter credimus». Premesse teologiche e obiettivi polemici della costituzione I del Concilio Lateranense IV
Rainini, Marco Giuseppe
2017
Abstract
La costituzione Firmiter del concilio Lateranense IV, la prima nella sequenza, è indicata dai commentatori anche come «symbolum a domino Innocentio papa iii edito»: di fatto, l’elenco delle definizioni si presenta come una formula di professione di fede, e come tale viene spesso indicato. Il fatto stesso che il Concilio sia stato chiamato ad approvare un testo di questo genere indica la lettura che presso la curia si voleva dare di esso, riannodando così la linea interrotta delle grandi assisi del primo millennio, «nell’illusione dell’unità ritrovata» (Foreville). Il testo, che pare potersi confermare come opera dello stesso papa, mostra sotto molti profili il suo debito nei confronti della produzione delle scuole – e di quelle parigine in particolare – del secolo precedente, ma soprattutto degli anni a ridosso del Lateranense IV. La comprensione stessa del significato dei «simboli della fede», ma poi soprattutto l’individuazione delle urgenze dottrinali, e delle relative condanne, evidenziano in controluce le tensioni e le urgenze sottolineate dai magistri di quegli anni. In tutto ciò, la costituzione che apre le raccolte dei testi del Laterano IV mostra l’impronta di colui che appare a tutti gli effetti come il suo autore. Già studente a Parigi, che aveva conosciuto le expositiones ai simboli della fede, e poi e le summe contro gli eretici elaborati dai magistri, nell’urgenza di tempi ritenuti tempestosi, ma anche nello scenario di una Chiesa che voleva di nuovo riunita, Innocenzo III potè comporre il “suo” simboloI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.