Il lavoro presenta una sintetica riflessione sulla convinzione che l’educazione alla salute sia definitivamente messa in crisi (se non già sconfitta) dal convergere distruttivo di una serie di. dinamiche politiche, sociali, culturali, antropologiche, quali ad esempio: le spinte consumistiche all’utilizzo di farmaci o servizi diagnostici o al’adozione di qualsiasi stile di vita legate a seduzioni puramente “edonistiche ”, saltando ogni mediazione educativa o anche solo professionale medica; la scomparsa dello spazio di praticabilità e culturale per la riflessione e la lentezza che è presupposto di quella crescita intima del sé che è l’obiettivo della educazione; il disinteresse per il sapere e per il saper essere, ma appena per il saper fare e problem solving, per cui non servono educazione sanitaria profonda, formazione di base, comunicazione partecipata, ma solo istruzioni per l’uso, professionalizzazione, regole e divieti; la diminuzione (o scomparsa) dell’autorevolezza del SSN nel suo complesso e la distruzione della credibilità e autorevolezza dei suoi operatori. In mancanza, a tutt’oggi, di prospettive di cambiamenti radicali per i quali mancano le teorie e gli attori, forse che l’educazione alla salute, la sua difesa e i tentativi di praticarla devono dunque da chi continua ad occuparsene essere considerati una nobile per quanto residuale testimonianza civile; in attesa di un futuro – che appare piuttosto vicino, e piuttosto ineluttabile – in cui dell’educazione scompaia del tutto ogni senso, ogni necessità, ogni progetto, e la parola stessa.

Calamo Specchia, F. P., Si può ancora comunicare la salute? Verso la fine del concetto e del metodo dell’educazione sanitaria, <<TENDENZE NUOVE>>, 2017; 2017 (1-2017): 113-122 [http://hdl.handle.net/10807/103385]

Si può ancora comunicare la salute? Verso la fine del concetto e del metodo dell’educazione sanitaria

Calamo Specchia, Francesco Paolo
2017

Abstract

Il lavoro presenta una sintetica riflessione sulla convinzione che l’educazione alla salute sia definitivamente messa in crisi (se non già sconfitta) dal convergere distruttivo di una serie di. dinamiche politiche, sociali, culturali, antropologiche, quali ad esempio: le spinte consumistiche all’utilizzo di farmaci o servizi diagnostici o al’adozione di qualsiasi stile di vita legate a seduzioni puramente “edonistiche ”, saltando ogni mediazione educativa o anche solo professionale medica; la scomparsa dello spazio di praticabilità e culturale per la riflessione e la lentezza che è presupposto di quella crescita intima del sé che è l’obiettivo della educazione; il disinteresse per il sapere e per il saper essere, ma appena per il saper fare e problem solving, per cui non servono educazione sanitaria profonda, formazione di base, comunicazione partecipata, ma solo istruzioni per l’uso, professionalizzazione, regole e divieti; la diminuzione (o scomparsa) dell’autorevolezza del SSN nel suo complesso e la distruzione della credibilità e autorevolezza dei suoi operatori. In mancanza, a tutt’oggi, di prospettive di cambiamenti radicali per i quali mancano le teorie e gli attori, forse che l’educazione alla salute, la sua difesa e i tentativi di praticarla devono dunque da chi continua ad occuparsene essere considerati una nobile per quanto residuale testimonianza civile; in attesa di un futuro – che appare piuttosto vicino, e piuttosto ineluttabile – in cui dell’educazione scompaia del tutto ogni senso, ogni necessità, ogni progetto, e la parola stessa.
2017
Italiano
Calamo Specchia, F. P., Si può ancora comunicare la salute? Verso la fine del concetto e del metodo dell’educazione sanitaria, <<TENDENZE NUOVE>>, 2017; 2017 (1-2017): 113-122 [http://hdl.handle.net/10807/103385]
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