L'intreccio dell'"Adone" di Marino possiede una potenzialità tragica, che è possibile cogliere come intento dell'autore già analizzando nei suoi singoli termini il verso finale della decima ottava del I canto "smoderato piacer termina in doglia"; il significato dell'aggettivo "smoderato" è riconducibile all'incostanza del desiderio di Adone, che oscilla fra il piacere sessuale e il piacere della caccia, e quindi fra la fedeltà a Venere e l'attrazione per l'arte di Diana, né mancano nell'opera altri segnali della sua volubilità. D'altronde l'incostanza è legge di natura piuttosto che colpa del solo Adone, come si può rilevare anche grazie alla fonte ovidiana ("Ex P.", IV 15 31: "Res inmoderata cupido est"). Solo la ragione potrebbe contrastare il desiderio smoderato, ma Marino mostra un'accentuata sfiducia nei confronti della possibilità dell'intelletto di governare i sensi. Il tema dell'incesto, legato alla nascita stessa di Adone come personaggio mitologico, rappresenta un altro possibile senso da attribuire a "smoderato", poiché si può cogliere nella figura di Venere la funzione di madre e nel testo abbondano gli indizi edipici. L'ultima strofa del poema chiude il cerchio tragico e gli amori di Venere e Adone connotano emblematicamente, con il loro esito infelice, la condizione umana della finitezza. Il senso del tragico che pervade il poema non attinge tuttavia la catarsi, poiché la tragedia come genere letterario rimane estranea a Marino, e il tragico stesso, quindi, si risolve in elegia.
Corradini, M. M., "Adone": il tragico e la tragedia, <<STUDI SECENTESCHI>>, 2007; 48 (48): 39-87 [http://hdl.handle.net/10807/101951]
"Adone": il tragico e la tragedia
Corradini, Marco Maria
2007
Abstract
L'intreccio dell'"Adone" di Marino possiede una potenzialità tragica, che è possibile cogliere come intento dell'autore già analizzando nei suoi singoli termini il verso finale della decima ottava del I canto "smoderato piacer termina in doglia"; il significato dell'aggettivo "smoderato" è riconducibile all'incostanza del desiderio di Adone, che oscilla fra il piacere sessuale e il piacere della caccia, e quindi fra la fedeltà a Venere e l'attrazione per l'arte di Diana, né mancano nell'opera altri segnali della sua volubilità. D'altronde l'incostanza è legge di natura piuttosto che colpa del solo Adone, come si può rilevare anche grazie alla fonte ovidiana ("Ex P.", IV 15 31: "Res inmoderata cupido est"). Solo la ragione potrebbe contrastare il desiderio smoderato, ma Marino mostra un'accentuata sfiducia nei confronti della possibilità dell'intelletto di governare i sensi. Il tema dell'incesto, legato alla nascita stessa di Adone come personaggio mitologico, rappresenta un altro possibile senso da attribuire a "smoderato", poiché si può cogliere nella figura di Venere la funzione di madre e nel testo abbondano gli indizi edipici. L'ultima strofa del poema chiude il cerchio tragico e gli amori di Venere e Adone connotano emblematicamente, con il loro esito infelice, la condizione umana della finitezza. Il senso del tragico che pervade il poema non attinge tuttavia la catarsi, poiché la tragedia come genere letterario rimane estranea a Marino, e il tragico stesso, quindi, si risolve in elegia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.