L'autore sostiene che il ricorso a certi termini nella giurisprudenza amministrativa si giustifica in una logica 'evocativa', e cioè diretta non tanto a richiamare categorie o concetti precisi, ma a richiamare il piano o il livello di argomentazione in cui si intende collocarsi e confrontarsi la pronuncia del giudice. Inoltre sostiene che l'utilizzo di termini stranieri non vale solo a richiamare espressioni note o meglio definite in lingue straniere, ma vale anche a richiamare le logiche e i caratteri dell'istituto secondo l'ordinamento straniero. L'utilizzo del termine straniero allude a un rinvio ricettizio.
Travi, A., La lingua nella giurisprudenza amministrativa, in Federigo Bamb, F. B. (ed.), Lingua e processo, Accademia della Crusca, Firenze 2016: 133- 160 [http://hdl.handle.net/10807/96447]
La lingua nella giurisprudenza amministrativa
Travi, Aldo
2016
Abstract
L'autore sostiene che il ricorso a certi termini nella giurisprudenza amministrativa si giustifica in una logica 'evocativa', e cioè diretta non tanto a richiamare categorie o concetti precisi, ma a richiamare il piano o il livello di argomentazione in cui si intende collocarsi e confrontarsi la pronuncia del giudice. Inoltre sostiene che l'utilizzo di termini stranieri non vale solo a richiamare espressioni note o meglio definite in lingue straniere, ma vale anche a richiamare le logiche e i caratteri dell'istituto secondo l'ordinamento straniero. L'utilizzo del termine straniero allude a un rinvio ricettizio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.