Nell'estate del 1827, mentre a Milano si avvia a conclusione l'edizione dei "Promessi Sposi", in Germania - in epoca che ancora non riconosce i diritti d'autore -, due imprese di traduzione si cimentano, ignare l'una dell'altra, in una singolare maratona. Se il ruolo assunto da Goethe, che aveva affidato la traduzione a Daniel Leßmann, è già stato ampiamente illustrato, pressoché sconosciuto è quello di un giovane letterato, che, sotto l'egida del "Re del Romanticismo" Ludwig Tieck, arriverà a precedere il Grande di Weimar. Eduard von Bülow, scrittore, germanista, traduttore dalle lingue europee, padre di Hans - il noto direttore d'orchestra wagneriano -, legherà infatti il suo nome a Manzoni, applicandosi ancora, dieci anni dopo, a una nuova e più fortunata versione del capolavoro. Fa da sfondo una Dresda, che da almeno due secoli traspira italianità: pittori e architetti, musicisti e letterati della penisola animano con la loro creatività Elbflorenz, la Firenze sull'Elba, immortalata da quelle icone fuori dal tempo che sono le vedute di Bernardo Bellotto; la Sistina di Raffaello e gli altri capolavori italiani della Gemäldegalerie richiamano giovani artisti romantici, spronandoli al viaggio in Italia, mentre in clima biedermeier il colto principe Johann si applica alla traduzione di Dante. Le due traduzioni tedesche dei "Promessi Sposi", che appariranno a pochi giorni di distanza una dall'altra nel dicembre 1827, si configurano in assoluto come le prime traduzioni europee del capolavoro manzoniano. Il volume ricostruisce la genesi della versione di Bülow, ponendola in relazione con quella coeva di Leßmann. Definisce il quadro storico e culturale in cui si inseriscono e la primissima fase della fortuna di Manzoni in Germania. A corredo vengono riportate alcune lettere inedite di Bülow a Goethe e a Manzoni – individuate nel Fondo Manzoniano della Biblioteca Nazionale Braidense e nel Goethe- und Schiller-Archiv di Weimar. Inoltre viene tradotto un documento ignoto agli studiosi manzoniani: la relazione puntuale della visita che Bülow farà a Manzoni nella sua casa di via Morone nel maggio del 1846.
Dilk, E. Y., Dresden-Mailand. Eduard von Bülow und die Aufnahme von Manzonis "Promessi Sposi" in Europa / traduzione di Dilk, E. Y., Dresda-Milano. Eduard von Bülow e l'approdo dei "Promessi Sposi" in Europa con il testo della visita a Manzoni e corrispondenza inedita, Thelem, Dresden 2011:<<Sachsen - Landschaft und Kultur>>, 140 [http://hdl.handle.net/10807/9378]
Dresden-Mailand. Eduard von Bülow und die Aufnahme von Manzonis "Promessi Sposi" in Europa
Dilk, Enrica Yvonne
2011
Abstract
Nell'estate del 1827, mentre a Milano si avvia a conclusione l'edizione dei "Promessi Sposi", in Germania - in epoca che ancora non riconosce i diritti d'autore -, due imprese di traduzione si cimentano, ignare l'una dell'altra, in una singolare maratona. Se il ruolo assunto da Goethe, che aveva affidato la traduzione a Daniel Leßmann, è già stato ampiamente illustrato, pressoché sconosciuto è quello di un giovane letterato, che, sotto l'egida del "Re del Romanticismo" Ludwig Tieck, arriverà a precedere il Grande di Weimar. Eduard von Bülow, scrittore, germanista, traduttore dalle lingue europee, padre di Hans - il noto direttore d'orchestra wagneriano -, legherà infatti il suo nome a Manzoni, applicandosi ancora, dieci anni dopo, a una nuova e più fortunata versione del capolavoro. Fa da sfondo una Dresda, che da almeno due secoli traspira italianità: pittori e architetti, musicisti e letterati della penisola animano con la loro creatività Elbflorenz, la Firenze sull'Elba, immortalata da quelle icone fuori dal tempo che sono le vedute di Bernardo Bellotto; la Sistina di Raffaello e gli altri capolavori italiani della Gemäldegalerie richiamano giovani artisti romantici, spronandoli al viaggio in Italia, mentre in clima biedermeier il colto principe Johann si applica alla traduzione di Dante. Le due traduzioni tedesche dei "Promessi Sposi", che appariranno a pochi giorni di distanza una dall'altra nel dicembre 1827, si configurano in assoluto come le prime traduzioni europee del capolavoro manzoniano. Il volume ricostruisce la genesi della versione di Bülow, ponendola in relazione con quella coeva di Leßmann. Definisce il quadro storico e culturale in cui si inseriscono e la primissima fase della fortuna di Manzoni in Germania. A corredo vengono riportate alcune lettere inedite di Bülow a Goethe e a Manzoni – individuate nel Fondo Manzoniano della Biblioteca Nazionale Braidense e nel Goethe- und Schiller-Archiv di Weimar. Inoltre viene tradotto un documento ignoto agli studiosi manzoniani: la relazione puntuale della visita che Bülow farà a Manzoni nella sua casa di via Morone nel maggio del 1846.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.