Gli individui non sono semplici passivi osservatori delle reazioni degli altri: poichè avvertono che il modo in cui si presentano e le immagini di sé che trasmettono sono in grado di determinare le relazioni sociali e il loro successo, essi si attivano per costruire, più o meno consapevolmente, le impressioni che forniscono. Tali processi sono l'oggetto del presente volume, nelle forme specifiche assunte dall' Impression Management: azioni di promozione, difesa, ricostruzione della propria immagine sembrano attraversare profondamente le conversazioni quotidiane, rappresentando l'obiettivo indiretto e non dichiarato delle esposizioni ed incursioni dei soggetti nelle interazioni. Alcune di queste strategie sono spiccatamente autopromozionali, altri invece sfruttano un processo paradossale: il self-handicapping. Con l’intento di proteggere un concetto di sé e delle proprie competenze fragile e ambiguo, i self-handicappers si mettono in situazioni che inibiscono (o sembrano inibire) le prestazioni di successo. Così facendo, essi mirano a aumentare le opportunità di giustificare il fallimento e di evidenziare la responsabilità per il successo. Il paradosso insito in tale strategia di presentazione di sé consiste nel fatto che, in alcuni casi, la scelta di eseguire la prestazione in presenza di ostacoli rende il fallimento più probabile. Pertanto, sebbene a breve termine il self-handicapping possa essere funzionale al mantenimento di un immagine positiva (nei propri occhi e in quelli altrui) circa le proprie abilità e competenze, nel lungo periodo il suo impiego può avere effetti controproducenti e comportare importanti costi a livello personale e interpersonale.
Mazzoleni, C., Lauber Pedroni, F., Self-handicapping. Strategie di presentazione del sè, ARMANDO EDITORE, ROMA -- ITA 2015: 221 [http://hdl.handle.net/10807/79651]
Self-handicapping. Strategie di presentazione del sè
Mazzoleni, CarlaPrimo
;
2015
Abstract
Gli individui non sono semplici passivi osservatori delle reazioni degli altri: poichè avvertono che il modo in cui si presentano e le immagini di sé che trasmettono sono in grado di determinare le relazioni sociali e il loro successo, essi si attivano per costruire, più o meno consapevolmente, le impressioni che forniscono. Tali processi sono l'oggetto del presente volume, nelle forme specifiche assunte dall' Impression Management: azioni di promozione, difesa, ricostruzione della propria immagine sembrano attraversare profondamente le conversazioni quotidiane, rappresentando l'obiettivo indiretto e non dichiarato delle esposizioni ed incursioni dei soggetti nelle interazioni. Alcune di queste strategie sono spiccatamente autopromozionali, altri invece sfruttano un processo paradossale: il self-handicapping. Con l’intento di proteggere un concetto di sé e delle proprie competenze fragile e ambiguo, i self-handicappers si mettono in situazioni che inibiscono (o sembrano inibire) le prestazioni di successo. Così facendo, essi mirano a aumentare le opportunità di giustificare il fallimento e di evidenziare la responsabilità per il successo. Il paradosso insito in tale strategia di presentazione di sé consiste nel fatto che, in alcuni casi, la scelta di eseguire la prestazione in presenza di ostacoli rende il fallimento più probabile. Pertanto, sebbene a breve termine il self-handicapping possa essere funzionale al mantenimento di un immagine positiva (nei propri occhi e in quelli altrui) circa le proprie abilità e competenze, nel lungo periodo il suo impiego può avere effetti controproducenti e comportare importanti costi a livello personale e interpersonale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.