Una sintetica monografia, dedicata alla Giuditta di Botticelli, accompagna l’edizione 2008 di “Un Capolavoro per Milano”, iniziativa promossa ogni anno dal Museo Diocesano della città, che vede giungere nel 2008 questa celebre opera rinascimentale. La Giuditta (il titolo completo è il Ritorno di Giuditta a Betulia) si data intorno al 1470, periodo in cui Botticelli elimina progressivamente il chiaroscuro, cercando la definizione delle figure attraverso un raffinato tratteggio dei panneggi: le figure appaiono come eleganti silhouette più che corpi tridimensionali, aprendo a quella svolta stilistica che caratterizzerà l’arte del maestro fiorentino nei suoi anni maturi. Botticelli propone una lettura fedele del testo biblico, scegliendo però uno schema compositivo del tutto nuovo e articolando la narrazione in due scene distinte nelle quali cambia tono e registro linguistico: il Ritorno di Giuditta a Betulia mostra colori chiari e toni luminosi ed è attraversato da un’aria leggera e quasi leziosa al contrario dei toni bui e drammatici della Scoperta del cadavere di Oloferne, anch’esso esposto per l’occasione. Il volume accoglie i testi di Giovanni Ferrario, Ernesto Borghi e Nadia Righi dedicati al capolavoro botticelliano, e apparati biobibliografici.
Ferrario, G., Il sentiero di Giuditta, in Paolo Biscottin, P. B. (ed.), Sandro Botticelli, Silvana, Cinisello Balsamo 2008: 10- 15 [http://hdl.handle.net/10807/76688]
Il sentiero di Giuditta
Ferrario, GiovanniPrimo
2008
Abstract
Una sintetica monografia, dedicata alla Giuditta di Botticelli, accompagna l’edizione 2008 di “Un Capolavoro per Milano”, iniziativa promossa ogni anno dal Museo Diocesano della città, che vede giungere nel 2008 questa celebre opera rinascimentale. La Giuditta (il titolo completo è il Ritorno di Giuditta a Betulia) si data intorno al 1470, periodo in cui Botticelli elimina progressivamente il chiaroscuro, cercando la definizione delle figure attraverso un raffinato tratteggio dei panneggi: le figure appaiono come eleganti silhouette più che corpi tridimensionali, aprendo a quella svolta stilistica che caratterizzerà l’arte del maestro fiorentino nei suoi anni maturi. Botticelli propone una lettura fedele del testo biblico, scegliendo però uno schema compositivo del tutto nuovo e articolando la narrazione in due scene distinte nelle quali cambia tono e registro linguistico: il Ritorno di Giuditta a Betulia mostra colori chiari e toni luminosi ed è attraversato da un’aria leggera e quasi leziosa al contrario dei toni bui e drammatici della Scoperta del cadavere di Oloferne, anch’esso esposto per l’occasione. Il volume accoglie i testi di Giovanni Ferrario, Ernesto Borghi e Nadia Righi dedicati al capolavoro botticelliano, e apparati biobibliografici.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.