A Bologna, forse più che in altre realtà italiane, la riscoperta settecentesca dei primitivi prese forma in un orizzonte culturale decisamente favorevole. L'attenzione storica, conoscitiva e conservativa prestata a partire dalla prima metà del Secolo dei Lumi alle pitture medievali da parte di Giampietro Zanotti, Francesco Algarotti, Luigi Crespi, Carlo e Gian Ludovico Bianconi, Marcello Oretti e da altri protagonisti dell’ambiente accademico e intellettuale felsineo, fonda sì sui precedenti civico-devozionali e campanilistici di Ovidio Montalbani, Francesco Cavazzoni e in particolare del conte Carlo Cesare Malvasia, ma discende inevitabilmente dalle nuove riflessioni di matrice muratoriana della cultura degli scienziati, degli eruditi e degli artisti che per volontà del generale Luigi Ferdinando Marsili diedero vita all’Istituto delle Scienze di Bologna e all’Accademia Clementina. Nella seconda città dello Stato Pontificio saranno proprio gli studi condotti da quegli illustri uomini di cultura, di storia ed intelletto ad aprire alla conoscenza e alla riscoperta del medioevo artistico locale e dunque a un primo collezionismo dei padri fondatori della scuola pittorica felsinea che andrà a concretizzarsi nei palazzi della borghesia più colta, in alcune fra le più importanti quadrerie nobiliari della città, ma soprattutto fra le mura dell’istituzione marsiliana.
Ciancabilla, L., La fortuna dei primitivi a Bologna nel Secolo dei Lumi. Il Medioevo del Settecento fra erudizione, collezionismo e conservazione, Bononia University Press, Bologna 2012: 216 [http://hdl.handle.net/10807/76225]
La fortuna dei primitivi a Bologna nel Secolo dei Lumi. Il Medioevo del Settecento fra erudizione, collezionismo e conservazione
Ciancabilla, Luca
2012
Abstract
A Bologna, forse più che in altre realtà italiane, la riscoperta settecentesca dei primitivi prese forma in un orizzonte culturale decisamente favorevole. L'attenzione storica, conoscitiva e conservativa prestata a partire dalla prima metà del Secolo dei Lumi alle pitture medievali da parte di Giampietro Zanotti, Francesco Algarotti, Luigi Crespi, Carlo e Gian Ludovico Bianconi, Marcello Oretti e da altri protagonisti dell’ambiente accademico e intellettuale felsineo, fonda sì sui precedenti civico-devozionali e campanilistici di Ovidio Montalbani, Francesco Cavazzoni e in particolare del conte Carlo Cesare Malvasia, ma discende inevitabilmente dalle nuove riflessioni di matrice muratoriana della cultura degli scienziati, degli eruditi e degli artisti che per volontà del generale Luigi Ferdinando Marsili diedero vita all’Istituto delle Scienze di Bologna e all’Accademia Clementina. Nella seconda città dello Stato Pontificio saranno proprio gli studi condotti da quegli illustri uomini di cultura, di storia ed intelletto ad aprire alla conoscenza e alla riscoperta del medioevo artistico locale e dunque a un primo collezionismo dei padri fondatori della scuola pittorica felsinea che andrà a concretizzarsi nei palazzi della borghesia più colta, in alcune fra le più importanti quadrerie nobiliari della città, ma soprattutto fra le mura dell’istituzione marsiliana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.