Le aggressioni contro la vita umana e la famiglia sono divenute sempre più frequenti e sofisticate. Gran parte di esse investe l’area della generatività. Rispetto alle offese, pur gravissime e diffuse, riguardanti altre fasi della vita umana, quelle che si dispiegano nell’area della generatività presentano una caratteristica peculiare: l’attacco ha come obiettivo quello di cambiare il modo di pensare dei popoli, cioè di cambiare i criteri del giudizio morale e giuridico. Ad esempio, i telegiornali raccontano e mostrano ogni giorno uccisioni orribili all’interno delle famiglie, assassinii premeditati dalle organizzazioni criminali, inauditi atti di terrorismo in tutto il mondo, ma nessuno afferma che queste azioni sono buone e giuste. Invece, se lo sguardo è rivolto al tempo in cui la vita è generata, è facile osservare la crescente pretesa di affermare l’aborto come “diritto umano fondamentale”, la rivendicazione del “diritto al figlio”, ovvero del “diritto a diventare genitori”, il reclamo dei “diritti della scienza”. In tutti questi casi, le pretese, le rivendicazioni e i reclami non si fermano di fronte alla morte inflitta ai molti figli in viaggio verso la nascita o appena generati in provetta, né si fermano davanti alle possibili manipolazioni della genitorialità. Anzi, si vorrebbe anche la distruzione dell’idea di matrimonio, di famiglia, di maternità e paternità, della dimensione sessuata dell’uomo e della donna. Talvolta, si ha la sensazione di un assedio invincibile. San Giovanni Paolo II, nell’enciclica Evangelium Vitae, della quale è da poco ricorso il ventennale (25 marzo 1995), ha parlato di una “congiura contro la vita” e di una “guerra dei potenti contro i deboli”. Come rispondere? Come più volte è stato detto, non è sufficiente dire dei “no”, ma è necessario proclamare dei “sì”. Sebbene, a volte, lo sconforto e l’amarezza facciano sentire la loro morsa, l’atteggiamento da tenere dovrebbe essere quello dell’avanzata propositiva per costruire una nuova cultura della vita, non quello della resistenza in “trincea” o della ritirata nelle “catacombe”. Non si tratta di fare scudo al passato, ma di edificare l’avvenire su un più alto livello di civiltà e di umanità. Insomma, occorre superare il male mediante la forza persuasiva del bene. Perciò, in queste pagine mi propongo non tanto di mostrare il male, mettere in guardia dai pericoli, evidenziare la dannosità di una cultura individualista e utilitarista, esaminare le modalità con cui sta attuandosi la c.d. “destrutturazione antropologica”, quanto di cercare di osservare lo splendore di ciò che è vero e giusto riguardo alla vita umana e alla famiglia e la bellezza dell’esistere come figli generati. Nessuno può esistere se non come figlio. Lo sguardo sulla generatività illumina il valore dell’intera esistenza umana ed è capace di farci scoprire più in profondità il senso della famiglia, del matrimonio, della maternità, della complementarietà sessuale maschile-femminile, della dignità umana. Da questo sguardo è possibile trarre le risorse per rispondere a tutte le attuali aggressioni contro la vita e la famiglia.

Casini, M., La famiglia culla della vita: la bellezza di generare un figlio, La famiglia accoglie la vita. Nascita, affido e adozione, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2015 <<Questioni di famiglia>>,: 5-86 [http://hdl.handle.net/10807/72043]

La famiglia culla della vita: la bellezza di generare un figlio

Casini, Marina
2015

Abstract

Le aggressioni contro la vita umana e la famiglia sono divenute sempre più frequenti e sofisticate. Gran parte di esse investe l’area della generatività. Rispetto alle offese, pur gravissime e diffuse, riguardanti altre fasi della vita umana, quelle che si dispiegano nell’area della generatività presentano una caratteristica peculiare: l’attacco ha come obiettivo quello di cambiare il modo di pensare dei popoli, cioè di cambiare i criteri del giudizio morale e giuridico. Ad esempio, i telegiornali raccontano e mostrano ogni giorno uccisioni orribili all’interno delle famiglie, assassinii premeditati dalle organizzazioni criminali, inauditi atti di terrorismo in tutto il mondo, ma nessuno afferma che queste azioni sono buone e giuste. Invece, se lo sguardo è rivolto al tempo in cui la vita è generata, è facile osservare la crescente pretesa di affermare l’aborto come “diritto umano fondamentale”, la rivendicazione del “diritto al figlio”, ovvero del “diritto a diventare genitori”, il reclamo dei “diritti della scienza”. In tutti questi casi, le pretese, le rivendicazioni e i reclami non si fermano di fronte alla morte inflitta ai molti figli in viaggio verso la nascita o appena generati in provetta, né si fermano davanti alle possibili manipolazioni della genitorialità. Anzi, si vorrebbe anche la distruzione dell’idea di matrimonio, di famiglia, di maternità e paternità, della dimensione sessuata dell’uomo e della donna. Talvolta, si ha la sensazione di un assedio invincibile. San Giovanni Paolo II, nell’enciclica Evangelium Vitae, della quale è da poco ricorso il ventennale (25 marzo 1995), ha parlato di una “congiura contro la vita” e di una “guerra dei potenti contro i deboli”. Come rispondere? Come più volte è stato detto, non è sufficiente dire dei “no”, ma è necessario proclamare dei “sì”. Sebbene, a volte, lo sconforto e l’amarezza facciano sentire la loro morsa, l’atteggiamento da tenere dovrebbe essere quello dell’avanzata propositiva per costruire una nuova cultura della vita, non quello della resistenza in “trincea” o della ritirata nelle “catacombe”. Non si tratta di fare scudo al passato, ma di edificare l’avvenire su un più alto livello di civiltà e di umanità. Insomma, occorre superare il male mediante la forza persuasiva del bene. Perciò, in queste pagine mi propongo non tanto di mostrare il male, mettere in guardia dai pericoli, evidenziare la dannosità di una cultura individualista e utilitarista, esaminare le modalità con cui sta attuandosi la c.d. “destrutturazione antropologica”, quanto di cercare di osservare lo splendore di ciò che è vero e giusto riguardo alla vita umana e alla famiglia e la bellezza dell’esistere come figli generati. Nessuno può esistere se non come figlio. Lo sguardo sulla generatività illumina il valore dell’intera esistenza umana ed è capace di farci scoprire più in profondità il senso della famiglia, del matrimonio, della maternità, della complementarietà sessuale maschile-femminile, della dignità umana. Da questo sguardo è possibile trarre le risorse per rispondere a tutte le attuali aggressioni contro la vita e la famiglia.
2015
Italiano
978-88-215-9657-5
Casini, M., La famiglia culla della vita: la bellezza di generare un figlio, La famiglia accoglie la vita. Nascita, affido e adozione, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2015 <<Questioni di famiglia>>,: 5-86 [http://hdl.handle.net/10807/72043]
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