Fu l’intuizione anassagorea di un nous quale causa dell’ordine del cosmo a innescare il ragionamento che rese possibile il superamento del monismo su cui si basava il materialismo cinetico. Tuttavia, la dipendenza degli argomenti di Metaph. A 3 dall’excursus autobiografico del Fedone (95 E 6 – 101 D 2) mostra fino a che punto Aristotele fosse d’accordo con Platone nel ritenere insostenibile una giustificazione che leghi direttamente il movimento della materia all’opera ordinatrice del nous divino. Dopo aver discusso le ragioni di questo accordo, l’articolo passa a considerare la ripresa dell’intuizione anassagorea da parte di Aristotele in Metaph. L 6-10. L’argomento viene approfondito soprattutto sul versante cosmologico, mostrando come Aristotele sia alla ricerca di un principio che giustifichi il dinamismo della pluralità dei fini che il cosmo rappresenta. Egli mostra che non può trattarsi di una causa cinetica, ma di una causa motrice operante in quanto causa finale e, nel fare ciò, istituisce uno snodo fondamentale fra dimensione fisica, metafisica e antropologica.Si tratta delle versione definitiva del contributo presentato nel Convegno "Il divino e l'ordine del mondo: una polarità ricorrente. Minima Metaphysica, tenuto presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, 5-7 Novembre 2012.
Scotti, N., Nous e ordine dei fini in Aristotele, Met. Lambda 6-10, in Marassi, M., Radice, R. (ed.), Minima Metaphysica. Il divino e l'ordine del mondo, Vita e Pensiero, Milano 2015: <<Temi metafisici e problemi del pensiero antico. Studi e testi>>, 279- 304 [http://hdl.handle.net/10807/72021]
Nous e ordine dei fini in Aristotele, Met. Lambda 6-10
Scotti, Nicoletta
2015
Abstract
Fu l’intuizione anassagorea di un nous quale causa dell’ordine del cosmo a innescare il ragionamento che rese possibile il superamento del monismo su cui si basava il materialismo cinetico. Tuttavia, la dipendenza degli argomenti di Metaph. A 3 dall’excursus autobiografico del Fedone (95 E 6 – 101 D 2) mostra fino a che punto Aristotele fosse d’accordo con Platone nel ritenere insostenibile una giustificazione che leghi direttamente il movimento della materia all’opera ordinatrice del nous divino. Dopo aver discusso le ragioni di questo accordo, l’articolo passa a considerare la ripresa dell’intuizione anassagorea da parte di Aristotele in Metaph. L 6-10. L’argomento viene approfondito soprattutto sul versante cosmologico, mostrando come Aristotele sia alla ricerca di un principio che giustifichi il dinamismo della pluralità dei fini che il cosmo rappresenta. Egli mostra che non può trattarsi di una causa cinetica, ma di una causa motrice operante in quanto causa finale e, nel fare ciò, istituisce uno snodo fondamentale fra dimensione fisica, metafisica e antropologica.Si tratta delle versione definitiva del contributo presentato nel Convegno "Il divino e l'ordine del mondo: una polarità ricorrente. Minima Metaphysica, tenuto presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, 5-7 Novembre 2012.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.