Il volume ripercorre la vicenda biografica, e poi la fama post mortem, di Raniero da Ponza, monaco cisterciense ed eremita dalla fama di profeta. Raniero, già compagno di Gioacchino da Fiore nella fondazione del monastero che dà il nome all’abate calabrese, divenne in seguito un uomo di fiducia di Innocenzo III, e godette di una certa notorietà fino almeno alla metà del XIII secolo. La sua figura viene delineata non solo nelle strette relazioni con Gioacchino e negli incarichi di alto profilo che ricevette dalla curia romana, ma soprattutto sullo sfondo della fama di profeta che lo circondava già in vita, e poi in modo particolare dopo la sua morte, sopravvenuta fra 1206 e 1209. Le ragioni di questa reputazione si possono scorgere da un lato nelle spiegazioni di sogni e visioni che gli vengono attribuite, e d’altro canto nell’interpretazione delle vicende storiche alla luce del metodo esegetico-profetico riconducibile alle dottrine di Gioacchino da Fiore. In questa luce, assume grande importanza la testimonianza della lettera scritta in morte di Raniero dal cardinale Ugo di Ostia, futuro papa Gregorio IX, in cui egli piange quello che definisce suo “padre”. Più elementi nella politica ecclesiastica di Ugo-Gregorio, in particolare nella promozione degli ordini mendicanti e nello scontro con Federico II, denunciano l’assunzione di temi e schemi interpretativi che si possono ricondurre al profetismo gioachimita. Infine, la produzione di profezie pseudoepigrafiche negli anni Quaranta del secolo, mentre divampa lo scontro fra lo stesso Federico e la sede apostolica, mostra come la figura di Raniero fosse sopravvissuta negli ambienti di curia che erano stati i più vicini all’ormai defunto Gregorio, ma anche nei circoli monastici dell’Italia meridionale. Da questo quadro emerge che, ben oltre l’assunzione di una “retorica della profezia”, negli ambienti della curia dei papi Innocenzo III e Gregorio IX, parenti ed entrambi, la profezia fosse uno strumento di interpretazione privilegiato.
Rainini, M. G., Il profeta del papa. Vita e memoria di Raniero da Ponza eremita di curia, Vita e Pensiero, Milano 2016:<<Dies nova>>, 189 [http://hdl.handle.net/10807/70861]
Il profeta del papa. Vita e memoria di Raniero da Ponza eremita di curia
Rainini, Marco Giuseppe
2016
Abstract
Il volume ripercorre la vicenda biografica, e poi la fama post mortem, di Raniero da Ponza, monaco cisterciense ed eremita dalla fama di profeta. Raniero, già compagno di Gioacchino da Fiore nella fondazione del monastero che dà il nome all’abate calabrese, divenne in seguito un uomo di fiducia di Innocenzo III, e godette di una certa notorietà fino almeno alla metà del XIII secolo. La sua figura viene delineata non solo nelle strette relazioni con Gioacchino e negli incarichi di alto profilo che ricevette dalla curia romana, ma soprattutto sullo sfondo della fama di profeta che lo circondava già in vita, e poi in modo particolare dopo la sua morte, sopravvenuta fra 1206 e 1209. Le ragioni di questa reputazione si possono scorgere da un lato nelle spiegazioni di sogni e visioni che gli vengono attribuite, e d’altro canto nell’interpretazione delle vicende storiche alla luce del metodo esegetico-profetico riconducibile alle dottrine di Gioacchino da Fiore. In questa luce, assume grande importanza la testimonianza della lettera scritta in morte di Raniero dal cardinale Ugo di Ostia, futuro papa Gregorio IX, in cui egli piange quello che definisce suo “padre”. Più elementi nella politica ecclesiastica di Ugo-Gregorio, in particolare nella promozione degli ordini mendicanti e nello scontro con Federico II, denunciano l’assunzione di temi e schemi interpretativi che si possono ricondurre al profetismo gioachimita. Infine, la produzione di profezie pseudoepigrafiche negli anni Quaranta del secolo, mentre divampa lo scontro fra lo stesso Federico e la sede apostolica, mostra come la figura di Raniero fosse sopravvissuta negli ambienti di curia che erano stati i più vicini all’ormai defunto Gregorio, ma anche nei circoli monastici dell’Italia meridionale. Da questo quadro emerge che, ben oltre l’assunzione di una “retorica della profezia”, negli ambienti della curia dei papi Innocenzo III e Gregorio IX, parenti ed entrambi, la profezia fosse uno strumento di interpretazione privilegiato.File | Dimensione | Formato | |
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