Negli ultimi vent’anni, è progressivamente andata intensificandosi una particolare declinazione della cinematografia documentaristica, vale a dire il riuso e il reframing di visioni fotografiche e filmiche prodotte all’interno del contesto familiare e domestico. In particolare, tali pratiche assumono metaforicamente la valenza di veri e propri atti generativi à rebours ogni qual volta le discendenti femminili recuperano e lavorano sugli archivi personali delle loro progenitrici. All’interno di queste produzioni documentaristiche, comprensive di ampie sequenze di found footage, prende forma un esercizio della memoria al femminile, che mira da un lato a indagare il proprio universo di appartenenza e le proprie radici; dall’altro a riappropriarsi delle figure e delle forme linguistiche prodotte da un membro della propria famiglia. A partire da un particolare caso di studio, il breve documentario For memories’ sake di Ashley Maynor (2010), si cercherà di ricostruire un modello di analisi che metta in luce da un lato continuità e discontinuità nel processo simbolico di filiazione, identificazione e assimilazione di sé all’altra nel passaggio e scambio intergenerazionale di forme espressive al femminile; dall’altro, gli impulsi essenzialmente femminili a resistere all’oblio del ricordo traumatico per continuare a riaprire uno spazio affettivo e critico insieme, da destinare alle generazioni successive.
Cati, A., Creazioni a ritroso. Lo scambio intergenerazionale di visioni al femminile, in Cardone, L., Filippelli, S. (ed.), Filmare il femminismo. Studi sulle donne nel cinema e nei media, Edizioni ETS, Pisa 2015: 159- 171 [http://hdl.handle.net/10807/70583]
Creazioni a ritroso. Lo scambio intergenerazionale di visioni al femminile
Cati, Alice
2015
Abstract
Negli ultimi vent’anni, è progressivamente andata intensificandosi una particolare declinazione della cinematografia documentaristica, vale a dire il riuso e il reframing di visioni fotografiche e filmiche prodotte all’interno del contesto familiare e domestico. In particolare, tali pratiche assumono metaforicamente la valenza di veri e propri atti generativi à rebours ogni qual volta le discendenti femminili recuperano e lavorano sugli archivi personali delle loro progenitrici. All’interno di queste produzioni documentaristiche, comprensive di ampie sequenze di found footage, prende forma un esercizio della memoria al femminile, che mira da un lato a indagare il proprio universo di appartenenza e le proprie radici; dall’altro a riappropriarsi delle figure e delle forme linguistiche prodotte da un membro della propria famiglia. A partire da un particolare caso di studio, il breve documentario For memories’ sake di Ashley Maynor (2010), si cercherà di ricostruire un modello di analisi che metta in luce da un lato continuità e discontinuità nel processo simbolico di filiazione, identificazione e assimilazione di sé all’altra nel passaggio e scambio intergenerazionale di forme espressive al femminile; dall’altro, gli impulsi essenzialmente femminili a resistere all’oblio del ricordo traumatico per continuare a riaprire uno spazio affettivo e critico insieme, da destinare alle generazioni successive.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.