Tenendo conto dei due modelli circa elaborati in ambito storico-religioso circa l’origine del monoteismo (quello dell’evoluzione e quello del monoteismo originario), lo studio intende illustrare la prospettiva di quei testi biblici in cui emerge un confronto o una polemica con l’idolatria e i culti stranieri; questi modelli sono entrambi presenti nell’AT, ma applicati a due diversi ambiti: verso l’interno o verso l’esterno. Nella riflessione verso l’interno, l’Israele riflesso nella Bibbia applica a sé il modello del monoteismo originario, sottolineando l’originaria elezione divina che sta a fondamento della sua stessa esistenza. Allorché, però, Israele volge lo sguardo verso l’esterno, il modello seguito è quello del superamento di una precedente condizione comune a tutti gli esseri umani, il quale presenta diverse analogie con il modello evolutivo. Il mondo è pieno di idolatri, ma YHWH ha strappato il suo popolo dall’idolatria, presentata come condizione religiosa depravata: in tal modo la relazione con YHWH diventa la realizzazione dell’autentica religiosità, contrapposta alle forme religiose ambientali. Da questi due modelli conseguono due diversi approcci all’idolatria. Se l’idolatra è il non ebreo non fa grande problema: in realtà nulla nell’AT prospetta la negazione delle altre religioni o una lotta senza quartiere contro le stesse. Dai testi non emerge un atteggiamento ‘aggressivo’ dell’ebreo nei confronti del pagano: pur denigrando la prospettiva religiosa dell’altro, egli non manifesta un intento proselitistico e la polemica con l’altro assume il più delle volte il carattere di difesa della propria specificità, minacciata da un contesto in cui la maggioranza della popolazione segue tradizioni religiose nettamente in contrasto con la sua. Se invece l’idolatra è l’ebreo, si assiste, da un lato, all’inasprimento della concezione della Torah, quale contrassegno di appartenenza esclusiva (e conseguentemente del tema della gelosia divina), dall’altro alla qualificazione dell’idolatra come straniero. L’indagine sui testi biblici mostra che il rapporto che il credente intesse con i pagani/idolatri non è affatto definito una volta per tutte: in realtà diversi fattori contribuiscono a strutturare tale rapporto e in molti casi sono le mutate condizioni storiche e sociali che richiedono un aggiornamento della prassi, pur nella dichiarata volontà di mantenersi fedeli ai dettami della legge. Ciò dimostra che non è solo un certo tipo di religione che induce comportamenti violenti, bensì anche la posizione che una specifica religione occupa entro la società.

Dalla Vecchia, F., Canobbio, G., Maiolini, R. (eds.), La rinascita del paganesimo, Morcelliana, Brescia 2011: 353 [http://hdl.handle.net/10807/7042]

La rinascita del paganesimo

Dalla Vecchia, Flavio;Canobbio, Giacomo;Maiolini, Raffaele
2011

Abstract

Tenendo conto dei due modelli circa elaborati in ambito storico-religioso circa l’origine del monoteismo (quello dell’evoluzione e quello del monoteismo originario), lo studio intende illustrare la prospettiva di quei testi biblici in cui emerge un confronto o una polemica con l’idolatria e i culti stranieri; questi modelli sono entrambi presenti nell’AT, ma applicati a due diversi ambiti: verso l’interno o verso l’esterno. Nella riflessione verso l’interno, l’Israele riflesso nella Bibbia applica a sé il modello del monoteismo originario, sottolineando l’originaria elezione divina che sta a fondamento della sua stessa esistenza. Allorché, però, Israele volge lo sguardo verso l’esterno, il modello seguito è quello del superamento di una precedente condizione comune a tutti gli esseri umani, il quale presenta diverse analogie con il modello evolutivo. Il mondo è pieno di idolatri, ma YHWH ha strappato il suo popolo dall’idolatria, presentata come condizione religiosa depravata: in tal modo la relazione con YHWH diventa la realizzazione dell’autentica religiosità, contrapposta alle forme religiose ambientali. Da questi due modelli conseguono due diversi approcci all’idolatria. Se l’idolatra è il non ebreo non fa grande problema: in realtà nulla nell’AT prospetta la negazione delle altre religioni o una lotta senza quartiere contro le stesse. Dai testi non emerge un atteggiamento ‘aggressivo’ dell’ebreo nei confronti del pagano: pur denigrando la prospettiva religiosa dell’altro, egli non manifesta un intento proselitistico e la polemica con l’altro assume il più delle volte il carattere di difesa della propria specificità, minacciata da un contesto in cui la maggioranza della popolazione segue tradizioni religiose nettamente in contrasto con la sua. Se invece l’idolatra è l’ebreo, si assiste, da un lato, all’inasprimento della concezione della Torah, quale contrassegno di appartenenza esclusiva (e conseguentemente del tema della gelosia divina), dall’altro alla qualificazione dell’idolatra come straniero. L’indagine sui testi biblici mostra che il rapporto che il credente intesse con i pagani/idolatri non è affatto definito una volta per tutte: in realtà diversi fattori contribuiscono a strutturare tale rapporto e in molti casi sono le mutate condizioni storiche e sociali che richiedono un aggiornamento della prassi, pur nella dichiarata volontà di mantenersi fedeli ai dettami della legge. Ciò dimostra che non è solo un certo tipo di religione che induce comportamenti violenti, bensì anche la posizione che una specifica religione occupa entro la società.
2011
Italiano
978-88-372-2535-3
Dalla Vecchia, F., Canobbio, G., Maiolini, R. (eds.), La rinascita del paganesimo, Morcelliana, Brescia 2011: 353 [http://hdl.handle.net/10807/7042]
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