Che cosa è rimasto delle lezioni di Schelling udite da Kierkegaard a Berlino tra il novembre 1841 e il marzo 1842 nell'opera del filosofo danese? Il primo corso berlinese sulla Filosofia della Rivelazione tenuto dal vecchio Schelling nella cattedra che appartenne già a Fichte e poi a Hegel rappresenta nella storia del pensiero filosofico occidentale un vero e proprio "evento", fervidamente atteso tanto dai seguaci del filosofo quanto dai suoi detrattori. Werder, Savigny, Trendelenburg, Feuerbach, Strauss, Burckhardt, Engels, Bakunin e il giovane Kierkegaard sono solo alcuni tra i nomi degli ascoltatori che nel giorno della lezione inaugurale affollavano un'aula così satura da voler quasi rischiare di "mettere a repentaglio la propria vita", come si espresse ironicamente in seguito il filosofo di Copenhagen. Tuttavia, se generale fu l'entusiasmo che accompagnò l'attesa dell'evento, altrettanto generale e intensa fu la delusione che ne seguì. Questo saggio indaga sulla ricezione kierkegaardiana della spaetsphilosophie di Schelling, cercando di evidenziare cosa sia rimasto di Schelling nell'opera di Kierkegaard, non soltanto nella sua funzione "anti-hegeliana", ma anche in direzione positiva. Si cercherà così di chiarire perché Kierkegaard abbia potuto affermare di aver posto "tutta la propria speranza" in Schelling, e perché e in quale misura questa speranza sia stata delusa.
Basso, I. M., Kierkegaard uditore di Schelling. Tracce della filosofia schellinghiana nell'opera di Søren Kierkegaard, Mimesis, Milano 2007: 265 [http://hdl.handle.net/10807/69424]
Kierkegaard uditore di Schelling. Tracce della filosofia schellinghiana nell'opera di Søren Kierkegaard
Basso, Ingrid Marina
2007
Abstract
Che cosa è rimasto delle lezioni di Schelling udite da Kierkegaard a Berlino tra il novembre 1841 e il marzo 1842 nell'opera del filosofo danese? Il primo corso berlinese sulla Filosofia della Rivelazione tenuto dal vecchio Schelling nella cattedra che appartenne già a Fichte e poi a Hegel rappresenta nella storia del pensiero filosofico occidentale un vero e proprio "evento", fervidamente atteso tanto dai seguaci del filosofo quanto dai suoi detrattori. Werder, Savigny, Trendelenburg, Feuerbach, Strauss, Burckhardt, Engels, Bakunin e il giovane Kierkegaard sono solo alcuni tra i nomi degli ascoltatori che nel giorno della lezione inaugurale affollavano un'aula così satura da voler quasi rischiare di "mettere a repentaglio la propria vita", come si espresse ironicamente in seguito il filosofo di Copenhagen. Tuttavia, se generale fu l'entusiasmo che accompagnò l'attesa dell'evento, altrettanto generale e intensa fu la delusione che ne seguì. Questo saggio indaga sulla ricezione kierkegaardiana della spaetsphilosophie di Schelling, cercando di evidenziare cosa sia rimasto di Schelling nell'opera di Kierkegaard, non soltanto nella sua funzione "anti-hegeliana", ma anche in direzione positiva. Si cercherà così di chiarire perché Kierkegaard abbia potuto affermare di aver posto "tutta la propria speranza" in Schelling, e perché e in quale misura questa speranza sia stata delusa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.