Sharing economy, mesh economy, peer-to-peer economy, commons-based peer production, economia on-demand, rental economy, crowd-economy, econo- mia della collaborazione, economia della condivisione: sono etichette a cui si fa ricorso con sempre maggiore frequenza per indicare nuove forme di interazione tra economia e società. Gli aspetti comuni a queste pratiche sono riconducibili a tre fattori principali. 1. Ottimizzazione delle risorse: la sharing economy favorisce pratiche basa- te sul riuso invece che sull’acquisto e su diritti di accesso distribuiti piuttosto che sulla proprietà privata dei beni, in forma sincrona o differita. In questo modo, si rendono fruibili le cosiddette idle capacities (o overcapacity, excess capacity), quella parte di valore di un bene che le modalità di allocazione e d’uso precedenti non consentivano di utilizzare pienamente. 2. La presenza di una piattaforma tecnologica che favorisce il coordina- mento tra persone attraverso relazioni digitali. In queste piattaforme, la distanza sociale è più rilevante di quella geografica e la fiducia è veicolata attraverso forme di reputazione digitale. 3. La relazione peer-to-peer: la disintermediazione favorisce il rapporto di- retto tra domanda e offerta, spesso al di fuori di logiche professionali, con riduzione dei costi di transazione e una caduta dei confini tra finanziatore, produttore, consumatore e cittadino attivo. Se questi sono gli elementi comuni, le esperienze di sharing economy si differenziano lungo diversi assi. Innanzitutto, variano le forme della condivisione: oltre allo sharing in senso stretto, si possono ricondurre a questo modello anche il bartering, in- teso come baratto tra privati (swapping) o tra aziende e il crowding, quando più persone contribuiscono alla creazione di un bene o un servizio, attraver- so risorse creative (crowdsourcing) o finanziarie (crowdfunding). In questo contributo ci soffermeremo su queste nuove forme di aggre- gazione sociale attraverso due esempi: le “social street” e il “crowdfunding” (in particolare, quello civico).
Pais, I., Nuove comunità tra economia e società, in Arena, G., Iaione, C., L’età della condivisione. La collaborazione fra cittadini e amministrazione per i beni comuni, Carocci, Roma 2015: 83-98 [https://hdl.handle.net/10807/68590]
Nuove comunità tra economia e società
Pais, Ivana
2015
Abstract
Sharing economy, mesh economy, peer-to-peer economy, commons-based peer production, economia on-demand, rental economy, crowd-economy, econo- mia della collaborazione, economia della condivisione: sono etichette a cui si fa ricorso con sempre maggiore frequenza per indicare nuove forme di interazione tra economia e società. Gli aspetti comuni a queste pratiche sono riconducibili a tre fattori principali. 1. Ottimizzazione delle risorse: la sharing economy favorisce pratiche basa- te sul riuso invece che sull’acquisto e su diritti di accesso distribuiti piuttosto che sulla proprietà privata dei beni, in forma sincrona o differita. In questo modo, si rendono fruibili le cosiddette idle capacities (o overcapacity, excess capacity), quella parte di valore di un bene che le modalità di allocazione e d’uso precedenti non consentivano di utilizzare pienamente. 2. La presenza di una piattaforma tecnologica che favorisce il coordina- mento tra persone attraverso relazioni digitali. In queste piattaforme, la distanza sociale è più rilevante di quella geografica e la fiducia è veicolata attraverso forme di reputazione digitale. 3. La relazione peer-to-peer: la disintermediazione favorisce il rapporto di- retto tra domanda e offerta, spesso al di fuori di logiche professionali, con riduzione dei costi di transazione e una caduta dei confini tra finanziatore, produttore, consumatore e cittadino attivo. Se questi sono gli elementi comuni, le esperienze di sharing economy si differenziano lungo diversi assi. Innanzitutto, variano le forme della condivisione: oltre allo sharing in senso stretto, si possono ricondurre a questo modello anche il bartering, in- teso come baratto tra privati (swapping) o tra aziende e il crowding, quando più persone contribuiscono alla creazione di un bene o un servizio, attraver- so risorse creative (crowdsourcing) o finanziarie (crowdfunding). In questo contributo ci soffermeremo su queste nuove forme di aggre- gazione sociale attraverso due esempi: le “social street” e il “crowdfunding” (in particolare, quello civico).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.