Il volume approfondisce il test di impairment delle attività nella prospettiva dei principi contabili internazionali. Il principio contabile che disciplina il test di impairment (lo Ias 36, Riduzione durevole di valore delle attività) ha ad oggetto i cosiddetti long-lived asset, costi-tuiti da investimenti materiali, immateriali e partecipativi. Il processo valutativo delineato dallo Ias 36 è volto ad accertare che il valore contabile di un’attività o di un “gruppo di attività” possa essere “recuperato finanziariamente” in futuro mediante il suo impiego nelle combinazioni produttive aziendali o la sua vendita a soggetti esterni all’impresa. Il volume affronta il tema con l’obiettivo di porre in luce: — gli “ambiti di discrezionalità” immanenti nel processo valutativo che conduce alla formulazione del giudizio di impairment; — l’impiego di questi “spazi di discrezionalità” per potenziare i sistemi informativi interni e per allineare i processi gestionali e organizzativi con i flussi informativi strumentali al controllo di gestione e alla comunicazione di bilancio. L’ipotesi posta a fondamento dell’analisi è che il test di impairment non rappresenti soltanto uno strumento atto a verificare la “tenuta” dei valori contabili iscritti in bilancio. L’adozione sistematica del test conduce infatti ad “innalzare” il processo di impairment, originariamente finalizzato alle valutazioni di bilancio, a “strumento manageriale” con il quale valutare la convenienza degli investimenti prospettati e verificare i risultati del loro andamento, sulla base di tecniche valutative di matrice finanziaria coerenti con quelle adottate dagli investitori nei mercati dei capitali.
Lionzo, A., Il giudizio di impairment. Profili valutativi e riflessi sui processi organizzativi e gestionali, Franco Angeli, Milano 2007: 224 [http://hdl.handle.net/10807/68442]
Il giudizio di impairment. Profili valutativi e riflessi sui processi organizzativi e gestionali
Lionzo, Andrea
2007
Abstract
Il volume approfondisce il test di impairment delle attività nella prospettiva dei principi contabili internazionali. Il principio contabile che disciplina il test di impairment (lo Ias 36, Riduzione durevole di valore delle attività) ha ad oggetto i cosiddetti long-lived asset, costi-tuiti da investimenti materiali, immateriali e partecipativi. Il processo valutativo delineato dallo Ias 36 è volto ad accertare che il valore contabile di un’attività o di un “gruppo di attività” possa essere “recuperato finanziariamente” in futuro mediante il suo impiego nelle combinazioni produttive aziendali o la sua vendita a soggetti esterni all’impresa. Il volume affronta il tema con l’obiettivo di porre in luce: — gli “ambiti di discrezionalità” immanenti nel processo valutativo che conduce alla formulazione del giudizio di impairment; — l’impiego di questi “spazi di discrezionalità” per potenziare i sistemi informativi interni e per allineare i processi gestionali e organizzativi con i flussi informativi strumentali al controllo di gestione e alla comunicazione di bilancio. L’ipotesi posta a fondamento dell’analisi è che il test di impairment non rappresenti soltanto uno strumento atto a verificare la “tenuta” dei valori contabili iscritti in bilancio. L’adozione sistematica del test conduce infatti ad “innalzare” il processo di impairment, originariamente finalizzato alle valutazioni di bilancio, a “strumento manageriale” con il quale valutare la convenienza degli investimenti prospettati e verificare i risultati del loro andamento, sulla base di tecniche valutative di matrice finanziaria coerenti con quelle adottate dagli investitori nei mercati dei capitali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.