L’age management matura in campi che per proprie premesse postulano tra di loro una presa di distanza, come lo sono la medicina del lavoro con la sua attenzione alle dimensioni individuali e organizzative legate ai contenuti delle prestazioni di lavoro, da un lato, e la gerontologia sociale con la sua attenzione alle influenze esercitate sulle biografie di lavoratori e organizzazioni dai fattori strutturali di natura istituzionale, dall’altro lato. Anche per tali ragioni l’age management sembra essere ancora lontano dal radicarsi e prendere piena cittadinanza all’interno delle scienze organizzative e manageriali. Tale duplicità di origine rappresenta tuttavia non un punto di debolezza ma un punto di forza di questa nascente disciplina. Sullo sfondo dello sviluppo dell’age management rimane lo scenario dei profondi cambiamenti che la dinamica demografica determinerà nel corso del presente secolo nel nostro paese, in Europa e nel resto del mondo. Tutte queste tematiche costituiscono l’ossatura del manuale. L’età, nei suoi molteplici significati, insieme al processo di invecchiamento, sono temi discussi nelle loro implicazioni sul versante macro-strutturale, meso-organizzativo e micro-individuale all’interno del primo capitolo, contributo che si pone l’obiettivo di dare conto anche delle più recenti acquisizioni sui processi di invecchiamento maturate in ambito scientifico. La risposta istituzionale alle sfide poste dal cambiamento demografico è invece l’argomento contenuto nel secondo capitolo. Da più di trent’anni organizzazioni internazionali, istituzioni sovranazionali e singoli organismi nazionali hanno sviluppato a svariati livelli un’imponente mole di misure, raccomandazioni, politiche e programmi d’azione per affrontare le sfide del cambiamento demografico che non possono non rappresentare la cornice dei fattori principali di condizionamento, ai diversi piani (regolativo, organizzativo e individuale), della possibilità di intervento nelle organizzazioni di lavoro attraverso pratiche di age management. Nel terzo capitolo si presentano e discutono le definizioni di age management nonché le prospettive analitiche e di intervento che da queste so-no scaturite. È in questa sede in particolare che si dà evidenza delle differenti impostazioni che derivano dalla duplicità di origine dell’age management stesso. Tali osservazioni sono inserite organicamente all’interno delle riflessioni relative al cambiamento organizzativo e alle teorie sulla gestione delle diversità al lavoro. Nel quarto capitolo si compie infine quella che è una sostanziosa carrellata di pratiche e di strumenti – definiti in contesti oltremodo diversi – nel campo dell’age management, da interpretarsi quali esempi di possibili strategie di intervento all’interno delle organizzazioni di lavoro. Tale rassegna rappresenta un primo sistematico tentativo di organizzare le leve utilizzate da aziende ed enti privati e pubblici – rifacendosi a concrete esperienze di applicazione – che si sono cimentate con la sfida della gestione dell’età e hanno definito strategie e linee di azione coerenti con tale obiettivo. Pur nella sua inevitabile parzialità, quanto esemplificato nel capitolo quarto fa riferimento a metodologie e strumentazioni che godono di una certa reputazione e diffusione a livello europeo e che, soprattutto, si sono dimostrate tra le più efficaci nell’intervenire sulle diverse dimensioni della gestione del fattore età e nel conseguire i risultati attesi.
Marcaletti, F., Garavaglia, E., Milone, A. M., Age management. Teoria e pratica per la gestione dell’età nelle organizzazioni di lavoro, Franco Angeli, Milano 2014: 176 [http://hdl.handle.net/10807/65099]
Age management. Teoria e pratica per la gestione dell’età nelle organizzazioni di lavoro
Marcaletti, Francesco;Garavaglia, Emma;Milone, Alessandra Maria
2014
Abstract
L’age management matura in campi che per proprie premesse postulano tra di loro una presa di distanza, come lo sono la medicina del lavoro con la sua attenzione alle dimensioni individuali e organizzative legate ai contenuti delle prestazioni di lavoro, da un lato, e la gerontologia sociale con la sua attenzione alle influenze esercitate sulle biografie di lavoratori e organizzazioni dai fattori strutturali di natura istituzionale, dall’altro lato. Anche per tali ragioni l’age management sembra essere ancora lontano dal radicarsi e prendere piena cittadinanza all’interno delle scienze organizzative e manageriali. Tale duplicità di origine rappresenta tuttavia non un punto di debolezza ma un punto di forza di questa nascente disciplina. Sullo sfondo dello sviluppo dell’age management rimane lo scenario dei profondi cambiamenti che la dinamica demografica determinerà nel corso del presente secolo nel nostro paese, in Europa e nel resto del mondo. Tutte queste tematiche costituiscono l’ossatura del manuale. L’età, nei suoi molteplici significati, insieme al processo di invecchiamento, sono temi discussi nelle loro implicazioni sul versante macro-strutturale, meso-organizzativo e micro-individuale all’interno del primo capitolo, contributo che si pone l’obiettivo di dare conto anche delle più recenti acquisizioni sui processi di invecchiamento maturate in ambito scientifico. La risposta istituzionale alle sfide poste dal cambiamento demografico è invece l’argomento contenuto nel secondo capitolo. Da più di trent’anni organizzazioni internazionali, istituzioni sovranazionali e singoli organismi nazionali hanno sviluppato a svariati livelli un’imponente mole di misure, raccomandazioni, politiche e programmi d’azione per affrontare le sfide del cambiamento demografico che non possono non rappresentare la cornice dei fattori principali di condizionamento, ai diversi piani (regolativo, organizzativo e individuale), della possibilità di intervento nelle organizzazioni di lavoro attraverso pratiche di age management. Nel terzo capitolo si presentano e discutono le definizioni di age management nonché le prospettive analitiche e di intervento che da queste so-no scaturite. È in questa sede in particolare che si dà evidenza delle differenti impostazioni che derivano dalla duplicità di origine dell’age management stesso. Tali osservazioni sono inserite organicamente all’interno delle riflessioni relative al cambiamento organizzativo e alle teorie sulla gestione delle diversità al lavoro. Nel quarto capitolo si compie infine quella che è una sostanziosa carrellata di pratiche e di strumenti – definiti in contesti oltremodo diversi – nel campo dell’age management, da interpretarsi quali esempi di possibili strategie di intervento all’interno delle organizzazioni di lavoro. Tale rassegna rappresenta un primo sistematico tentativo di organizzare le leve utilizzate da aziende ed enti privati e pubblici – rifacendosi a concrete esperienze di applicazione – che si sono cimentate con la sfida della gestione dell’età e hanno definito strategie e linee di azione coerenti con tale obiettivo. Pur nella sua inevitabile parzialità, quanto esemplificato nel capitolo quarto fa riferimento a metodologie e strumentazioni che godono di una certa reputazione e diffusione a livello europeo e che, soprattutto, si sono dimostrate tra le più efficaci nell’intervenire sulle diverse dimensioni della gestione del fattore età e nel conseguire i risultati attesi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.