“La salute non è solo un valore di per sé ma è anche un driver per la crescita. Solo una popolazione sana può consentire il raggiungimento del pieno potenziale economico del proprio Paese”. Questo l’incipit del documento del terzo Programma europeo “Health for Growth” (2014-2020), che, confermando la centralità che nell’ultimo decennio salute e sanità hanno avuto nell’agenda della Commissione Europea e dei Governi degli Stati membri, ribadisce: l’importanza del settore salute per lo sviluppo economico e sociale di un Paese, la necessità di sviluppare modelli innovativi e sostenibili di sistemi sanitari, l’importanza di focalizzare l’attenzione sulla prevenzione. Di fronte a queste sollecitazioni, lo scenario italiano presenta un quadro complesso, sotto l’aspetto sia economico-finanziario sia clinico-assistenziale, che richiede sforzi notevoli. Dal punto di vista economico-finanziario il sistema risente della crisi, della contrazione delle risorse disponibili, di stringenti vincoli di finanza pubblica con tagli alla spesa e riduzione del finanziamento, di una spesa sanitaria pubblica pro capite inferiore rispetto alle principali economie europee, con un conseguente sottofinanziamento. Dal punto di vista clinico-assistenziale, sul fronte della domanda, si assiste a un’evoluzione epidemiologica con invecchiamento della popolazione e aumento delle cronicità; sul fronte dell’offerta, l’evoluzione della medicina e il progresso scientifico implicano sempre più l’impiego di avanzate tecnologie sanitarie, terapie personalizzate, farmaci evoluti. Entrambi i fattori suddetti richiedono investimenti elevati e hanno a loro volta ripercussioni economiche sul sistema. Per affrontare al meglio il contesto delineato si impone un potenziamento dell’intero sistema di governance della sanità che si sostanzia nella cooperazione tra Ministero della salute, Ministero dell’economia e delle finanze e Regioni. Un sistema sanitario sostenibile è raggiungibile, infatti, attraverso l’azione congiunta non solo degli operatori sanitari, ma di tutti i soggetti sociali e istituzionali, profit e non profit, di tutti gli attori che nel loro insieme costituiscono valore per il sistema Paese. Gli attori coinvolti a vario titolo in questa gestione dovranno percorrere alcune direttrici chiave per lo sviluppo del sistema, quali un’ottimizzazione delle risorse e dell’assetto organizzativo, anche con un ripensamento del ruolo e dell’integrazione di pubblico e privato, un rafforzamento della sanità integrativa, un rilancio delle eccellenze del Paese anche nell’ottica delle cure trasfrontaliere, un reinvestimento costante in sanità di quanto ricavato dalla revisione della spesa. È necessario, in particolare, che la ricerca sanitaria sia considerata come un vero e proprio investimento. È la ricerca sanitaria, infatti, che ha consentito la conversione da “mortali” a “guaribili” di alcune patologie, garantendo un miglioramento dell’outcome degli assistiti e, al contempo, una forte riduzione della spesa a carico del SSN. È necessario selezionare le migliori proposte di ricerca, ma anche definire le priorità più utili alla gestione delle aree di incertezza negli interventi sanitari. La ricerca deve essere l’architrave su cui si deve poggiare il SSN e deve consentire in primis: il trasferimento in tempi rapidi dei risultati delle ricerche alla pratica clinica e all’assistenza sanitaria; l’appropriatezza delle cure e l’esigenza di servizi efficienti facilmente accessibili e ciò per rispettare l’equità; l’eticità della ricerca e la capacità di comunicare la “scienza” ai cittadini. Il Ministero della salute, in ottemperanza alle sue funzioni, finanzia e sostiene la ricerca traslazionale che parte dal laboratorio e obbligatoriamente raggiunge il paziente. È una ricerca per la persona, non una ricerca per l’incremento generico della conoscenza e, pertanto, diretta a soddisfare il bisogno di salute del cittadino. Bisogno di salute che, come evidenziato nella Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è qualcosa di molto più ampio e globale dell’assenza di malattia o di infermità, è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e il possesso del miglior stato di salute raggiungibile costituisce uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano. La Relazione sullo Stato Sanitario del Paese mostra che molto lavoro è stato fatto in questi anni per garantire questo diritto alla collettività. Nel 2012, l’Italia si è posizionata ai primi posti nella graduatoria europea della speranza di vita alla nascita (79,6 anni per gli uomini e 84,4 per le donne), molte posizioni al di sopra della media europea. La vita media sopra i 65 anni rimane in Italia tra le più elevate d’Europa e nel 2011 ha raggiunto nelle donne i 22,6 anni rispetto ai 18,8 anni negli uomini. La riduzione della mortalità per malattie del sistema circolatorio e per tumori maligni, che insieme costituiscono oltre il 70% delle cause di decesso in Italia, ha permesso di aumentare la vita media di 2,1 anni in entrambi i generi. Molti progressi hanno favorito il miglioramento delle condizioni e le prospettive di vita, nonché il benessere di un sempre più ampio bacino di pazienti in diversi ambiti fondamentali descritti nella Relazione.
A. A. V., V., Moscato, U., Relazione sullo stato sanitario del Paese 2012-2013 , 2014 [http://hdl.handle.net/10807/64814]
Relazione sullo stato sanitario del Paese 2012-2013
Moscato, Umberto
2014
Abstract
“La salute non è solo un valore di per sé ma è anche un driver per la crescita. Solo una popolazione sana può consentire il raggiungimento del pieno potenziale economico del proprio Paese”. Questo l’incipit del documento del terzo Programma europeo “Health for Growth” (2014-2020), che, confermando la centralità che nell’ultimo decennio salute e sanità hanno avuto nell’agenda della Commissione Europea e dei Governi degli Stati membri, ribadisce: l’importanza del settore salute per lo sviluppo economico e sociale di un Paese, la necessità di sviluppare modelli innovativi e sostenibili di sistemi sanitari, l’importanza di focalizzare l’attenzione sulla prevenzione. Di fronte a queste sollecitazioni, lo scenario italiano presenta un quadro complesso, sotto l’aspetto sia economico-finanziario sia clinico-assistenziale, che richiede sforzi notevoli. Dal punto di vista economico-finanziario il sistema risente della crisi, della contrazione delle risorse disponibili, di stringenti vincoli di finanza pubblica con tagli alla spesa e riduzione del finanziamento, di una spesa sanitaria pubblica pro capite inferiore rispetto alle principali economie europee, con un conseguente sottofinanziamento. Dal punto di vista clinico-assistenziale, sul fronte della domanda, si assiste a un’evoluzione epidemiologica con invecchiamento della popolazione e aumento delle cronicità; sul fronte dell’offerta, l’evoluzione della medicina e il progresso scientifico implicano sempre più l’impiego di avanzate tecnologie sanitarie, terapie personalizzate, farmaci evoluti. Entrambi i fattori suddetti richiedono investimenti elevati e hanno a loro volta ripercussioni economiche sul sistema. Per affrontare al meglio il contesto delineato si impone un potenziamento dell’intero sistema di governance della sanità che si sostanzia nella cooperazione tra Ministero della salute, Ministero dell’economia e delle finanze e Regioni. Un sistema sanitario sostenibile è raggiungibile, infatti, attraverso l’azione congiunta non solo degli operatori sanitari, ma di tutti i soggetti sociali e istituzionali, profit e non profit, di tutti gli attori che nel loro insieme costituiscono valore per il sistema Paese. Gli attori coinvolti a vario titolo in questa gestione dovranno percorrere alcune direttrici chiave per lo sviluppo del sistema, quali un’ottimizzazione delle risorse e dell’assetto organizzativo, anche con un ripensamento del ruolo e dell’integrazione di pubblico e privato, un rafforzamento della sanità integrativa, un rilancio delle eccellenze del Paese anche nell’ottica delle cure trasfrontaliere, un reinvestimento costante in sanità di quanto ricavato dalla revisione della spesa. È necessario, in particolare, che la ricerca sanitaria sia considerata come un vero e proprio investimento. È la ricerca sanitaria, infatti, che ha consentito la conversione da “mortali” a “guaribili” di alcune patologie, garantendo un miglioramento dell’outcome degli assistiti e, al contempo, una forte riduzione della spesa a carico del SSN. È necessario selezionare le migliori proposte di ricerca, ma anche definire le priorità più utili alla gestione delle aree di incertezza negli interventi sanitari. La ricerca deve essere l’architrave su cui si deve poggiare il SSN e deve consentire in primis: il trasferimento in tempi rapidi dei risultati delle ricerche alla pratica clinica e all’assistenza sanitaria; l’appropriatezza delle cure e l’esigenza di servizi efficienti facilmente accessibili e ciò per rispettare l’equità; l’eticità della ricerca e la capacità di comunicare la “scienza” ai cittadini. Il Ministero della salute, in ottemperanza alle sue funzioni, finanzia e sostiene la ricerca traslazionale che parte dal laboratorio e obbligatoriamente raggiunge il paziente. È una ricerca per la persona, non una ricerca per l’incremento generico della conoscenza e, pertanto, diretta a soddisfare il bisogno di salute del cittadino. Bisogno di salute che, come evidenziato nella Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è qualcosa di molto più ampio e globale dell’assenza di malattia o di infermità, è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e il possesso del miglior stato di salute raggiungibile costituisce uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano. La Relazione sullo Stato Sanitario del Paese mostra che molto lavoro è stato fatto in questi anni per garantire questo diritto alla collettività. Nel 2012, l’Italia si è posizionata ai primi posti nella graduatoria europea della speranza di vita alla nascita (79,6 anni per gli uomini e 84,4 per le donne), molte posizioni al di sopra della media europea. La vita media sopra i 65 anni rimane in Italia tra le più elevate d’Europa e nel 2011 ha raggiunto nelle donne i 22,6 anni rispetto ai 18,8 anni negli uomini. La riduzione della mortalità per malattie del sistema circolatorio e per tumori maligni, che insieme costituiscono oltre il 70% delle cause di decesso in Italia, ha permesso di aumentare la vita media di 2,1 anni in entrambi i generi. Molti progressi hanno favorito il miglioramento delle condizioni e le prospettive di vita, nonché il benessere di un sempre più ampio bacino di pazienti in diversi ambiti fondamentali descritti nella Relazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.