L’infezione da Papilloma Virus Umano (HPV) è molto frequente nella popolazione femminile: si stima, infatti, che almeno il 75% delle donne sessualmente attive si infetti nel corso della propria vita con un virus HPV di qualunque tipo e che oltre il 50% si infetti con un tipo ad alto rischio oncogeno; tra questi, i sierotipi 16 e 18 sono responsabili di oltre il 70% dei casi di tumore della cervice uterina. Quest’ultimo rappresenta il secondo tipo di tumore femminile più frequente, con circa 500.000 nuovi casi l’anno e 250.000 decessi nel mondo, e risulta essere il primo tumore riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come totalmente riconducibile a un’infezione, quella appunto da HPV. In Italia si verificano ogni anno circa 3500 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina e 1000 decessi. Nell’agosto 2006 l’OMS ha pubblicato una guida per l’introduzione dei vaccini anti-HPV, secondo cui le preadolescenti tra i 9 e i 13 anni di età rappresentano il target primario, in quanto la vaccinazione a questa età e prima dell’inizio dei rapporti sessuali è particolarmente vantaggiosa perché induce livelli di immunità molto elevati prima di un eventuale contatto con HPV. La vaccinazione contro l’HPV è diversa dalle altre incluse nel calendario vaccinale in quanto previene un’infezione sessualmente trasmessa che può evolvere in cancro e anche il target è particolare perché attualmente è raccomandata alle ragazze pre-adolescenti. La disponibilità di questi vaccini, pertanto, costituisce un’opportunità di prevenzione fondamentale che deve tener inconsiderazione una serie di aspetti rilevanti quali: la durata dell’efficacia e l’eventuale necessità di richiami nel tempo, l’identificazione del target, in termini di età e genere dei soggetti cui offrire la vaccinazione e la fattibilità delle strategie vaccinali, tenendo conto delle implicazioni sociali di un vaccino contro una malattia a trasmissione sessuale rivolto alle adolescenti. Va inoltre sottolineato l’impatto della vaccinazione antiHPV sulle politiche di screening: la vaccinazione, infatti, non previene la totalità delle infezioni da HPV ad alto rischio ed è quindi necessario che le campagne di vaccinazione vadano ad affiancare le attività di screening organizzato, poiché i due interventi di prevenzione, primaria e secondaria, sono complementari.

Ferriero, A. M., Specchia, M. L., Lovato, E., Cadeddu, C., Gestione nelle Regioni italiane delle coorti incluse nella vaccinazione; differenze tra l’Italia e i principali Paesi europei e non, in Rivalutazione della vaccinazione anti-HPV a 5 anni dalla sua introduzione. HTA 2.0, <<Quaderni dell’Italian Journal of Public Health>>, 2014; 3 (8): 9-13 [http://hdl.handle.net/10807/64206]

Gestione nelle Regioni italiane delle coorti incluse nella vaccinazione; differenze tra l’Italia e i principali Paesi europei e non, in Rivalutazione della vaccinazione anti-HPV a 5 anni dalla sua introduzione. HTA 2.0

Ferriero, Anna Maria;Specchia, Maria Lucia;Cadeddu, Chiara
2014

Abstract

L’infezione da Papilloma Virus Umano (HPV) è molto frequente nella popolazione femminile: si stima, infatti, che almeno il 75% delle donne sessualmente attive si infetti nel corso della propria vita con un virus HPV di qualunque tipo e che oltre il 50% si infetti con un tipo ad alto rischio oncogeno; tra questi, i sierotipi 16 e 18 sono responsabili di oltre il 70% dei casi di tumore della cervice uterina. Quest’ultimo rappresenta il secondo tipo di tumore femminile più frequente, con circa 500.000 nuovi casi l’anno e 250.000 decessi nel mondo, e risulta essere il primo tumore riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come totalmente riconducibile a un’infezione, quella appunto da HPV. In Italia si verificano ogni anno circa 3500 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina e 1000 decessi. Nell’agosto 2006 l’OMS ha pubblicato una guida per l’introduzione dei vaccini anti-HPV, secondo cui le preadolescenti tra i 9 e i 13 anni di età rappresentano il target primario, in quanto la vaccinazione a questa età e prima dell’inizio dei rapporti sessuali è particolarmente vantaggiosa perché induce livelli di immunità molto elevati prima di un eventuale contatto con HPV. La vaccinazione contro l’HPV è diversa dalle altre incluse nel calendario vaccinale in quanto previene un’infezione sessualmente trasmessa che può evolvere in cancro e anche il target è particolare perché attualmente è raccomandata alle ragazze pre-adolescenti. La disponibilità di questi vaccini, pertanto, costituisce un’opportunità di prevenzione fondamentale che deve tener inconsiderazione una serie di aspetti rilevanti quali: la durata dell’efficacia e l’eventuale necessità di richiami nel tempo, l’identificazione del target, in termini di età e genere dei soggetti cui offrire la vaccinazione e la fattibilità delle strategie vaccinali, tenendo conto delle implicazioni sociali di un vaccino contro una malattia a trasmissione sessuale rivolto alle adolescenti. Va inoltre sottolineato l’impatto della vaccinazione antiHPV sulle politiche di screening: la vaccinazione, infatti, non previene la totalità delle infezioni da HPV ad alto rischio ed è quindi necessario che le campagne di vaccinazione vadano ad affiancare le attività di screening organizzato, poiché i due interventi di prevenzione, primaria e secondaria, sono complementari.
2014
Italiano
Quaderni dell’Italian Journal of Public Health
Ferriero, A. M., Specchia, M. L., Lovato, E., Cadeddu, C., Gestione nelle Regioni italiane delle coorti incluse nella vaccinazione; differenze tra l’Italia e i principali Paesi europei e non, in Rivalutazione della vaccinazione anti-HPV a 5 anni dalla sua introduzione. HTA 2.0, <<Quaderni dell’Italian Journal of Public Health>>, 2014; 3 (8): 9-13 [http://hdl.handle.net/10807/64206]
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