Il saggio compie un primo bilancio della c.d. riforma del diritto della filiazione iniziata con la legge 10 dicembre 2012, n. 219 e portata a termine dal d.lgs. 28 dicembre 2013, n. 154. A partire da due interrogativi (“Qual è il disegno sistematico perseguito dalla riforma?” e “Come, e con quanta efficacia, questo obiettivo viene realizzato?”), esso sviluppa l’idea secondo la quale l’obiettivo dell’unificazione degli stati di filiazione avuto di mira dal legislatore sia stato realizzato sotto il profilo degli effetti dello stato (esemplificativamente, grazie alla sostituzione della “potestà genitoriale” con la “responsabilità genitoriale”, alla formalizzazione di un nuovo statuto dei diritti del minore all’art. 315 bis c.c. ed all’unificazione della disciplina dell’affidamento quali che siano le cause della crisi familiare), mentre sia rimasto incompiuto sotto il profilo della sistematica dell’accertamento e delle azioni di status. Con riguardo a questo secondo aspetto, infatti, non solo permane la differenziazione tra un accertamento automatico della maternità di donna coniugata ed un accertamento volontaristico della maternità di donna nubile, ma pure si conserva un regime che – in ragione della persistente differenza di disciplina tra disconoscimento della paternità ed impugnazione del riconoscimento per difetto di veridicità – conferisce al nato fuori del matrimonio uno status più precario di quello del nato in matrimonio. Da qui la conclusione che più che di una riforma si debba parlare di una novella, alla quale sono mancate lungimiranza di vedute e profondità d’azione.
Renda, A., Uno o due status filiationis? Accertamento della filiazione ed azioni di stato dopo la riforma del 2013, in Paladini, M., Cecchella, C. (ed.), La riforma della filiazione. Profili sostanziali e processuali. 2° quaderno della Scuola di formazione dell’Osservatorio sul diritto di famiglia, Pro.Form, Pisa 2014: 19- 31 [http://hdl.handle.net/10807/61639]
Uno o due status filiationis? Accertamento della filiazione ed azioni di stato dopo la riforma del 2013
Renda, Andrea
2014
Abstract
Il saggio compie un primo bilancio della c.d. riforma del diritto della filiazione iniziata con la legge 10 dicembre 2012, n. 219 e portata a termine dal d.lgs. 28 dicembre 2013, n. 154. A partire da due interrogativi (“Qual è il disegno sistematico perseguito dalla riforma?” e “Come, e con quanta efficacia, questo obiettivo viene realizzato?”), esso sviluppa l’idea secondo la quale l’obiettivo dell’unificazione degli stati di filiazione avuto di mira dal legislatore sia stato realizzato sotto il profilo degli effetti dello stato (esemplificativamente, grazie alla sostituzione della “potestà genitoriale” con la “responsabilità genitoriale”, alla formalizzazione di un nuovo statuto dei diritti del minore all’art. 315 bis c.c. ed all’unificazione della disciplina dell’affidamento quali che siano le cause della crisi familiare), mentre sia rimasto incompiuto sotto il profilo della sistematica dell’accertamento e delle azioni di status. Con riguardo a questo secondo aspetto, infatti, non solo permane la differenziazione tra un accertamento automatico della maternità di donna coniugata ed un accertamento volontaristico della maternità di donna nubile, ma pure si conserva un regime che – in ragione della persistente differenza di disciplina tra disconoscimento della paternità ed impugnazione del riconoscimento per difetto di veridicità – conferisce al nato fuori del matrimonio uno status più precario di quello del nato in matrimonio. Da qui la conclusione che più che di una riforma si debba parlare di una novella, alla quale sono mancate lungimiranza di vedute e profondità d’azione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.