Il protocollo di studio elettrofisiologico dell’atleta con Sindrome di WPW deve essere impostato nel modo più dinamico e individualizzato possibile, tenendo in debita considerazione gli effetti della modulazione simpato-vagale correlata al condizionamento atletico specifico e il fatto che, in funzione del profilo di personalità, lo stress psicofisiologico indotto da un particolare tipo di competizione e dal grado e livello d’impegno agonistico può determinare variazioni significative di parametri elettrofisiologici apparentemente “rassicuranti” in condizioni basali, con effetti proaritmici imprevisti.ai fini di una corretta stratificazione del rischio aritmico in pazienti con PEV. Lo studio elettrofisiologico trasesofageo (SETE) è un metodo adeguato per la quantificazione dei parametri elettrofisiologici marcatori di rischio e per il follow-up dei pazienti con sindrome di WPW, purché i parametri siano valuti in condizioni dinamiche, in quanto il rimodellamento elettrofisiologico acuto della conduzione/refrattarietà anterograda del NAV e della via accessoria può variare anche significativamente in funzione di fluttuazioni del bilancio autonomotropo. Una determinazione incompleta e/o non contestualizzata può causare una valutazione prognostica non corretta. L’inducibilità di TRAV ortodromica e il rilievo di SPERRI brevi sono prevalenti nei soggetti sintomatici rispetto agli asintomatici. Il valore predittivo dello SPERRI quale unico parametro di classificazione del rischio aritmico in atleti con PEV asintomatica è discutibile. Infatti la specificità dello SPERRI si riduce progressivamente elevando il livello di soglia al di sopra di 220 msec in condizioni di riposo. È quindi verosimile che, in assenza di sintomi e/o d’inducibilità di FA, il valore di SPERRI previsto dalle linee guida correnti (< 250 msec) come soglia per prescrivere un’ablazione sia eccessivamente aspecifico. Tuttavia, dovendo considerare il problema da un punto di vista medico-sportivo (e medico-legale), è ragionevole utilizzare i valori di soglia previsti dall’attuale protocollo C.O.C.I.S., semplificandone l’attuale formulazione con soglie di SPERRI in FA non inferiori a 240 msec a riposo, e a 200 msec, sotto sforzo. E'inoltre emerso da studi recenti che, in pazienti adulti, ove i parametri siano riproducibilmente non a rischio in almeno sette studi di follow-up elettrofisiologico non si osservano peggioramenti anche prolungando l’osservazione per oltre quindici anni; inoltre il 20% circa dei casi può migliorare. Per contro, anche se raramente (meno del 5% dei casi), le caratteristiche elettrofisiologiche di alcune vie accessorie possono subire variazioni sfavorevoli soprattutto in fase evolutiva e di accrescimento. Pertanto, ove si preferisca seguire un approccio conservativo, è opportuno un monitoraggio del paziente con SETE periodico, come previsto per la certificazione di idoneità allo sport agonistico.

Fenici, R., Brisinda, D., Venuti, A., La sindrome da preeccitazione ventricolare, in Zeppilli, P. (ed.), Cardiologia dello sport, C.E.S.I., Roma 2014: 459- 496 [http://hdl.handle.net/10807/61562]

La sindrome da preeccitazione ventricolare

Fenici, Riccardo;Brisinda, Donatella;Venuti, Angela
2014

Abstract

Il protocollo di studio elettrofisiologico dell’atleta con Sindrome di WPW deve essere impostato nel modo più dinamico e individualizzato possibile, tenendo in debita considerazione gli effetti della modulazione simpato-vagale correlata al condizionamento atletico specifico e il fatto che, in funzione del profilo di personalità, lo stress psicofisiologico indotto da un particolare tipo di competizione e dal grado e livello d’impegno agonistico può determinare variazioni significative di parametri elettrofisiologici apparentemente “rassicuranti” in condizioni basali, con effetti proaritmici imprevisti.ai fini di una corretta stratificazione del rischio aritmico in pazienti con PEV. Lo studio elettrofisiologico trasesofageo (SETE) è un metodo adeguato per la quantificazione dei parametri elettrofisiologici marcatori di rischio e per il follow-up dei pazienti con sindrome di WPW, purché i parametri siano valuti in condizioni dinamiche, in quanto il rimodellamento elettrofisiologico acuto della conduzione/refrattarietà anterograda del NAV e della via accessoria può variare anche significativamente in funzione di fluttuazioni del bilancio autonomotropo. Una determinazione incompleta e/o non contestualizzata può causare una valutazione prognostica non corretta. L’inducibilità di TRAV ortodromica e il rilievo di SPERRI brevi sono prevalenti nei soggetti sintomatici rispetto agli asintomatici. Il valore predittivo dello SPERRI quale unico parametro di classificazione del rischio aritmico in atleti con PEV asintomatica è discutibile. Infatti la specificità dello SPERRI si riduce progressivamente elevando il livello di soglia al di sopra di 220 msec in condizioni di riposo. È quindi verosimile che, in assenza di sintomi e/o d’inducibilità di FA, il valore di SPERRI previsto dalle linee guida correnti (< 250 msec) come soglia per prescrivere un’ablazione sia eccessivamente aspecifico. Tuttavia, dovendo considerare il problema da un punto di vista medico-sportivo (e medico-legale), è ragionevole utilizzare i valori di soglia previsti dall’attuale protocollo C.O.C.I.S., semplificandone l’attuale formulazione con soglie di SPERRI in FA non inferiori a 240 msec a riposo, e a 200 msec, sotto sforzo. E'inoltre emerso da studi recenti che, in pazienti adulti, ove i parametri siano riproducibilmente non a rischio in almeno sette studi di follow-up elettrofisiologico non si osservano peggioramenti anche prolungando l’osservazione per oltre quindici anni; inoltre il 20% circa dei casi può migliorare. Per contro, anche se raramente (meno del 5% dei casi), le caratteristiche elettrofisiologiche di alcune vie accessorie possono subire variazioni sfavorevoli soprattutto in fase evolutiva e di accrescimento. Pertanto, ove si preferisca seguire un approccio conservativo, è opportuno un monitoraggio del paziente con SETE periodico, come previsto per la certificazione di idoneità allo sport agonistico.
2014
Italiano
Cardiologia dello sport
978-88-89590-40-9
C.E.S.I.
Fenici, R., Brisinda, D., Venuti, A., La sindrome da preeccitazione ventricolare, in Zeppilli, P. (ed.), Cardiologia dello sport, C.E.S.I., Roma 2014: 459- 496 [http://hdl.handle.net/10807/61562]
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