La flessibilità, intesa come la risposta articolare al movimento, è una componente importante, spesso tralasciata, del fitness fisico. Spesso i problemi a carico della zona lombare sono dovuti al non corretto allineamento delle vertebre della colonna e della fascia pelvica. La capacità di mobilità articolare e quella di elasticità muscolare, sono capacità strettamente interdipendenti ma disgiunte, in quanto la mobilità articolare o flessibilità è definibile come la capacità delle nostre articolazioni di consentirci l’esecuzione disinvolta dei movimenti alla loro massima ampiezza, mentre l’elasticità muscolare è la capacità del muscolo scheletrico di lasciarsi stirare e di recuperare la lunghezza fisiologica senza subire traumi. La loro reciproca dipendenza è palese in quanto la mobilità dipende dalle caratteristiche anatomico-strutturali delle articolazioni ma anche dalla capacità dei muscoli antagonisti che interessano i movimenti delle stesse ad allungarsi facilmente. La mobilità articolare e la flessibilità di ciascuno di noi varia in funzione dei seguenti fattori: fattori individuali congeniti legati alle caratteristiche elastico-strutturali delle capsule articolari, dei legamenti e dei muscoli; fattori legati allo sviluppo, all’età ed al sesso (nel bambino la lassità e la cedevolezza dei legamenti e delle capsule articolari è maggiore rispetto all’adulto e la femmina, rispetto al maschio, denota una maggior mobilità); fattori dipendenti dall’utilizzo abituale delle articolazioni che possono subire un processo di aumento o di diminuzione della mobilità in seguito alla presenza o meno di sollecitazioni funzionali generate dall’ampiezza dei movimenti segmentari che le vanno ad interessare. Il soggetto anziano è portato, per cultura ed abitudini sbagliate, a muoversi sempre di meno con movimenti articolari ridotti perdendo progressivamente ampiezza nelle escursioni articolari. Il ruolo delle articolazioni del nostro corpo è duplice: consentire il movimento dei capi ossei e nello stesso tempo garantire la stabilità della struttura ossea nelle varie posture in opposizione alla forza di gravità. Per questo diventa importante chiarire che la mobilità articolare deve essere migliorata solo quando è necessario per il mantenimento della mobilità fisiologica che consente all’uomo i movimenti.

Cereda, F., Lo stretching, Editrice Elika, Cesena 2000: 112 [http://hdl.handle.net/10807/6141]

Lo stretching

Cereda, Ferdinando
2000

Abstract

La flessibilità, intesa come la risposta articolare al movimento, è una componente importante, spesso tralasciata, del fitness fisico. Spesso i problemi a carico della zona lombare sono dovuti al non corretto allineamento delle vertebre della colonna e della fascia pelvica. La capacità di mobilità articolare e quella di elasticità muscolare, sono capacità strettamente interdipendenti ma disgiunte, in quanto la mobilità articolare o flessibilità è definibile come la capacità delle nostre articolazioni di consentirci l’esecuzione disinvolta dei movimenti alla loro massima ampiezza, mentre l’elasticità muscolare è la capacità del muscolo scheletrico di lasciarsi stirare e di recuperare la lunghezza fisiologica senza subire traumi. La loro reciproca dipendenza è palese in quanto la mobilità dipende dalle caratteristiche anatomico-strutturali delle articolazioni ma anche dalla capacità dei muscoli antagonisti che interessano i movimenti delle stesse ad allungarsi facilmente. La mobilità articolare e la flessibilità di ciascuno di noi varia in funzione dei seguenti fattori: fattori individuali congeniti legati alle caratteristiche elastico-strutturali delle capsule articolari, dei legamenti e dei muscoli; fattori legati allo sviluppo, all’età ed al sesso (nel bambino la lassità e la cedevolezza dei legamenti e delle capsule articolari è maggiore rispetto all’adulto e la femmina, rispetto al maschio, denota una maggior mobilità); fattori dipendenti dall’utilizzo abituale delle articolazioni che possono subire un processo di aumento o di diminuzione della mobilità in seguito alla presenza o meno di sollecitazioni funzionali generate dall’ampiezza dei movimenti segmentari che le vanno ad interessare. Il soggetto anziano è portato, per cultura ed abitudini sbagliate, a muoversi sempre di meno con movimenti articolari ridotti perdendo progressivamente ampiezza nelle escursioni articolari. Il ruolo delle articolazioni del nostro corpo è duplice: consentire il movimento dei capi ossei e nello stesso tempo garantire la stabilità della struttura ossea nelle varie posture in opposizione alla forza di gravità. Per questo diventa importante chiarire che la mobilità articolare deve essere migliorata solo quando è necessario per il mantenimento della mobilità fisiologica che consente all’uomo i movimenti.
2000
Italiano
Monografia o trattato scientifico
Cereda, F., Lo stretching, Editrice Elika, Cesena 2000: 112 [http://hdl.handle.net/10807/6141]
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