Questo libero presenta un itinerario di riflessione in cui il tema della cura diventa l'occasione per ripensare la condizione umana che fa da sfondo e anche da fondamento dell'agire medico contemporaneo. Dalla raffigurazione della morte di Socrate, con cui Platone ci consegna la relazione di cura come "philia", passando attraverso il mito heideggeriano di cura, la foucaultiana "cura di sè", ma anche, più in filigrana, la pecora malaticcia e il mito della "grande salute" nietzscheani, si pone a tema il corpo vulnerabile come paradigma delle relazioni e primo valore della persona, sempre sposta al fraintendimento, all'abbandono o all'incomprensione. Nel dialogo con i temi della dell'ethics of care e con le sollecitazioni sviluppate nei Disability Studies, il testo propone una rilettura dei limiti procedurali e formali con cui la medicina oggi guarda alla figura del paziente e, cioè, in ultima analisi, all'uomo, di cui dovrebbe essere la custode. Grazie a una comprensione filosofica dell'azione di cura, descritta anzitutto come impegno nei suoi aspetti etico-sociali, ma anche politici, si auspica che la medicina, rifondata ontologicamente, e con gli strumenti che la filosofia le mette a disposizione, possa finalmente giungere alla costruzione teoretica di modelli relazionali efficaci che non sacrifichino la persona umana di volta in volta al principio normativo, o a un modello di comprensione empirico-naturalista, o matematico. Ossia di poter realizzare modelli etici relazionali che ripensino l'umano oltre l'accidentalità della malattia e coltivando forme di empatia e di capacità solidale ispirate ad autentici valori bioetici.
Papa, A., L'identità esposta. La cura come questione filosofica., Vita e Pensiero, Milano 2014:<<Università/Ricerche/Filosofia>>, XIX-153 [http://hdl.handle.net/10807/61299]
L'identità esposta. La cura come questione filosofica.
Papa, Alessandra
2014
Abstract
Questo libero presenta un itinerario di riflessione in cui il tema della cura diventa l'occasione per ripensare la condizione umana che fa da sfondo e anche da fondamento dell'agire medico contemporaneo. Dalla raffigurazione della morte di Socrate, con cui Platone ci consegna la relazione di cura come "philia", passando attraverso il mito heideggeriano di cura, la foucaultiana "cura di sè", ma anche, più in filigrana, la pecora malaticcia e il mito della "grande salute" nietzscheani, si pone a tema il corpo vulnerabile come paradigma delle relazioni e primo valore della persona, sempre sposta al fraintendimento, all'abbandono o all'incomprensione. Nel dialogo con i temi della dell'ethics of care e con le sollecitazioni sviluppate nei Disability Studies, il testo propone una rilettura dei limiti procedurali e formali con cui la medicina oggi guarda alla figura del paziente e, cioè, in ultima analisi, all'uomo, di cui dovrebbe essere la custode. Grazie a una comprensione filosofica dell'azione di cura, descritta anzitutto come impegno nei suoi aspetti etico-sociali, ma anche politici, si auspica che la medicina, rifondata ontologicamente, e con gli strumenti che la filosofia le mette a disposizione, possa finalmente giungere alla costruzione teoretica di modelli relazionali efficaci che non sacrifichino la persona umana di volta in volta al principio normativo, o a un modello di comprensione empirico-naturalista, o matematico. Ossia di poter realizzare modelli etici relazionali che ripensino l'umano oltre l'accidentalità della malattia e coltivando forme di empatia e di capacità solidale ispirate ad autentici valori bioetici.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.