Sulle principali piazze italiane si conferma nel 2012 la tendenza positiva delle quotazioni dei prodotti della filiera bovina da carne avviata l’anno precedente. Lo stato di depressione che aveva contraddistinto i mercati alla fine del primo decennio del duemila sembra oramai alle spalle e a fine anno la maggior parte dei prezzi si collocava diversi punti percentuali sopra la media del 2010. Malgrado la ripresa dei listini, tuttavia, gli allevatori incontrano ancora serie difficoltà di sopravvivenza, non a caso il patrimonio bovino italiano è in continua contrazione e tante aziende hanno cessato l’attività, a causa degli alti livelli raggiunti da tutte le principali voci di costo e dalla debole posizione detenuta lungo la filiera. La profonda crisi e la situazione di incertezza che sta attraversando il nostro paese porta il consumatore a preferire i prodotti convenienti e ad elevato contenuto di servizio, lasciando poco spazio alla differenziazione della carne bovina fresca. Quindi le quotazioni della carne bovina sono state spinte al rialzo non tanto dalla domanda, che è risultata tutt’altro che vivace, ma piuttosto indotte dai costi elevati di produzione. Proprio la debolezza dei consumi, che si è tradotta in una dinamica di prezzi al dettaglio decisamente più modesta rispetto a quelli alla produzione e all’ingrosso, è l’elemento che genera timori sulla solidità della ripresa, fondata più su fattori esterni che sugli elementi fondamentali del mercato nazionale.
Lanciotti, C., I PREZZI 2013, in Rama, D. (ed.), IL MERCATO DELLA CARNE BOVINA. RAPPORTO 2013, Franco Angeli, Milano 2013: 143- 170 [http://hdl.handle.net/10807/54280]
I PREZZI 2013
Lanciotti, Claudia
2013
Abstract
Sulle principali piazze italiane si conferma nel 2012 la tendenza positiva delle quotazioni dei prodotti della filiera bovina da carne avviata l’anno precedente. Lo stato di depressione che aveva contraddistinto i mercati alla fine del primo decennio del duemila sembra oramai alle spalle e a fine anno la maggior parte dei prezzi si collocava diversi punti percentuali sopra la media del 2010. Malgrado la ripresa dei listini, tuttavia, gli allevatori incontrano ancora serie difficoltà di sopravvivenza, non a caso il patrimonio bovino italiano è in continua contrazione e tante aziende hanno cessato l’attività, a causa degli alti livelli raggiunti da tutte le principali voci di costo e dalla debole posizione detenuta lungo la filiera. La profonda crisi e la situazione di incertezza che sta attraversando il nostro paese porta il consumatore a preferire i prodotti convenienti e ad elevato contenuto di servizio, lasciando poco spazio alla differenziazione della carne bovina fresca. Quindi le quotazioni della carne bovina sono state spinte al rialzo non tanto dalla domanda, che è risultata tutt’altro che vivace, ma piuttosto indotte dai costi elevati di produzione. Proprio la debolezza dei consumi, che si è tradotta in una dinamica di prezzi al dettaglio decisamente più modesta rispetto a quelli alla produzione e all’ingrosso, è l’elemento che genera timori sulla solidità della ripresa, fondata più su fattori esterni che sugli elementi fondamentali del mercato nazionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.