Il pensiero e la riflessione su ciò che guida l’azione solidaristica dell’uomo permea le riflessioni dell’umanità dall’antichità fino ad arrivare a Freud (1856-1939). Lo studio del perché e in che condizioni le persone aiutano o si impegnano in comportamenti prosociali affonda le sue radici contemporanee nella psicologia sociale (Schroeder, Penner, Dovidio e Piliavin, 1995). Anche se è difficile dare una risposta univoca perché dipendente “dagli approcci teorici e dagli apparati metodologici assunti da ricercatori e studiosi” (Marta e Scabini, 2003, p. 19), gli addetti ai lavori sono concordi sulla necessità di studiare il tema indagando la motivazione. Essendo le motivazioni strutture universali che guidano azioni simili (Snyder e Cantor, 1998), infatti, studiarle può aiutare a comprendere perché le persone agiscono in modo simile in altrettanti contesti. Alla luce di questo sfondo teorico le motivazioni hanno assunto un ruolo centrale nello studio dei comportamenti d’aiuto e, nello specifico, delle azioni prosociali volontarie . Gli studi sul tema hanno progressivamente ampliato e complessificato la messa a fuoco del ruolo della motivazione: dapprima unicamente indicando le caratteristiche di personalità (nell’accezione dicotomica altruismo/egoismo) come motivazioni dell’azione, e proponendo solo successivamente l’analisi dell’interazione tra caratteristiche disposizionali e situazionali. Questo ampliamento ha favorito uno sguardo di più ampio respiro sulle motivazioni, che ha recentemente condotto alcuni studiosi di questo tema alla necessità di parlare, per spiegare i comportamenti prosociali e volontari, di funzioni motivazionali ad essi sottostanti. Uno stesso comportamento prosociale può, quindi, sottostare a differenti motivazioni, peculiari della persona che compie il gesto volontario e della fase del ciclo di vita in cui ella si trova. I dati evidenziano la validità intrinseca di questo orientamento: le motivazioni sono una costellazione dinamica di forze interagenti tra loro che giorno dopo giorno, modificandosi e riadattandosi ai bisogni dei volontari ed alla situazione in cui essi si trovano, contribuiscono alla durata dell’impegno. Il contributo si divide in due parti: la prima è dedicata ad un excursus sul concetto di motivazione; la seconda, attraverso uno sguardo ad alcuni dati di ricerca, delinea la centralità delle motivazioni in diversi contesti: il volontariato, la donazione di sangue, l’emergenza.
Guiddi, P., Marta, E., Motivazioni prosociali e comportamenti volontari: una review, in Sbattella, F., Tettamanzi, M. (ed.), Fondamenti di psicologia dell'emergenza, Franco Angeli, Milano 2013: 116- 144 [http://hdl.handle.net/10807/51023]
Motivazioni prosociali e comportamenti volontari: una review
Guiddi, Paolo;Marta, Elena
2013
Abstract
Il pensiero e la riflessione su ciò che guida l’azione solidaristica dell’uomo permea le riflessioni dell’umanità dall’antichità fino ad arrivare a Freud (1856-1939). Lo studio del perché e in che condizioni le persone aiutano o si impegnano in comportamenti prosociali affonda le sue radici contemporanee nella psicologia sociale (Schroeder, Penner, Dovidio e Piliavin, 1995). Anche se è difficile dare una risposta univoca perché dipendente “dagli approcci teorici e dagli apparati metodologici assunti da ricercatori e studiosi” (Marta e Scabini, 2003, p. 19), gli addetti ai lavori sono concordi sulla necessità di studiare il tema indagando la motivazione. Essendo le motivazioni strutture universali che guidano azioni simili (Snyder e Cantor, 1998), infatti, studiarle può aiutare a comprendere perché le persone agiscono in modo simile in altrettanti contesti. Alla luce di questo sfondo teorico le motivazioni hanno assunto un ruolo centrale nello studio dei comportamenti d’aiuto e, nello specifico, delle azioni prosociali volontarie . Gli studi sul tema hanno progressivamente ampliato e complessificato la messa a fuoco del ruolo della motivazione: dapprima unicamente indicando le caratteristiche di personalità (nell’accezione dicotomica altruismo/egoismo) come motivazioni dell’azione, e proponendo solo successivamente l’analisi dell’interazione tra caratteristiche disposizionali e situazionali. Questo ampliamento ha favorito uno sguardo di più ampio respiro sulle motivazioni, che ha recentemente condotto alcuni studiosi di questo tema alla necessità di parlare, per spiegare i comportamenti prosociali e volontari, di funzioni motivazionali ad essi sottostanti. Uno stesso comportamento prosociale può, quindi, sottostare a differenti motivazioni, peculiari della persona che compie il gesto volontario e della fase del ciclo di vita in cui ella si trova. I dati evidenziano la validità intrinseca di questo orientamento: le motivazioni sono una costellazione dinamica di forze interagenti tra loro che giorno dopo giorno, modificandosi e riadattandosi ai bisogni dei volontari ed alla situazione in cui essi si trovano, contribuiscono alla durata dell’impegno. Il contributo si divide in due parti: la prima è dedicata ad un excursus sul concetto di motivazione; la seconda, attraverso uno sguardo ad alcuni dati di ricerca, delinea la centralità delle motivazioni in diversi contesti: il volontariato, la donazione di sangue, l’emergenza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.