This article defines the concepts of social distance and of xenophobia, and proposes two indices to measure their importance, on the basis of results of the European Value Study. Among other things, the analysis shows that both indices are inversely proportional to the size of the territorial affiliations, to the socio-cultural status, to a progressivist political orientation and to the confidence in the European Union.INGLESE
Il saggio presenta una elaborazione specifica, promossa dal Comitato direttivo del CIRMiB sui dati di una indagine europea EVS – European Values Survey (dati raccolti nel 2008/09) in 48 paesi (tra cui l’Italia), che ha misurato l’Indice di distanza sociale e l’Indice di Xenofobia. I dati confermano che l’Italia non risulta interessata da fenomeni acuti di razzismo e xenofobia, per lo meno in confronto ad altri Paesi dell’area europea ed extraeuropea. Ma la distanza sociale e la xenofobia aumentano significativamente in quella parte di società che è collocata nelle regioni del Centro e del Nord-Est, in centri di piccole dimensioni (sotto i 20mila abitanti) dove è più forte il “campanilismo” che si associa a “paura dell’altro”. Vi è poi una relazione statistica tra gli atteggiamenti di diffidenza e i bassi livelli di istruzione e l’età più avanzata. Sono infine più distanti e più xenofobi quei cittadini che si collocano politicamente a destra, rispetto a chi vota formazioni di sinistra, e coloro che si mostrano più scettici verso l’Europa (non si fidano delle istituzioni europee e non sono d’accordo con il progressivo allargamento). Il dato più interessante che emerge dalla ricerca CIRMiB è che esiste una relazione statistica tra il fatto di dichiararsi credenti praticanti (Indice di religiosità ecclesiale), conformi ai precetti religiosi (Indice di conformità religiosa-etica ecclesiale) e gli atteggiamenti di distanza sociale e xenofobia: viene smentita l’idea corrente che chi pratica la religione e frequenta ambienti sociali di chiesa sia più aperto nei confronti degli stranieri, in quanto oggetti di attenzione caritatevole. La spiegazione fornita è che l’appartenenza a una comunità religiosa connota un gruppo di cittadini che hanno in comune tre caratteri spesso associati tra loro: età anziana (oltre i 66 anni si accresce la probabilità di essere xenofobi), basso livello di istruzione e elevata conformità ai precetti religiosi. La spiegazione che si può avanzare è che la traduzione dei messaggi della Chiesa da parte dei suoi fedeli, che avviene attraverso i sacerdoti impegnati sul territorio, non arriva ad intaccare un sentimento di paura che è molto più profondo, una domanda implicita di sicurezza.
Colombo, M., Lanzetti, C., Tacchi, E. M., Besozzi, E., Santagati, M., Distanza sociale e xenofobia: uno studio comparativo tra locale e globale, in Colombo, M. (ed.), Immigrazione e contesti locali. Annuario Cirmib 2013, Vita e Pensiero, Milano 2013: <<annuario cirmib>>, 73- 121 [http://hdl.handle.net/10807/48163]
Distanza sociale e xenofobia: uno studio comparativo tra locale e globale
Colombo, Maddalena;Lanzetti, Clemente;Tacchi, Enrico Maria;Besozzi, Elena;Santagati, Mariagrazia
2013
Abstract
This article defines the concepts of social distance and of xenophobia, and proposes two indices to measure their importance, on the basis of results of the European Value Study. Among other things, the analysis shows that both indices are inversely proportional to the size of the territorial affiliations, to the socio-cultural status, to a progressivist political orientation and to the confidence in the European Union.INGLESEI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.