Il lavoro parte dalla lettura proposta dalla Enciclica Caritas in veritate secondo cui le cause più profonde dei limiti della globalizzazione vanno individuate nella assenza di una etica amica nei confronti della persona, per cui la globalizzazione lasciata a se stessa ci rende “vicini ma non ci rende fratelli”. Il lavoro esamina le ragioni per cui il tema delle motivazioni intrinseche di natura etica è stato sostanzialmente trascurato dal tradizionale mainstream della teoria economica e mostra come il recente sviluppo della letteratura sulle preferenze sociali (preferenze other-regarding) possa contribuire ad inserire nel mainstream l’idea che in una economia di mercato gli agenti economici debbano (e possano) misurarsi esplicitamente con l’esercizio di una responsabilità etica. A tale scopo, dopo un esame delle difficoltà dell’approccio standard della scelta razionale, un approccio in cui l’agente si preoccupa della scelta ottima tra alternative date ma elude la questione della definizione della struttura del problema in cui si collocano tali scelte, il lavoro mostra in che senso, sulla base dei meccanismi tipici di funzionamento di una economia di laissez faire, possa emergere una sorta di ‘fallimento etico’ del mercato e come una esplicita promozione della responsabilità etica degli agenti economici risulti essenziale per mitigare il problema, contrastando i fattori che tendono a spiazzare i ‘sentimenti morali’.
Venturini, L., Intorno ad una globalizzazione che ci rende “vicini ma non fratelli”, in Beretta, S., Botto, E., Citterio, F. (ed.), Ripensare lo sviluppo, Sfide e prospettive dalla “Caritas in veritate”, Vita e Pensiero, Milano 2011: 103- 126 [http://hdl.handle.net/10807/46113]
Intorno ad una globalizzazione che ci rende “vicini ma non fratelli”
Venturini, Luciano
2011
Abstract
Il lavoro parte dalla lettura proposta dalla Enciclica Caritas in veritate secondo cui le cause più profonde dei limiti della globalizzazione vanno individuate nella assenza di una etica amica nei confronti della persona, per cui la globalizzazione lasciata a se stessa ci rende “vicini ma non ci rende fratelli”. Il lavoro esamina le ragioni per cui il tema delle motivazioni intrinseche di natura etica è stato sostanzialmente trascurato dal tradizionale mainstream della teoria economica e mostra come il recente sviluppo della letteratura sulle preferenze sociali (preferenze other-regarding) possa contribuire ad inserire nel mainstream l’idea che in una economia di mercato gli agenti economici debbano (e possano) misurarsi esplicitamente con l’esercizio di una responsabilità etica. A tale scopo, dopo un esame delle difficoltà dell’approccio standard della scelta razionale, un approccio in cui l’agente si preoccupa della scelta ottima tra alternative date ma elude la questione della definizione della struttura del problema in cui si collocano tali scelte, il lavoro mostra in che senso, sulla base dei meccanismi tipici di funzionamento di una economia di laissez faire, possa emergere una sorta di ‘fallimento etico’ del mercato e come una esplicita promozione della responsabilità etica degli agenti economici risulti essenziale per mitigare il problema, contrastando i fattori che tendono a spiazzare i ‘sentimenti morali’.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.