INTRODUZIONE. Gli schemi e le tassonomie illustrati nelle pagine che seguono rappresentano uno strumento didattico, ad uso dello studente, teso a sintetizzare le principali componenti della ricerca clinica. Tale materiale è pensato per coloro che si apprestano allo studio della metodologia quando l’interesse di ricerca è rivolto alla valutazione dei diversi interventi di cui si avvale lo psicologo clinico (in primis il colloquio diagnostico, la consultazione e la psicoterapia). Se è vero che nel corso degli anni quest’ambito di studio si è soprattutto confrontato con la metodologia sperimentale per ragioni di giustificazionismo scientifico e di legittimazione sociale, in nome del principio di “efficacia”, è altresì indiscutibile come oggi sia sempre più diffuso l’impiego di metodologie d’indagine naturalistiche e interpretative, anche tra i ricercatori dediti alla ricerca standard e più bisognosi di metodo. L’indagine del processo di cura, l’analisi del discorso, lo studio di caso e la sua replicazione sistematica ne rappresentano gli esempi caratteristici, insieme ad alcuni approcci presi in prestito da discipline e paradigmi affini alla psicologia (si pensi, tra gli altri, ai casi dell’etnografia, della fenomenologia, dell’ermeneutica e della grounded theory). Quando il panorama della ricerca clinica non viene ridotto in modo stereotipato ed equivoco a quanto suggerito dalla distinzione qualità-quantità, allora il ricercatore è chiamato a muoversi tra i diversi paradigmi, potendo anche rovesciare la prospettiva d’indagine (dal campo al laboratorio) e alternando tra loro i diversi metodi (così da minimizzare gli inevitabili inconvenienti propri di ciascun metodo). In altri termini, si tratta di superare una visione “manichea” del discorso metodologico, così come di evitare un uso ritualistico delle diverse opzioni procedurali. In questa direzione, proprio il metodo clinico costringe il ricercatore a configurare il processo di ricerca non come qualcosa di già dato e replicabile sulla base di una qualche competenza esecutiva, spesso specialistica ma tuttavia circoscritta, quanto piuttosto come qualcosa da costruire sulla base di scelte coerenti in funzione di una specifica competenza di processo, nonché di un’articolazione ragionata e critica delle procedure. A partire dal problema della valutazione in psicoterapia e dalla declinazione delle fasi del processo di ricerca, gli schemi riepilogativi e le sinossi che seguono illustrano le principali tassonomie d’indagine (sperimentale, correlazionale, clinica e “mista”), i diversi disegni di ricerca (da quello estensivo a quello “single-case” e “multiple-case”), i criteri di campionamento classico e le sue alternative (assegnazione casuale, selezione casuale, campionamento teorico), così come i principi di validità, codifica e analisi dei dati non strettamente metrici. Verranno inoltre fornite le conoscenze di base relative alle condizioni di sviluppo, ai paradigmi e ai pregiudizi che hanno caratterizzato la storia della ricerca “qualitativa”, mostrandone vantaggi e limiti relativamente alle tecniche d’indagine più tipiche (vale a dire l’osservazione, il focus group e l’intervista discorsiva). Lo scopo ultimo di questa monografia è quello di fornire allo studente le linee guida per produrre ipotesi di ricerca clinicamente rilevanti e per sottoporre tali ipotesi a verifica empirica, al fine di coglierne le molteplici ricadute operative. Del resto, proprio il metodo clinico ha tra i suoi scopi non solo la conoscenza dei meccanismi di base, ma altresì la possibilità di progettare e intervenire nel senso più fedele del termine.

Margola, D., Metodologia della ricerca clinica. Linee guida, EDUCatt, Milano 2012: 96 [http://hdl.handle.net/10807/42814]

Metodologia della ricerca clinica. Linee guida

Margola, Davide
2012

Abstract

INTRODUZIONE. Gli schemi e le tassonomie illustrati nelle pagine che seguono rappresentano uno strumento didattico, ad uso dello studente, teso a sintetizzare le principali componenti della ricerca clinica. Tale materiale è pensato per coloro che si apprestano allo studio della metodologia quando l’interesse di ricerca è rivolto alla valutazione dei diversi interventi di cui si avvale lo psicologo clinico (in primis il colloquio diagnostico, la consultazione e la psicoterapia). Se è vero che nel corso degli anni quest’ambito di studio si è soprattutto confrontato con la metodologia sperimentale per ragioni di giustificazionismo scientifico e di legittimazione sociale, in nome del principio di “efficacia”, è altresì indiscutibile come oggi sia sempre più diffuso l’impiego di metodologie d’indagine naturalistiche e interpretative, anche tra i ricercatori dediti alla ricerca standard e più bisognosi di metodo. L’indagine del processo di cura, l’analisi del discorso, lo studio di caso e la sua replicazione sistematica ne rappresentano gli esempi caratteristici, insieme ad alcuni approcci presi in prestito da discipline e paradigmi affini alla psicologia (si pensi, tra gli altri, ai casi dell’etnografia, della fenomenologia, dell’ermeneutica e della grounded theory). Quando il panorama della ricerca clinica non viene ridotto in modo stereotipato ed equivoco a quanto suggerito dalla distinzione qualità-quantità, allora il ricercatore è chiamato a muoversi tra i diversi paradigmi, potendo anche rovesciare la prospettiva d’indagine (dal campo al laboratorio) e alternando tra loro i diversi metodi (così da minimizzare gli inevitabili inconvenienti propri di ciascun metodo). In altri termini, si tratta di superare una visione “manichea” del discorso metodologico, così come di evitare un uso ritualistico delle diverse opzioni procedurali. In questa direzione, proprio il metodo clinico costringe il ricercatore a configurare il processo di ricerca non come qualcosa di già dato e replicabile sulla base di una qualche competenza esecutiva, spesso specialistica ma tuttavia circoscritta, quanto piuttosto come qualcosa da costruire sulla base di scelte coerenti in funzione di una specifica competenza di processo, nonché di un’articolazione ragionata e critica delle procedure. A partire dal problema della valutazione in psicoterapia e dalla declinazione delle fasi del processo di ricerca, gli schemi riepilogativi e le sinossi che seguono illustrano le principali tassonomie d’indagine (sperimentale, correlazionale, clinica e “mista”), i diversi disegni di ricerca (da quello estensivo a quello “single-case” e “multiple-case”), i criteri di campionamento classico e le sue alternative (assegnazione casuale, selezione casuale, campionamento teorico), così come i principi di validità, codifica e analisi dei dati non strettamente metrici. Verranno inoltre fornite le conoscenze di base relative alle condizioni di sviluppo, ai paradigmi e ai pregiudizi che hanno caratterizzato la storia della ricerca “qualitativa”, mostrandone vantaggi e limiti relativamente alle tecniche d’indagine più tipiche (vale a dire l’osservazione, il focus group e l’intervista discorsiva). Lo scopo ultimo di questa monografia è quello di fornire allo studente le linee guida per produrre ipotesi di ricerca clinicamente rilevanti e per sottoporre tali ipotesi a verifica empirica, al fine di coglierne le molteplici ricadute operative. Del resto, proprio il metodo clinico ha tra i suoi scopi non solo la conoscenza dei meccanismi di base, ma altresì la possibilità di progettare e intervenire nel senso più fedele del termine.
2012
Italiano
Monografia o trattato scientifico
Margola, D., Metodologia della ricerca clinica. Linee guida, EDUCatt, Milano 2012: 96 [http://hdl.handle.net/10807/42814]
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