La tradizione degli studi è dominata dalle idee della decadenza interna e del progressivo ‘inglobamento’ ecclesiastico delle confraternite, conseguenti alla svolta tridentina in ambito cattolico. Le riflessioni proposte mirano a evidenziare i limiti di una esasperazione unilaterale dell’ottica della crisi, muovendo dall’esame di situazioni e momenti diversi, che si prestano a essere usati come segni indicatori di rapporti di forze ben più largamente diffusi e condivisi: la Repubblica oligarchica di Genova, Venezia, il laboratorio milanese dell’intransigente riformismo ‘borromaico’, aree periferiche più marginali come il retroterra alpino della diocesi di Como. Secondo sfumature differenziate da un luogo all’altro, si registra che anche in piena età moderna la crescita del potere di controllo vescovile e più in generale clericale continuò a intrecciarsi con i retaggi, tutt’altro che evanescenti, della più antica tradizione mista del governo civico-religioso sulle strutture, le opere caritative e assistenziali e le manifestazioni del culto immerse nella realtà del «secolo», a stretto contatto con il mondo dei laici e il loro universo gerarchico-corporativo capillarmente frazionato.
Zardin, D., Beyond crisis: confraternities in modern Italy between the Church and lay society, in Terpstra, N., Prosperi, A., Pastore, S. (ed.), Faith’s boundaries. Laity and clergy in early modern confraternities, Brepols, Turnhout 2012: <<Europa sacra, 6>>, 331- 351 [http://hdl.handle.net/10807/41770]
Beyond crisis: confraternities in modern Italy between the Church and lay society
Zardin, Danilo
2012
Abstract
La tradizione degli studi è dominata dalle idee della decadenza interna e del progressivo ‘inglobamento’ ecclesiastico delle confraternite, conseguenti alla svolta tridentina in ambito cattolico. Le riflessioni proposte mirano a evidenziare i limiti di una esasperazione unilaterale dell’ottica della crisi, muovendo dall’esame di situazioni e momenti diversi, che si prestano a essere usati come segni indicatori di rapporti di forze ben più largamente diffusi e condivisi: la Repubblica oligarchica di Genova, Venezia, il laboratorio milanese dell’intransigente riformismo ‘borromaico’, aree periferiche più marginali come il retroterra alpino della diocesi di Como. Secondo sfumature differenziate da un luogo all’altro, si registra che anche in piena età moderna la crescita del potere di controllo vescovile e più in generale clericale continuò a intrecciarsi con i retaggi, tutt’altro che evanescenti, della più antica tradizione mista del governo civico-religioso sulle strutture, le opere caritative e assistenziali e le manifestazioni del culto immerse nella realtà del «secolo», a stretto contatto con il mondo dei laici e il loro universo gerarchico-corporativo capillarmente frazionato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.