La stagione è quella 1959/60, il luogo è il primo stabile italiano: il Piccolo di Milano, il regista è il promettente Mario Missiroli al suo debutto ufficiale, la protagonista è la ormai celebre Franca Valeri, che ha interrotto una lunga tournée parigina per questo impegno: mettere in scena il primo testo per il teatro scritto da Giovanni Testori, il terzo volume di quei Segreti di Milano che stanno facendo scalpore e porteranno di lì a non molto all’affaire Arialda con tanto di sigilli imposti dal magistrato a Milano. La Maria Brasca non è soltanto una scelta opportunistica in una politica dei finanziamenti che privilegia le novità italiane, né soltanto (che poi è già molto!) una provocazione alla morale rigida e perbenista e alla miope idea d’arte che permeano pubblico e critica di una città che, dopo la “romanizzazione” di cinema e teatro, sta trovando la sua rivincita. La Maria Brasca è anche una formidabile prova d’attrice e il felice approdo a una scrittura, quella per il teatro, che Testori da subito coglie nelle sue specificità di parola-azione e di parola detta. Proporre la documentazione di quello spettacolo, che è, in primo e più suggestivo luogo, ricca memoria fotografica, ma poi anche testimonianza di protagonisti, recupero di corrispondenze, di conti e resoconti, di bozzetti e di elenchi di costumi, e confronto coi problemi di censura, significa proporre al lettore (giovane e meno giovane) quasi un tuffo in un passato che è tanto lontano quanto importante da riprendere e capire anche per capire l’oggi di un teatro, di una città, di un Paese che si trovano in un momento cruciale e non smettono di aver bisogno, per riflettersi e interrogarsi, anche del magico perimetro di una scena la cui finzione non è che dis-velamento della realtà.
Peja, L., La Maria Brasca 1960. Giovanni Testori al Piccolo Teatro, scalpendi editore, Milano 2012: 146 [http://hdl.handle.net/10807/40430]
La Maria Brasca 1960. Giovanni Testori al Piccolo Teatro
Peja, Laura
2012
Abstract
La stagione è quella 1959/60, il luogo è il primo stabile italiano: il Piccolo di Milano, il regista è il promettente Mario Missiroli al suo debutto ufficiale, la protagonista è la ormai celebre Franca Valeri, che ha interrotto una lunga tournée parigina per questo impegno: mettere in scena il primo testo per il teatro scritto da Giovanni Testori, il terzo volume di quei Segreti di Milano che stanno facendo scalpore e porteranno di lì a non molto all’affaire Arialda con tanto di sigilli imposti dal magistrato a Milano. La Maria Brasca non è soltanto una scelta opportunistica in una politica dei finanziamenti che privilegia le novità italiane, né soltanto (che poi è già molto!) una provocazione alla morale rigida e perbenista e alla miope idea d’arte che permeano pubblico e critica di una città che, dopo la “romanizzazione” di cinema e teatro, sta trovando la sua rivincita. La Maria Brasca è anche una formidabile prova d’attrice e il felice approdo a una scrittura, quella per il teatro, che Testori da subito coglie nelle sue specificità di parola-azione e di parola detta. Proporre la documentazione di quello spettacolo, che è, in primo e più suggestivo luogo, ricca memoria fotografica, ma poi anche testimonianza di protagonisti, recupero di corrispondenze, di conti e resoconti, di bozzetti e di elenchi di costumi, e confronto coi problemi di censura, significa proporre al lettore (giovane e meno giovane) quasi un tuffo in un passato che è tanto lontano quanto importante da riprendere e capire anche per capire l’oggi di un teatro, di una città, di un Paese che si trovano in un momento cruciale e non smettono di aver bisogno, per riflettersi e interrogarsi, anche del magico perimetro di una scena la cui finzione non è che dis-velamento della realtà.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.