Il convegno musicologico internazionale promosso nel giugno 1985 dall'A.M. I. S. ha rappresentato la prima proposta di un progetto organico, ampio ed articolato in un ciclo pluriennale idealo in funzione di un 'indagine volta a cogliere, da un 'angola¬zione più individuata, la reale portata della tradizione lombarda nell'età barocca. Una tradizione riconosciuta sì come luminosa, ma troppo spesso sbrigativamente risolta nei suoi massimi vertici, astoricamente straniati dal loro contesto origina¬rio. In ottemperanza ai criteri che hanno informato la predisposizione del ciclo complessivo e all'esigenza di creare i presupposti per un reale approfondimento, il tema proposto in questa prima edizione, "La musica sacra in Lombardia nella prima metà del "600", risulta particolarmente circoscritto sia nella segmentazione del continuum temporale, sia nella problematica assunta. Nondimeno, ancorché questi limiti possano sembrare artificiosi e/o troppo angusti per una reale esplica¬zione e fusione di orizzonti, la scelta di campo effettuata in tanto è parsa legittima, in quanto ha consentito una marcata polarizzazione su un periodo abbastanza omogeneo nella sua struttiva linearità evolutiva e su un livello estetico (la musica sacra in Lombardia) che nel Seicento — non solo italiano — si pone come momento d'importanza decisiva. Un connotato, questo, che implica indiscutibilmente tutti i versanti della fenome¬nologia musicale attinente al dominio liturgico, dalla sperimentazione all'indivi¬duazione di soluzioni stilistiche originali, alla definizione di nuove forme, alla dinamica delle iniziative promosse nelle varie chiese, all'organizzazione delle numerose cappelle presenti, all'editoria, ai contatti tra i centri più attivi, ecc. Naturalmente l'angolazione prescelta è ben lontana dal volersi risolvere nei limiti spazio-temporali indicati. L'interrelazione che — a livello sincronico e dia¬cronico —rappresenta il presupposto di ogni sistema culturale, s'impone anche qui come referente ineludibile. Soprattutto a livello sincronico, sarebbe impensabile isolare le esperienze musicali "lombarde" da quelle "padane". Un'eventuale de-contestualizzazione della tradizione considerata escluderebbe fatalmente quegli elementi ermeneutici che soli possono dare ragione dell'interazione, della "per¬meabilità" dei processi estetici sviluppatisi in un ambito tanto omogeneo da essere definito lombardo-padano. Mette inoltre conto motivare la delimitazione d'area espressa dal tema proposto: al di là dell’écart storico-geografico tra la configurazione antica e quella presente, la segmentazione adottata pare legittima, ove si consideri la sostanziale continuità culturale che percorre l'attuale proiezione della regione lombarda. Alla luce di questi presupposti si è di fatto sviluppato il Convegno che ha ridefinito il quadro della tradizione lombarda ponendo in evidenza alcune peculiari¬tà fondamentali, quali l'interferenza delle concezioni riconducibili al Concilio di Trento, la tensione dialettica tra continuità ed innovazione, la tipicità di un modello tanto articolato e vario nel suo dispiegarsi, quanto lineare e coerente nel suo porsi. Peculiarità oltremodo significative nel definire un'identità, solo a considerare il prevalere dello "stile antico" nell'area milanese, irretita per un lungo tratto di storia da un'interpretazione riduttiva delle indicazioni tridentine, e la vicenda di altri centri (Brescia, Bergamo, Cremona) pronti a seguire con agio trasformazionale quanto proposto in altre realtà. In tale prospettiva si pongono alcuni interventi significativi, riportati in questi atti, intesi o ad attribuire all'esperienza lombarda una collocazione mediana tra modernità e tradizione, o a riconoscere elementi di marcata discontinuità con il passato, tali da accentuare sensibilmente la polarità "progressiva" in più direzioni (dall'apporto stilistico alla prassi, all'attività editoriale ecc.). L'esatta misura della complessità della fenomenologia di quest'area è, in fondo, esemplarmente sintetiz¬zata dalla documentata presenza di un rilevante numero di opere di compositori lombardi al mare protestantarum.

Padoan, M., Colzani, A., Luppi, A. (eds.), La musica sacra in Lombardia nella prima metà del Seicento.Atti del convegno internazionale di studi Como, 31 maggio - 2 giugno 1985, A.M.I.S. - Como, Como 1988: 424 [http://hdl.handle.net/10807/36194]

La musica sacra in Lombardia nella prima metà del Seicento. Atti del convegno internazionale di studi Como, 31 maggio - 2 giugno 1985

Padoan, Maurizio;Colzani, Alberto;Luppi, Andrea
1988

Abstract

Il convegno musicologico internazionale promosso nel giugno 1985 dall'A.M. I. S. ha rappresentato la prima proposta di un progetto organico, ampio ed articolato in un ciclo pluriennale idealo in funzione di un 'indagine volta a cogliere, da un 'angola¬zione più individuata, la reale portata della tradizione lombarda nell'età barocca. Una tradizione riconosciuta sì come luminosa, ma troppo spesso sbrigativamente risolta nei suoi massimi vertici, astoricamente straniati dal loro contesto origina¬rio. In ottemperanza ai criteri che hanno informato la predisposizione del ciclo complessivo e all'esigenza di creare i presupposti per un reale approfondimento, il tema proposto in questa prima edizione, "La musica sacra in Lombardia nella prima metà del "600", risulta particolarmente circoscritto sia nella segmentazione del continuum temporale, sia nella problematica assunta. Nondimeno, ancorché questi limiti possano sembrare artificiosi e/o troppo angusti per una reale esplica¬zione e fusione di orizzonti, la scelta di campo effettuata in tanto è parsa legittima, in quanto ha consentito una marcata polarizzazione su un periodo abbastanza omogeneo nella sua struttiva linearità evolutiva e su un livello estetico (la musica sacra in Lombardia) che nel Seicento — non solo italiano — si pone come momento d'importanza decisiva. Un connotato, questo, che implica indiscutibilmente tutti i versanti della fenome¬nologia musicale attinente al dominio liturgico, dalla sperimentazione all'indivi¬duazione di soluzioni stilistiche originali, alla definizione di nuove forme, alla dinamica delle iniziative promosse nelle varie chiese, all'organizzazione delle numerose cappelle presenti, all'editoria, ai contatti tra i centri più attivi, ecc. Naturalmente l'angolazione prescelta è ben lontana dal volersi risolvere nei limiti spazio-temporali indicati. L'interrelazione che — a livello sincronico e dia¬cronico —rappresenta il presupposto di ogni sistema culturale, s'impone anche qui come referente ineludibile. Soprattutto a livello sincronico, sarebbe impensabile isolare le esperienze musicali "lombarde" da quelle "padane". Un'eventuale de-contestualizzazione della tradizione considerata escluderebbe fatalmente quegli elementi ermeneutici che soli possono dare ragione dell'interazione, della "per¬meabilità" dei processi estetici sviluppatisi in un ambito tanto omogeneo da essere definito lombardo-padano. Mette inoltre conto motivare la delimitazione d'area espressa dal tema proposto: al di là dell’écart storico-geografico tra la configurazione antica e quella presente, la segmentazione adottata pare legittima, ove si consideri la sostanziale continuità culturale che percorre l'attuale proiezione della regione lombarda. Alla luce di questi presupposti si è di fatto sviluppato il Convegno che ha ridefinito il quadro della tradizione lombarda ponendo in evidenza alcune peculiari¬tà fondamentali, quali l'interferenza delle concezioni riconducibili al Concilio di Trento, la tensione dialettica tra continuità ed innovazione, la tipicità di un modello tanto articolato e vario nel suo dispiegarsi, quanto lineare e coerente nel suo porsi. Peculiarità oltremodo significative nel definire un'identità, solo a considerare il prevalere dello "stile antico" nell'area milanese, irretita per un lungo tratto di storia da un'interpretazione riduttiva delle indicazioni tridentine, e la vicenda di altri centri (Brescia, Bergamo, Cremona) pronti a seguire con agio trasformazionale quanto proposto in altre realtà. In tale prospettiva si pongono alcuni interventi significativi, riportati in questi atti, intesi o ad attribuire all'esperienza lombarda una collocazione mediana tra modernità e tradizione, o a riconoscere elementi di marcata discontinuità con il passato, tali da accentuare sensibilmente la polarità "progressiva" in più direzioni (dall'apporto stilistico alla prassi, all'attività editoriale ecc.). L'esatta misura della complessità della fenomenologia di quest'area è, in fondo, esemplarmente sintetiz¬zata dalla documentata presenza di un rilevante numero di opere di compositori lombardi al mare protestantarum.
1988
Italiano
Inglese
Tedesco
Jerome Roche, Hellmuth C. Wolff, Klaus Fischer, Vittorio Gibelli, Giuseppe Vecchi, Paolo Fabbri, Carolyn Granturco, Denis Arnold, Graziano Sanvito, Piero Mioli, Alberto Colzani, Ivano Cavallini, Umberto Scarpetta, Natale Ghiglione, Luciano Migliavacca, Oscar Tajetti, Mario Longatti, Carlo Piccardi, Mirosław Perz, Maurizio Padoan, Francesco Passadore
N/A
Padoan, M., Colzani, A., Luppi, A. (eds.), La musica sacra in Lombardia nella prima metà del Seicento.Atti del convegno internazionale di studi Como, 31 maggio - 2 giugno 1985, A.M.I.S. - Como, Como 1988: 424 [http://hdl.handle.net/10807/36194]
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