Il contributo, dopo aver brevemente chiarito cosa sia la sociologia della letteratura e quali siano le finalità del laboratorio di letteratura criminalistica, si sofferma sulle ragioni storiche del legame tra letteratura e giustizia, trattando degli scrittori che parlano, in qualità di testimoni, di temi giudiziari. Viene quindi presa in considerazione la letteratura carceraria vera e propria, rivolgendo una particolare attenzione a Le mie prigioni di Silvio Pellico, ma anche tracciando una breve storia di questo genere fino ai nostri giorni. Il saggio prende poi in esame l’opera poetica di Alfredo Bonazzi, un detenuto che negli anni settanta ha scritto poesie, raggiungendo risultati buoni dal punto di vista letterario, e dando prova di un completo recupero dal punto di vista umano e sociale. Risulta evidente come la scrittura letteraria abbia valore non solo perché documenta la sofferenza umana in carcere, ma anche perché può essere parte integrante di un percorso rieducativo. Si giunge infine a trattare della letteratura in carcere oggi, analizzando alcuni esempi di impiego della narrativa o della scrittura giornalistica o autobiografica in progetti volti al recupero dei condannati. L’attenzione si concentra in particolare sulle riviste penitenziarie e sul gruppo della trasgressione di San Vittore, che pubblica i suoi testi sul sito www.trasgressione.net.
Millefiorini, F., Laboratorio di letteratura criminalistica, in Maria Luisa De Natal, M. L. D. N. (ed.), Pedagogisti per la giustizia, Vita e Pensiero, Milano 2004: 767- 792 [http://hdl.handle.net/10807/36129]
Laboratorio di letteratura criminalistica
Millefiorini, Federica
2004
Abstract
Il contributo, dopo aver brevemente chiarito cosa sia la sociologia della letteratura e quali siano le finalità del laboratorio di letteratura criminalistica, si sofferma sulle ragioni storiche del legame tra letteratura e giustizia, trattando degli scrittori che parlano, in qualità di testimoni, di temi giudiziari. Viene quindi presa in considerazione la letteratura carceraria vera e propria, rivolgendo una particolare attenzione a Le mie prigioni di Silvio Pellico, ma anche tracciando una breve storia di questo genere fino ai nostri giorni. Il saggio prende poi in esame l’opera poetica di Alfredo Bonazzi, un detenuto che negli anni settanta ha scritto poesie, raggiungendo risultati buoni dal punto di vista letterario, e dando prova di un completo recupero dal punto di vista umano e sociale. Risulta evidente come la scrittura letteraria abbia valore non solo perché documenta la sofferenza umana in carcere, ma anche perché può essere parte integrante di un percorso rieducativo. Si giunge infine a trattare della letteratura in carcere oggi, analizzando alcuni esempi di impiego della narrativa o della scrittura giornalistica o autobiografica in progetti volti al recupero dei condannati. L’attenzione si concentra in particolare sulle riviste penitenziarie e sul gruppo della trasgressione di San Vittore, che pubblica i suoi testi sul sito www.trasgressione.net.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.