Il saggio presenta la valutazione sistematica di un provvedimento legislativo in campo familiare dalla redazione del testo alla sua attuazione. Il provvedimento in oggetto è la l.r. 23/99 della Regione Lombardia “Politiche regionali per la famiglia”, che rappresenta una delle prime e più complete leggi in materia di politiche per la famiglia in Italia. Nella prima parte del contributo, viene effettuata una valutazione del testo legislativo, utilizzando uno strumento elaborato da Donati e Prandini, basato sullo schema AGIL di Parsons, rivisitato nella chiave dell’approccio della sociologia relazionale; in questo senso vengono enucleati la cultura di fondo, le finalità in cui viene declinata, le risorse che si ipotizza di mettere in campo e la specifica normativa per l’attuazione. Successivamente, viene presentato uno studio degli itinerari di attuazione, in cui viene focalizzata l’attenzione sugli obiettivi delle politiche familiari, da quelli più generali a quelli più specifici, collegandoli agli interventi previsti per la loro realizzazione, per poi, infine, verificare quali siano stati effettivamente attuati; anche in questo caso, attraverso lo schema AGIL viene verificata la presenza di una cultura sussidiaria, la corrispondenza degli obiettivi generali e specifici della legge con le transizioni familiari, l’erogazione di finanziamenti adeguati e il coinvolgimento di soggetti del privato sociale e, in particolare, delle famiglie, ed, infine, la realizzazione di interventi che si configurino come servizi alla persona di tipo relazionale, secondo un modello relazionale di progettazione. Nel complesso, la legge lombarda si presenta come una “buona legge” di politiche familiari, presentando tuttavia anche alcuni elementi critici. Se, infatti, dal punto di vista degli obiettivi, l’ideal-tipo presentato in esordio richiederebbe una chiara articolazione lungo le transizioni familiari, le finalità della legge, invece, perseguono questo fine sia direttamente sia indirettamente. Alcune fasi e momenti critici del ciclo di vita familiare ricorrono in modo esplicito (la formazione della coppia; l’acquisto della prima casa; la cura dei figli; la disabilità; gli anziani non autosufficienti); per un altro verso, invece, si può dire che la legge superi addirittura il modello, perché, senza intervenire in modo condizionante, lascia che le aree di bisogno vengano coperte dalla capacità organizzativa autonoma delle famiglie e delle reti di solidarietà, che vengono supportate perché realizzino interventi innovativi, basati sul mutuo-aiuto. Indiscutibile, invece, è la capacità di coinvolgere attivamente una pluralità di soggetti sociali, stimolando, in particolare il privato sociale ad operare secondo un’ottica familiare. Anche le risorse economiche messe in campo sono decisamente significative, seppure nel caso dei prestiti sull’onore risulta ancora farraginosa la logica dell’accesso. Su un altro versante, mentre è manifesta l’apertura ad una progettazione di tipo relazionale dei servizi alle famiglie, è ancora piuttosto limitata l’attenzione per le dimensioni di efficacia degli interventi, che potrebbero emergere nell’ambito di processi di valutazione più sofisticati e nei quali dovrebbero avere un ruolo significativo gli stessi soggetti del privato sociale che realizzano gli interventi: il doveroso vincolo a “rendicontare” l’utilizzo di soldi pubblici per il finanziamento dei progetti porta la regione a prestare un’attenzione prioritaria al controllo dei processi attivati, che si avvale soprattutto di parametri che misurano l’efficienza, piuttosto che l’efficacia degli interventi.

Carra', E., La l.r. 23/99 della regione Lombardia: una legge di carta o l'avvio di una stagione di buone pratiche familiari?, in Donati, P. (ed.), Famiglie e bisogni sociali: la frontiera delle buone prassi, Franco Angeli, Milano 2007: 390- 418 [http://hdl.handle.net/10807/35790]

La l.r. 23/99 della regione Lombardia: una legge di carta o l'avvio di una stagione di buone pratiche familiari?

Carra', Elisabetta
2007

Abstract

Il saggio presenta la valutazione sistematica di un provvedimento legislativo in campo familiare dalla redazione del testo alla sua attuazione. Il provvedimento in oggetto è la l.r. 23/99 della Regione Lombardia “Politiche regionali per la famiglia”, che rappresenta una delle prime e più complete leggi in materia di politiche per la famiglia in Italia. Nella prima parte del contributo, viene effettuata una valutazione del testo legislativo, utilizzando uno strumento elaborato da Donati e Prandini, basato sullo schema AGIL di Parsons, rivisitato nella chiave dell’approccio della sociologia relazionale; in questo senso vengono enucleati la cultura di fondo, le finalità in cui viene declinata, le risorse che si ipotizza di mettere in campo e la specifica normativa per l’attuazione. Successivamente, viene presentato uno studio degli itinerari di attuazione, in cui viene focalizzata l’attenzione sugli obiettivi delle politiche familiari, da quelli più generali a quelli più specifici, collegandoli agli interventi previsti per la loro realizzazione, per poi, infine, verificare quali siano stati effettivamente attuati; anche in questo caso, attraverso lo schema AGIL viene verificata la presenza di una cultura sussidiaria, la corrispondenza degli obiettivi generali e specifici della legge con le transizioni familiari, l’erogazione di finanziamenti adeguati e il coinvolgimento di soggetti del privato sociale e, in particolare, delle famiglie, ed, infine, la realizzazione di interventi che si configurino come servizi alla persona di tipo relazionale, secondo un modello relazionale di progettazione. Nel complesso, la legge lombarda si presenta come una “buona legge” di politiche familiari, presentando tuttavia anche alcuni elementi critici. Se, infatti, dal punto di vista degli obiettivi, l’ideal-tipo presentato in esordio richiederebbe una chiara articolazione lungo le transizioni familiari, le finalità della legge, invece, perseguono questo fine sia direttamente sia indirettamente. Alcune fasi e momenti critici del ciclo di vita familiare ricorrono in modo esplicito (la formazione della coppia; l’acquisto della prima casa; la cura dei figli; la disabilità; gli anziani non autosufficienti); per un altro verso, invece, si può dire che la legge superi addirittura il modello, perché, senza intervenire in modo condizionante, lascia che le aree di bisogno vengano coperte dalla capacità organizzativa autonoma delle famiglie e delle reti di solidarietà, che vengono supportate perché realizzino interventi innovativi, basati sul mutuo-aiuto. Indiscutibile, invece, è la capacità di coinvolgere attivamente una pluralità di soggetti sociali, stimolando, in particolare il privato sociale ad operare secondo un’ottica familiare. Anche le risorse economiche messe in campo sono decisamente significative, seppure nel caso dei prestiti sull’onore risulta ancora farraginosa la logica dell’accesso. Su un altro versante, mentre è manifesta l’apertura ad una progettazione di tipo relazionale dei servizi alle famiglie, è ancora piuttosto limitata l’attenzione per le dimensioni di efficacia degli interventi, che potrebbero emergere nell’ambito di processi di valutazione più sofisticati e nei quali dovrebbero avere un ruolo significativo gli stessi soggetti del privato sociale che realizzano gli interventi: il doveroso vincolo a “rendicontare” l’utilizzo di soldi pubblici per il finanziamento dei progetti porta la regione a prestare un’attenzione prioritaria al controllo dei processi attivati, che si avvale soprattutto di parametri che misurano l’efficienza, piuttosto che l’efficacia degli interventi.
2007
Italiano
Famiglie e bisogni sociali: la frontiera delle buone prassi
978-88-464-8553-3
Carra', E., La l.r. 23/99 della regione Lombardia: una legge di carta o l'avvio di una stagione di buone pratiche familiari?, in Donati, P. (ed.), Famiglie e bisogni sociali: la frontiera delle buone prassi, Franco Angeli, Milano 2007: 390- 418 [http://hdl.handle.net/10807/35790]
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