Il settore italiano del turismo è in crisi? Indubbiamente vi sono dei problemi, di tipo congiunturale come i cali nelle presenze turistiche registrati sul fronte interno nel 2011 (-1,5%) a causa della recessione economica, ma soprattutto carenze e vincoli di fondo, tra i quali il grave deficit infrastrutturale, la dimensione ridotta della grande maggioranza delle imprese turistiche, l’inadeguato livello di formazione degli addetti, l’accentuata stagionalità, la mancanza di player di livello internazionale e i limiti di Alitalia, collegata ad un numero relativamente ridotto di destinazioni intercontinentali. In realtà, così come è successo nel caso dell’industria manifatturiera, anche il settore turistico italiano ha evidenziato negli ultimi anni un certo recupero di competitività, che si evince ad esempio considerando non il numero di arrivi internazionali (dato influenzato in modo abnorme dalla presenza in alcuni Paesi di grandi hub aeroportuali che calamitano gli arrivi esteri anche se questi poi si dirottano altrove), ma il numero di pernottamenti di turisti stranieri: tra il 2000 e il 2011 il numero di notti di non residenti in tutte le tipologie di esercizi ricettivi (alberghi, ostelli, camping, ecc.) è cresciuto in Italia del 21,7% contro un aumento del 2,8% in Spagna e un calo dell’8,2% in Francia. In secondo luogo, in base ai dati del 2010, per numero di pernottamenti di turisti russi e cinesi, cioè i “nuovi ricchi” del mondo, l’Italia è in assoluto il primo Paese in Europa e rimane la meta tuttora privilegiata di americani e giapponesi.

Fortis, M., Il turismo italiano punta sui visitatori extra-Ue, <<Approfondimenti statistici della Fondazione Edison>>, 2012; 98 (Marzo): 1-4 [http://hdl.handle.net/10807/35514]

Il turismo italiano punta sui visitatori extra-Ue

Fortis, Marco
2012

Abstract

Il settore italiano del turismo è in crisi? Indubbiamente vi sono dei problemi, di tipo congiunturale come i cali nelle presenze turistiche registrati sul fronte interno nel 2011 (-1,5%) a causa della recessione economica, ma soprattutto carenze e vincoli di fondo, tra i quali il grave deficit infrastrutturale, la dimensione ridotta della grande maggioranza delle imprese turistiche, l’inadeguato livello di formazione degli addetti, l’accentuata stagionalità, la mancanza di player di livello internazionale e i limiti di Alitalia, collegata ad un numero relativamente ridotto di destinazioni intercontinentali. In realtà, così come è successo nel caso dell’industria manifatturiera, anche il settore turistico italiano ha evidenziato negli ultimi anni un certo recupero di competitività, che si evince ad esempio considerando non il numero di arrivi internazionali (dato influenzato in modo abnorme dalla presenza in alcuni Paesi di grandi hub aeroportuali che calamitano gli arrivi esteri anche se questi poi si dirottano altrove), ma il numero di pernottamenti di turisti stranieri: tra il 2000 e il 2011 il numero di notti di non residenti in tutte le tipologie di esercizi ricettivi (alberghi, ostelli, camping, ecc.) è cresciuto in Italia del 21,7% contro un aumento del 2,8% in Spagna e un calo dell’8,2% in Francia. In secondo luogo, in base ai dati del 2010, per numero di pernottamenti di turisti russi e cinesi, cioè i “nuovi ricchi” del mondo, l’Italia è in assoluto il primo Paese in Europa e rimane la meta tuttora privilegiata di americani e giapponesi.
2012
Italiano
Fortis, M., Il turismo italiano punta sui visitatori extra-Ue, <<Approfondimenti statistici della Fondazione Edison>>, 2012; 98 (Marzo): 1-4 [http://hdl.handle.net/10807/35514]
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