Substantia ed essentia sono i due termini con cui la lingua latina ha cercato di tradurre la complessità del termine greco ousia. Il primo ha avuto la meglio sul secondo, diventando uno dei concetti cardine dell’intera speculazione filosofica dell’Occidente e andando incontro, nella sua storia più che bimillenaria, a tutta una serie di trasformazioni le quali però non hanno impedito alla communis opinio di continuare ad attribuire in maniera scontata la paternità di tale concetto ad Aristotele. Eppure, riguardo al modo in cui Aristotele stesso intese il termine ousia, vige a tutt’oggi scarsa chiarezza e le posizioni degli interpreti sono tutt’altro che concordi.M. Frede e G. Patzig si sono proposti di intervenire su questa lacuna approntando un commentario puntuale al libro Z della metafisica, il testo in cui aristotele si è pronunciato in maniera più esauriente e consapevole sulla problematica dell’ousia. Il loro lavoro, corredato da una versione corretta in più punti dell’edizione critica di Werner Jaeger, nonché da una traduzione tesa a non turbare nella misura del possibile l’immediatezza del linguaggio aristotelico, si basa sulla formulazione di due propositi: non eludere nessuna delle difficoltà testuali e contenutistiche di Z, ma anzi enuclearle meticolosamente, nella convinzione che il testo sia dotato di un’intima coerenza, e tenere separata le dottrina dell’ousia emergente da Z da tutte le trattazioni analoghe contenute in altre opere di Aristotele o in altri libri della stessa Metafisica. I risultati filologici e teorici del loro lavoro risultano assai fecondi e si pongono come punto di riferimento irrinunciabile per chiunque voglia confrontarsi seriamente con questo problema.

Scotti, N., ARISTOTELE, Metafisica Z, testo, traduzione, saggio introduttivo e commentario / traduzione di Frede, M., Patzig, G., Aristoteles, Metaphysik Z. Text, Übersetzung und Kommentar, Vita e Pensiero, Milano 2001: 477 [http://hdl.handle.net/10807/34507]

ARISTOTELE, Metafisica Z, testo, traduzione, saggio introduttivo e commentario

Scotti, Nicoletta
2001

Abstract

Substantia ed essentia sono i due termini con cui la lingua latina ha cercato di tradurre la complessità del termine greco ousia. Il primo ha avuto la meglio sul secondo, diventando uno dei concetti cardine dell’intera speculazione filosofica dell’Occidente e andando incontro, nella sua storia più che bimillenaria, a tutta una serie di trasformazioni le quali però non hanno impedito alla communis opinio di continuare ad attribuire in maniera scontata la paternità di tale concetto ad Aristotele. Eppure, riguardo al modo in cui Aristotele stesso intese il termine ousia, vige a tutt’oggi scarsa chiarezza e le posizioni degli interpreti sono tutt’altro che concordi.M. Frede e G. Patzig si sono proposti di intervenire su questa lacuna approntando un commentario puntuale al libro Z della metafisica, il testo in cui aristotele si è pronunciato in maniera più esauriente e consapevole sulla problematica dell’ousia. Il loro lavoro, corredato da una versione corretta in più punti dell’edizione critica di Werner Jaeger, nonché da una traduzione tesa a non turbare nella misura del possibile l’immediatezza del linguaggio aristotelico, si basa sulla formulazione di due propositi: non eludere nessuna delle difficoltà testuali e contenutistiche di Z, ma anzi enuclearle meticolosamente, nella convinzione che il testo sia dotato di un’intima coerenza, e tenere separata le dottrina dell’ousia emergente da Z da tutte le trattazioni analoghe contenute in altre opere di Aristotele o in altri libri della stessa Metafisica. I risultati filologici e teorici del loro lavoro risultano assai fecondi e si pongono come punto di riferimento irrinunciabile per chiunque voglia confrontarsi seriamente con questo problema.
2001
Italiano
Aristoteles, Metaphysik Z. Text, Übersetzung und Kommentar
88-343-0738-0
Vita e Pensiero
Scotti, N., ARISTOTELE, Metafisica Z, testo, traduzione, saggio introduttivo e commentario / traduzione di Frede, M., Patzig, G., Aristoteles, Metaphysik Z. Text, Übersetzung und Kommentar, Vita e Pensiero, Milano 2001: 477 [http://hdl.handle.net/10807/34507]
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