Come tutti i fenomeni sociali, le organizzazioni sono nate molto pri-ma delle discipline che ne hanno fatto oggetto di studio (De Masi, 1974). Fin dai tempi più antichi, le società si sono dotate di forme di organizzazione del lavoro per raggiungere obiettivi complessi, ma la ri-flessione sistematica sulle organizzazioni come specifico oggetto di in-dagine ha inizio nella seconda metà del XIX secolo (Catino, Tirabeni, 2023). Lo studio delle organizzazioni si è poi sviluppato all’interno di di-verse discipline, dall’economia alla psicologia, dal diritto all’antropologia e – anche all’interno della sociologia – è caratterizzato da scarsa cumulatività e da pluralismo teorico (Pichierri, 2011). Questa eterogeneità interpretativa non può essere attribuita a caratteristiche dell’oggetto di ricerca; infatti, «le organizzazioni, che pur manifestano nella quotidianità una continua e costante vivacità e dinamicità, di fatto cambiano molto meno di quanto ci si potrebbe aspettare» (Ferrante, Zan, 2012, p. 216). In queste pagine, analizzeremo queste trasformazioni e le prospettive adottate per interpretarle, a partire da uno dei temi centrali nell’approccio sociologico allo studio delle organizzazioni: le strutture organizzative. Con questa espressione ci si riferisce a relazioni sociali durature presenti nelle organizzazioni e alla modalità di distribuzione dei ruoli e dei compiti tra i membri di un’organizzazione (Gross, Etzio-ni, 1985). L’obiettivo di questa riflessione non è la ricostruzione della storia del pensiero organizzativo, ma l’individuazione di nuove categorie in-terpretative per l’analisi delle trasformazioni attualmente in corso. Lo sguardo è dunque focalizzato su un solo tema – seppur centrale – tra gli oggetti di studio della sociologia dell’organizzazione e la prospettiva è quella della sociologia-in-azione. Ulrich Beck, che è stato un maestro nell’esercitare questo approccio, ha evidenziato con chiarezza i rischi del «prendere nel campo visivo un futuro che si sta già delineando e contrapporlo al passato ancora predominante» (1986, trad. it. 2000, p. 13). Apriremo dunque la riflessione con una selezione delle categorie in-terpretative adottate finora per lo studio delle strutture organizzative (il “passato ancora predominante”) con riferimento, in particolare, alla bu-rocrazia (paragrafo 1) e alla rete (paragrafo 2), per poi dedicare più spazio alla proposta di un nuovo modello: la piattaforma (paragrafo 3). L’analisi di queste forme organizzative non restituisce nella sua interezza la complessità dell’elaborazione teorica sulle strutture organizzative, ma permette di cristallizzare processi complessi in forme idealtipiche che rappresentano un riferimento centrale nella sociologia dell’organizzazione e ancoraggi imprescindibili per l’introduzione di nuove categorie interpretative.

Pais, I., Le strutture organizzative: dalla burocrazia alla rete, verso la piattaforma?, in Anna Carreri, G. G., Interpretare il lavoro: chiavi e traiettorie, Franco Angeli, Milano 2024: 43-57 [https://hdl.handle.net/10807/325936]

Le strutture organizzative: dalla burocrazia alla rete, verso la piattaforma?

Pais, Ivana
2024

Abstract

Come tutti i fenomeni sociali, le organizzazioni sono nate molto pri-ma delle discipline che ne hanno fatto oggetto di studio (De Masi, 1974). Fin dai tempi più antichi, le società si sono dotate di forme di organizzazione del lavoro per raggiungere obiettivi complessi, ma la ri-flessione sistematica sulle organizzazioni come specifico oggetto di in-dagine ha inizio nella seconda metà del XIX secolo (Catino, Tirabeni, 2023). Lo studio delle organizzazioni si è poi sviluppato all’interno di di-verse discipline, dall’economia alla psicologia, dal diritto all’antropologia e – anche all’interno della sociologia – è caratterizzato da scarsa cumulatività e da pluralismo teorico (Pichierri, 2011). Questa eterogeneità interpretativa non può essere attribuita a caratteristiche dell’oggetto di ricerca; infatti, «le organizzazioni, che pur manifestano nella quotidianità una continua e costante vivacità e dinamicità, di fatto cambiano molto meno di quanto ci si potrebbe aspettare» (Ferrante, Zan, 2012, p. 216). In queste pagine, analizzeremo queste trasformazioni e le prospettive adottate per interpretarle, a partire da uno dei temi centrali nell’approccio sociologico allo studio delle organizzazioni: le strutture organizzative. Con questa espressione ci si riferisce a relazioni sociali durature presenti nelle organizzazioni e alla modalità di distribuzione dei ruoli e dei compiti tra i membri di un’organizzazione (Gross, Etzio-ni, 1985). L’obiettivo di questa riflessione non è la ricostruzione della storia del pensiero organizzativo, ma l’individuazione di nuove categorie in-terpretative per l’analisi delle trasformazioni attualmente in corso. Lo sguardo è dunque focalizzato su un solo tema – seppur centrale – tra gli oggetti di studio della sociologia dell’organizzazione e la prospettiva è quella della sociologia-in-azione. Ulrich Beck, che è stato un maestro nell’esercitare questo approccio, ha evidenziato con chiarezza i rischi del «prendere nel campo visivo un futuro che si sta già delineando e contrapporlo al passato ancora predominante» (1986, trad. it. 2000, p. 13). Apriremo dunque la riflessione con una selezione delle categorie in-terpretative adottate finora per lo studio delle strutture organizzative (il “passato ancora predominante”) con riferimento, in particolare, alla bu-rocrazia (paragrafo 1) e alla rete (paragrafo 2), per poi dedicare più spazio alla proposta di un nuovo modello: la piattaforma (paragrafo 3). L’analisi di queste forme organizzative non restituisce nella sua interezza la complessità dell’elaborazione teorica sulle strutture organizzative, ma permette di cristallizzare processi complessi in forme idealtipiche che rappresentano un riferimento centrale nella sociologia dell’organizzazione e ancoraggi imprescindibili per l’introduzione di nuove categorie interpretative.
2024
Italiano
9788835163404
Franco Angeli
Pais, I., Le strutture organizzative: dalla burocrazia alla rete, verso la piattaforma?, in Anna Carreri, G. G., Interpretare il lavoro: chiavi e traiettorie, Franco Angeli, Milano 2024: 43-57 [https://hdl.handle.net/10807/325936]
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