Qualsiasi fotografia è oggetto culturale e testo, non è invece immagine. Può certo diventarlo "una" fotografia, tuttavia non necessariamente. Barthes scriveva: «la tale foto mi avviene»: però questa «avventura» si svolge per intero nell'uscire da sé della foto per diventare immagine. Diventa immagine nell'istante in cui la sua materia testuale-culturale si trova nel trapasso. Questa è la "morte" che ogni fotografia può comportare. mentre la fotografia si stia indeterminando nell'immagine sensibile, nello stesso istante di opacità e oscillazione il lettore che siimmerge nella foto perde ogni fissa determinatezza e aggancio all'esteriorità. Li quidata qualsiasi fissa centralità, slegato nell'oscillazione ogni vincolo, lo sguardo affonda nel "puramente "immaginabile" sino a traslare in una potenzialità sempre disattesa, inesplorata, fiorita su "cecità" e "impotenza": Il privo di figura. Può forse un tale privo di figura aver a che fare con una politica della fotografia?
Boffi, G., Lo strazio e la bellezza. Nota minore su una fotografia, in Aroldi, P., Mascheroni, G., Pasquali, F., Scifo, B. (ed.), «… E quanto più sapore possibile». Comunicazione, media, industria culturale. Studi in onore di Fausto Colombo, Vita e Pensiero, Milano 2025: 343- 351. 10.26350/9788834359686_000038 [https://hdl.handle.net/10807/323294]
Lo strazio e la bellezza. Nota minore su una fotografia
Boffi, Guido
2025
Abstract
Qualsiasi fotografia è oggetto culturale e testo, non è invece immagine. Può certo diventarlo "una" fotografia, tuttavia non necessariamente. Barthes scriveva: «la tale foto mi avviene»: però questa «avventura» si svolge per intero nell'uscire da sé della foto per diventare immagine. Diventa immagine nell'istante in cui la sua materia testuale-culturale si trova nel trapasso. Questa è la "morte" che ogni fotografia può comportare. mentre la fotografia si stia indeterminando nell'immagine sensibile, nello stesso istante di opacità e oscillazione il lettore che siimmerge nella foto perde ogni fissa determinatezza e aggancio all'esteriorità. Li quidata qualsiasi fissa centralità, slegato nell'oscillazione ogni vincolo, lo sguardo affonda nel "puramente "immaginabile" sino a traslare in una potenzialità sempre disattesa, inesplorata, fiorita su "cecità" e "impotenza": Il privo di figura. Può forse un tale privo di figura aver a che fare con una politica della fotografia?I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



