Dall'impegno in Cattolica a un'idea per l'università

In a volume dedicated to a critical illustration of the contemporary relevance of Mario Romani's thought, this brief essay analyzes his role within the Università Cattolica del Sacro Cuore, where he held positions of increasing responsibility. Through these and other commitments (he was also a member of the National Council for Economics and Labour), he developed an advanced vision of the university institution during a period of significant change. The essay recalls his analyses of the Italian university system in the 1960s and '70s, a time of strong student expansion and failed reforms, and his critique of the consequences of unregulated growth, such as the new social function of the Italian university as a refuge for unemployed youth and the rise in dropout rates. Unlike more skeptical views, Romani did not see the university as an institution destined to disappear. Instead, he viewed it as a pivotal hub for lifelong learning and the cultural growth of society. The text also highlights his collaboration with Rector Giuseppe Lazzati to strengthen the bond between the university and the Catholic world, in line with the principles of the Second Vatican Council, thereby addressing the internal and external crisis that the institution was facing.

In un volume dedicato a illustrare criticamente l'attualità del pensiero di Mario Romani, il breve saggio analizza il suo ruolo all'interno dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove egli svolse incarichi di crescente responsabilità. Per questi e altri impegni (fu anche membro del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) maturò una visione avanzata dell'istituzione universitaria in un’epoca di cambiamenti. Il saggio ne richiama le analisi del sistema universitario italiano degli anni '60 e '70, un periodo di forte espansione degli studenti e di riforme mancate, e la sua denuncia delle conseguenze di una crescita non regolamentata, come la nuova funzione sociale svolta dell'università italiana come rifugio per i giovani disoccupati e l'aumento degli abbandoni. A differenza di visioni più scettiche, ad esempio di Gianfranco Miglio, Romani non vedeva l'università come un'istituzione destinata a scomparire, ma piuttosto come un perno essenziale per l'educazione permanente e la crescita culturale della società. Il testo sottolinea inoltre il suo impegno accanto al rettore Giuseppe Lazzati nel rafforzare il legame tra l'ateneo e il mondo cattolico in linea con i principi del Concilio Vaticano II, affrontando così la crisi interna ed esterna che l'istituzione stava attraversando.