Formazione professionale

Mario Romani was economic historian, a key intellectual figure of the Italian trade union movement from the mid-20th century to the 1970s, and member of the National Council for Economics and Labour since its foundation. In a volume critically reassessing the lasting relevance of this scholar’s core concepts, the paper examines the ideas and commitment on vocational training. During Italy’s “economic miracle,” Romani highlighted the lack of a solid cultural foundation among workers, framing training as essential not only for technical skills but also for human and civic development. Following the 1948 Constitution, vocational policies expanded through courses, training sites, and specialized centers, supported by state institutions as well as public, trade union, and religious organizations. Despite this growth, many young people entered the labor market unqualified, often limited to apprenticeships that favored employment over education. Mario Romani considered worker qualification and requalification as a great national issue” comparable in urgency to unemployment and the North-South divide, and crucial to fostering economic progress, social justice, and cultural emancipation.

Mario Romani è stato uno studioso di storia economica e tra i protagonisti dell’elaborazione culturale del movimento sindacale in Italia dalla metà del Novecento agli anni Settanta, nonché membro del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro fin dal suo insediamento. In un volume dedicato a illustrarne criticamente l'attualità, il breve saggio si sofferma sul tema della formazione professionale. Negli anni del “miracolo economico” Romani denunciava la mancanza di una solida base culturale nel mondo del lavoro, ponendo la formazione come strumento essenziale non solo tecnico ma anche di crescita umana e civile. Dopo la Costituzione del 1948, in Italia furono varati provvedimenti per favorire lo sviluppo mediante un sistema organico di corsi, cantieri-scuola e centri di addestramento. Accanto agli istituti professionali di Stato, negli anni Cinquanta e Sessanta si moltiplicarono gli enti pubblici, sindacali e religiosi dedicati alla formazione. Gran parte dei giovani entrava nel mondo del lavoro senza qualifiche, spesso limitandosi all’apprendistato aziendale, risultato più utile all’occupazione che alla formazione. Mario Romani considerava la qualificazione e la riqualificazione dei lavoratori come una grande questione nazionale, da affrontare con la stessa urgenza della disoccupazione e del divario Nord-Sud, per garantire progresso economico, giustizia sociale ed emancipazione culturale.