La provincia nella letteratura italiana dell’Ottocento e del Novecento

L’interesse per il tema scelto per questo numero monografico nasce dalla constatazione che la provincia è stata fonte di ispirazione per molte opere della nostra letteratura degli ultimi due secoli: una provincia che ha rapporti complessi con le (più o meno grandi) città, e che è stata rappresentata in modi diversi, anche contraddittori. Negli autori del periodo preunitario e immediatamente post-unitario, quando la singola provincia diventa parte integrante della nazione e, con la sua tradizione culturale, contribuisce alla definizione della identità nazionale, risulta particolarmente accentuato il significato storico-politico della realtà periferica. È dunque meno incalzante la meditazione sui valori metaforici di questi spazi rispetto a quanto si verifica per le voci tra fine Ottocento e secondo Novecento. Rappresentata come luogo di marginalità, asfittico e gretto, un luogo primordiale e per questo duro e magari spietato, ma anche vitale, sano e autentico, spazio di libertà, e quindi in rapporto dialettico con la realtà urbana e con un mondo ormai pienamente globalizzato, la provincia può essere una dimensione da cui fuggire o a cui tornare, da disprezzare o da rimpiangere; ne è potuto derivare, anche, un vero e proprio ‘mito’ della provincia, che tuttavia oggi corre il rischio di confondersi con una periferia sempre più spersonalizzata. In un panorama così complesso, nessuna rappresentazione dello spazio provinciale si limita, naturalmente, a una semplice restituzione mimetica, perché dietro ognuna di esse emerge una precisa lettura della realtà, dei cambiamenti sociali e dei rapporti umani, insomma una ‘visione’ del mondo: la provincia diventa allora il filtro privilegiato attraverso il quale esplorare la condizione umana. Alla luce di queste costatazioni si raccolgono sette contributi che riflettono sulla immagine letteraria della provincia italiana fra Otto e Novecento.