Ridere e piangere tra Medioevo e Rinascimento. La parola ai filosofi.

Laughter and Tears between the Middle Ages and the Renaissance offers a philosophical-historical investigation into the meaning and function of emotional expressions—specifically laughter and weeping—within the intellectual and cultural contexts of the 12th to 16th centuries. Far from being merely spontaneous reactions, these affective phenomena are examined as revealing dimensions of the human condition, the cosmic order, and spiritual dynamics, acquiring significant speculative, anthropological, and theological value in the authors considered. From Augustine’s ambivalent understanding of laughter as a potentially disordered gesture, to Hildegard of Bingen’s mystical tears, and on to the dialectic of joy and sorrow in the writings of Francis of Assisi and Bonaventure, the volume traces a path through monastic, scholastic, and humanist traditions. Special attention is given to the interplay of pathos and rhetoric, as seen in the obscene wordplay of Giovanni of Jandun’s Quaestiones, and in Benedict XII’s reflections on eschatological beatitude expressed through tears. The tears of Petrarch and the laughter of Ficino, Alberti, and Giordano Bruno ultimately lead toward a more modern conception of emotion, mediated by language and philosophical reflection—where laughter becomes a sign of knowledge and metaphysical irony, and weeping reflects the soul’s longing for the infinite. Despite the diversity of figures and contexts, the volume presents a coherent portrait of affectivity as philosophically articulated, existentially experienced, and spiritually transfigured throughout the medieval and Renaissance periods. This volume contributes to current scholarship on the history of emotions and on philosophical anthropology in the Middle Ages and early modernity, offering original insights into the relationship between affective expression and the construction of meaning within theological, ethical, and aesthetic frameworks.

Il volume Ridere e piangere tra Medioevo e Rinascimento si propone di indagare, in prospettiva storico-filosofica, il significato e la funzione delle manifestazioni affettive del riso e del pianto nel pensiero e nella cultura tra il XII e il XVI secolo. Lungi dall’essere semplici espressioni emotive, il ridere e il piangere costituiscono, per gli autori esaminati, fenomeni rivelatori della condizione umana, dell’ordine cosmico e della dinamica spirituale, assumendo un ruolo speculativo, antropologico e teologico di rilievo. Dall’analisi agostiniana del riso come gesto ambiguo e potenzialmente disordinato, alle lacrime mistiche di Ildegarda di Bingen, fino alla dialettica tra gioia e dolore nei testi di Francesco d’Assisi e Bonaventura, il volume segue un percorso che attraversa la filosofia monastica, scolastica e umanistica. Particolare attenzione è riservata a fenomeni di commistione tra pathos e retorica, come nei giochi linguistici licenziosi delle Quaestiones di Giovanni di Jandun o nelle riflessioni di Benedetto XII sulla beatitudine escatologica delle lacrime. Il pianto in Petrarca e il riso in Ficino, Alberti e Giordano Bruno aprono infine alla modernità di un sentimento mediato dal linguaggio e dal pensiero filosofico, in cui il riso può divenire segno di conoscenza e ironia metafisica, e il pianto rivelare la tensione verso l’infinito. I contributi raccolti, pur nella diversità di autori e contesti, restituiscono un affresco articolato dell’affettività pensata, vissuta e trasfigurata nella filosofia medievale e rinascimentale. Il volume si inserisce nel quadro degli studi recenti sulla storia delle emozioni e sull’antropologia filosofica del Medioevo e dell’Umanesimo, offrendo un contributo originale alla comprensione del nesso tra espressioni affettive e costruzione del senso in ambito teologico, etico ed estetico.