Il lavoro vuole affrontare il tema tradizionale del ruolo che il diritto penale può rivestire nella prevenzione delle lesioni delle matrici ecologiche guardando al problema con una lente parzialmente nuova: quella della persona giuridica quale possibile autore del reato contro l’ambiente. La prospettiva, infatti, è di coinvolgere i reali detentori di poteri preventivi e impeditivi delle più gravi forme di lesione ambientale, ossia quelle organizzazioni sociali che producono il rischio reale per le matrici ecologiche: le persone giuridiche, per comprendere il contributo che la stessa può dare alla gestione dei c.d. “problemi della modernità” . La ricerca muove dunque dall’inquadramento del crimine ambientale nella sua dimensione empirica, per poi approfondire l’architettura tradizionale della tutela penale dell’ambiente, soprattutto nella sua dimensione in action. Tale passaggio, funzionale al corretto inquadramento del crimine contro l’ambiente che, strutturalmente, appartiene al diritto penale dell’economia, consente di meglio comprendere che è solo la corporation a possedere il dominio materiale e psicologico del fatto lesivo delle matrici ambientali, dunque ad essere l’unico soggetto in grado di percepire il rimprovero penalistico e a poter adottare comportamenti in grado di contribuire realmente alla prevenzione della lesione o, in caso di sua verificazione, alla rimozione delle conseguenze sfavorevoli. Nel solco di queste riflessioni, si cerca di proporre la strutturazione di un nuovo sistema di gestione delle problematiche ambientali, nel quale al diritto penale sia riservato il ruolo di extrema ratio, modellando un idealtipo di ecoreato solo del solo ente. Nella definizione di tale sistema occorrerà prestare la massima attenzione alla trasformazione graduale della cultura e delle prassi degli attori che si muovono in campo ambientale, così da incidere su assetti organizzativi e sulla “cultura” delle organizzazioni medesime. La necessità di un mutamento di carattere culturale nella gestione del problema ambientale e di una più marcata valorizzazione della componente etica nella gestione dell’attività economica è ancora oggi considerato un discorso di marcata astrattezza, nondimeno, la cultura d’impresa può costituire una categoria nella quale individuare tanto l’oggetto sul quale interloquire nella definizione dei protocolli preventivi quanto il coefficiente soggettivo di partecipazione al fatto da parte dell’impresa, nell’ottica della costruzione di una responsabilità in capo all’impresa sola.

Maldonato, L., Tutela dell'ambiente e responsabilità dell'ente. Nuovi modelli di intervento tra disvalore del fatto e colpevolezza organizzativa, Jovene, Napoli 2025: 388 [https://hdl.handle.net/10807/319359]

Tutela dell'ambiente e responsabilità dell'ente. Nuovi modelli di intervento tra disvalore del fatto e colpevolezza organizzativa

Maldonato, Lucia
2025

Abstract

Il lavoro vuole affrontare il tema tradizionale del ruolo che il diritto penale può rivestire nella prevenzione delle lesioni delle matrici ecologiche guardando al problema con una lente parzialmente nuova: quella della persona giuridica quale possibile autore del reato contro l’ambiente. La prospettiva, infatti, è di coinvolgere i reali detentori di poteri preventivi e impeditivi delle più gravi forme di lesione ambientale, ossia quelle organizzazioni sociali che producono il rischio reale per le matrici ecologiche: le persone giuridiche, per comprendere il contributo che la stessa può dare alla gestione dei c.d. “problemi della modernità” . La ricerca muove dunque dall’inquadramento del crimine ambientale nella sua dimensione empirica, per poi approfondire l’architettura tradizionale della tutela penale dell’ambiente, soprattutto nella sua dimensione in action. Tale passaggio, funzionale al corretto inquadramento del crimine contro l’ambiente che, strutturalmente, appartiene al diritto penale dell’economia, consente di meglio comprendere che è solo la corporation a possedere il dominio materiale e psicologico del fatto lesivo delle matrici ambientali, dunque ad essere l’unico soggetto in grado di percepire il rimprovero penalistico e a poter adottare comportamenti in grado di contribuire realmente alla prevenzione della lesione o, in caso di sua verificazione, alla rimozione delle conseguenze sfavorevoli. Nel solco di queste riflessioni, si cerca di proporre la strutturazione di un nuovo sistema di gestione delle problematiche ambientali, nel quale al diritto penale sia riservato il ruolo di extrema ratio, modellando un idealtipo di ecoreato solo del solo ente. Nella definizione di tale sistema occorrerà prestare la massima attenzione alla trasformazione graduale della cultura e delle prassi degli attori che si muovono in campo ambientale, così da incidere su assetti organizzativi e sulla “cultura” delle organizzazioni medesime. La necessità di un mutamento di carattere culturale nella gestione del problema ambientale e di una più marcata valorizzazione della componente etica nella gestione dell’attività economica è ancora oggi considerato un discorso di marcata astrattezza, nondimeno, la cultura d’impresa può costituire una categoria nella quale individuare tanto l’oggetto sul quale interloquire nella definizione dei protocolli preventivi quanto il coefficiente soggettivo di partecipazione al fatto da parte dell’impresa, nell’ottica della costruzione di una responsabilità in capo all’impresa sola.
2025
Italiano
Monografia o trattato scientifico
978-88-243-2929-3
Jovene
Maldonato, L., Tutela dell'ambiente e responsabilità dell'ente. Nuovi modelli di intervento tra disvalore del fatto e colpevolezza organizzativa, Jovene, Napoli 2025: 388 [https://hdl.handle.net/10807/319359]
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