Non vi è dubbio che stiamo attraversando oggi, in Europa ma soprattutto in Italia, una crisi demografica senza precedenti, con l’invecchiamento progressivo della popolazione che si combina con una denatalità costante e lo spostamento in avanti dell’età media dei neo-genitori. Se si fanno meno figli, in età più avanzata e se nella popolazione vi sono più adulti e anziani rispetto ai bambini e ai giovani, è evidente che si modifica il cosiddetto “ordine generazionale” cioè cambiano i rapporti di forze tra le classi di età, a svantaggio dei più giovani: essi saranno più marginali rispetto al passato sia materialmente, poiché la spesa pubblica va a favore delle fasce sociali che costituiscono la maggioranza (anziani), sia simbolicamente perché i minori e i giovani pesano meno, contano meno nelle rappresentazioni comuni e corrono il rischio di essere costantemente svalutati anche nella vita quotidiana. Ci sono problemi di definizione, di visibilità e di responsabilità sociali che interessano la fascia giovanile. Inoltre, bisogna definirli sociologicamente. Quali marcatori usiamo allora per distinguerli? Cosa segna il passaggio da uno stato adolescenziale all’altro? Quali compiti di sviluppo e quali domande la società rivolge a loro? E quale interazione tra il soggetto e il contesto sociale è “evolutiva” e non “stagnante”? Si segnalano tre preoccupazioni attorno alla loro condizione. La prima riguarda i ritmi esistenziali soggettivi, che durante l’epidemia sono stati sconvolti. La seconda preoccupazione riguarda l’eccessiva importanza assegnata all’immagine di sé, che arriva a compromettere ogni visione stabilizzante. La terza preoccupazione riguarda il rapporto tra l’adolescente e il “noi” sociale: Il punto critico è come gli adolescenti riescano a costruire la loro bussola valoriale, che orienti l’azione e spinga a responsabilizzarsi. Il saggio si chiude con due consigli: Il primo consiglio per gli adulti è stare sui contenuti; Il secondo consiglio per gli adolescenti è di uscire dal guscio (le bolle-filtro create dagli algoritmi) e rendere più collettive le loro visioni, mostrando che le nuove modalità comunicative e interazionali (fluide, online, intermittenti, radicali, ecc.), dove la politica si mescola con l’anti-politica e il disimpegno si intreccia ad una «forte tensione performativa» , visibile soprattutto nei comportamenti sui social, possono diventare incubatori di cambiamento per tutti.
Colombo, M., Le generazioni adolescenti tra preoccupazioni e utopie, in Caimi, L. (ed.), Dalla Generazione ZETA alla Generazione ALFA. Adolescenze tra inquietudini e speranze, Fondazione Apostolicam Actuositatem ETS, ROMA -- ITA 2025: 20 19- 38 [https://hdl.handle.net/10807/313196]
Le generazioni adolescenti tra preoccupazioni e utopie
Colombo, Maddalena
2025
Abstract
Non vi è dubbio che stiamo attraversando oggi, in Europa ma soprattutto in Italia, una crisi demografica senza precedenti, con l’invecchiamento progressivo della popolazione che si combina con una denatalità costante e lo spostamento in avanti dell’età media dei neo-genitori. Se si fanno meno figli, in età più avanzata e se nella popolazione vi sono più adulti e anziani rispetto ai bambini e ai giovani, è evidente che si modifica il cosiddetto “ordine generazionale” cioè cambiano i rapporti di forze tra le classi di età, a svantaggio dei più giovani: essi saranno più marginali rispetto al passato sia materialmente, poiché la spesa pubblica va a favore delle fasce sociali che costituiscono la maggioranza (anziani), sia simbolicamente perché i minori e i giovani pesano meno, contano meno nelle rappresentazioni comuni e corrono il rischio di essere costantemente svalutati anche nella vita quotidiana. Ci sono problemi di definizione, di visibilità e di responsabilità sociali che interessano la fascia giovanile. Inoltre, bisogna definirli sociologicamente. Quali marcatori usiamo allora per distinguerli? Cosa segna il passaggio da uno stato adolescenziale all’altro? Quali compiti di sviluppo e quali domande la società rivolge a loro? E quale interazione tra il soggetto e il contesto sociale è “evolutiva” e non “stagnante”? Si segnalano tre preoccupazioni attorno alla loro condizione. La prima riguarda i ritmi esistenziali soggettivi, che durante l’epidemia sono stati sconvolti. La seconda preoccupazione riguarda l’eccessiva importanza assegnata all’immagine di sé, che arriva a compromettere ogni visione stabilizzante. La terza preoccupazione riguarda il rapporto tra l’adolescente e il “noi” sociale: Il punto critico è come gli adolescenti riescano a costruire la loro bussola valoriale, che orienti l’azione e spinga a responsabilizzarsi. Il saggio si chiude con due consigli: Il primo consiglio per gli adulti è stare sui contenuti; Il secondo consiglio per gli adolescenti è di uscire dal guscio (le bolle-filtro create dagli algoritmi) e rendere più collettive le loro visioni, mostrando che le nuove modalità comunicative e interazionali (fluide, online, intermittenti, radicali, ecc.), dove la politica si mescola con l’anti-politica e il disimpegno si intreccia ad una «forte tensione performativa» , visibile soprattutto nei comportamenti sui social, possono diventare incubatori di cambiamento per tutti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



