Nel romanzo distopico Il Racconto dell’Ancella di Margaret Atwood, la società di Gilead si fonda su una biopolitica che riduce i corpi delle Ancelle a mere funzioni biologiche e riproduttive. Donne costrette sia a subire sia a ricercare una separazione radicale dal loro corpo e dalla loro identità: l’intero sistema biopolitico immaginato da Atwood è funzionale a renderne impossibile l’esistere come soggettività personali, caratterizzate da una biografia, un nome e delle storie uniche e irripetibili da conoscere e rispettare, e questo già nella pretesa che i corpi e i volti delle Ancelle debbano sparire per legge in una specie di burqa figlio di un Occidente tardo-coloniale, non ancora novecentesco, pensato per fare in modo che ciascuna appaia allo sguardo esterno indistinguibile da tutte le altre – una massa, dunque, non una comunità di persone. Eppure, il processo di radicale estraneazione dalla corporeità continua a essere in realtà – ed è proprio questo il fulcro della narrazione di Atwood – un’impresa impossibile. Infatti, sebbene le Ancelle debbano cercare di dimenticare chi sono, in nome della riduzione a funzione riproduttiva vivente, il loro corpo, proprio nella sua materialità e sensorialità, rimane tuttavia inevitabilmente intrecciato alle loro esperienze.
Musio, A., Il racconto delle ‘soggettività keinmal’. Biopolitica e maternità surrogata, in Alessio Musi, A. M. (ed.), Femminile, corpi e potere. Tre letture de 'Il Racconto dell'Ancella', Mimesis Edizioni, Milano -- ITA 2025: 103- 129 [https://hdl.handle.net/10807/313063]
Il racconto delle ‘soggettività keinmal’. Biopolitica e maternità surrogata
Musio, Alessio
2025
Abstract
Nel romanzo distopico Il Racconto dell’Ancella di Margaret Atwood, la società di Gilead si fonda su una biopolitica che riduce i corpi delle Ancelle a mere funzioni biologiche e riproduttive. Donne costrette sia a subire sia a ricercare una separazione radicale dal loro corpo e dalla loro identità: l’intero sistema biopolitico immaginato da Atwood è funzionale a renderne impossibile l’esistere come soggettività personali, caratterizzate da una biografia, un nome e delle storie uniche e irripetibili da conoscere e rispettare, e questo già nella pretesa che i corpi e i volti delle Ancelle debbano sparire per legge in una specie di burqa figlio di un Occidente tardo-coloniale, non ancora novecentesco, pensato per fare in modo che ciascuna appaia allo sguardo esterno indistinguibile da tutte le altre – una massa, dunque, non una comunità di persone. Eppure, il processo di radicale estraneazione dalla corporeità continua a essere in realtà – ed è proprio questo il fulcro della narrazione di Atwood – un’impresa impossibile. Infatti, sebbene le Ancelle debbano cercare di dimenticare chi sono, in nome della riduzione a funzione riproduttiva vivente, il loro corpo, proprio nella sua materialità e sensorialità, rimane tuttavia inevitabilmente intrecciato alle loro esperienze.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.