Il volume guarda al clima culturale della congregazione benedettina cassinese per mettere a fuoco quanto vi fosse radicata la credenza nei miracoli e quanta parte vi avesse la certezza che taluni oggetti aiutassero a provocarli. Questa convinzione costituisce il piano più elementare di un sentimento della fede che spesso si interseca con le sopravvivenze del magico e la superstizione, facendo intuire in che misura ancora nell’età della controriforma un pur rinnovato atteggiamento religioso seguitasse a convivere con una dimensione arcaica dell’approccio al soprannaturale. In questo senso, dunque, l’esperienza dei monaci diventa terreno di coltivo per cogliere il significato del miracolo nella sensibilità di antico regime, qui osservata attraverso un fascio di episodi tratti da una pubblicistica di cui i cassinesi furono artefici oppure committenti. L’indagine prende avvio dalla mitologia dell’acqua, allargandosi poi al più ampio contesto delle credenze fondate sul potere agente delle materie liquide e oleose, con attenzione soprattutto a culti connessi alla raccolta della cosiddetta ‘manna dei santi’, poi ancora a quelle in cui un ruolo centrale viene assegnato agli umori del corpo, al sangue rappreso, alla polvere d’ossa, e infine alle reliquie costituite da oggetti d’uso quotidiano, lungo una direttrice che spesso postula il gesto il gesto elementare del contatto e quello antropofago dell’ingestione.

Ceriotti, L., Cose che fanno miracoli. Il potere degli oggetti nell'immaginario benedettino della prima età moderna, Olschki, Firenze 2025: 210 [https://hdl.handle.net/10807/312296]

Cose che fanno miracoli. Il potere degli oggetti nell'immaginario benedettino della prima età moderna

Ceriotti, Luca
2025

Abstract

Il volume guarda al clima culturale della congregazione benedettina cassinese per mettere a fuoco quanto vi fosse radicata la credenza nei miracoli e quanta parte vi avesse la certezza che taluni oggetti aiutassero a provocarli. Questa convinzione costituisce il piano più elementare di un sentimento della fede che spesso si interseca con le sopravvivenze del magico e la superstizione, facendo intuire in che misura ancora nell’età della controriforma un pur rinnovato atteggiamento religioso seguitasse a convivere con una dimensione arcaica dell’approccio al soprannaturale. In questo senso, dunque, l’esperienza dei monaci diventa terreno di coltivo per cogliere il significato del miracolo nella sensibilità di antico regime, qui osservata attraverso un fascio di episodi tratti da una pubblicistica di cui i cassinesi furono artefici oppure committenti. L’indagine prende avvio dalla mitologia dell’acqua, allargandosi poi al più ampio contesto delle credenze fondate sul potere agente delle materie liquide e oleose, con attenzione soprattutto a culti connessi alla raccolta della cosiddetta ‘manna dei santi’, poi ancora a quelle in cui un ruolo centrale viene assegnato agli umori del corpo, al sangue rappreso, alla polvere d’ossa, e infine alle reliquie costituite da oggetti d’uso quotidiano, lungo una direttrice che spesso postula il gesto il gesto elementare del contatto e quello antropofago dell’ingestione.
2025
Italiano
Monografia o trattato scientifico
978-88-222-6977-5
Olschki
Ceriotti, L., Cose che fanno miracoli. Il potere degli oggetti nell'immaginario benedettino della prima età moderna, Olschki, Firenze 2025: 210 [https://hdl.handle.net/10807/312296]
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